Terrorismo, blitz tra Italia e Kosovo: arrestati 4 sospetti jihadisti. Online minacce al Papa

Terrorismo, blitz tra Italia e Kosovo: arrestati 4 sospetti jihadisti. Online minacce al Papa
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Martedì 1 Dicembre 2015, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 14:31

Operazione antiterrorismo della polizia: arresti e diverse perquisizioni nei confronti di cittadini kosovari accusati di apologia di terrorismo e istigazione all'odio razziale. Il blitz, in collaborazione con le autorità kosovare, è scattato contemporaneamente in alcune città italiane e in Kosovo.

L'indagine che ha portato agli arresti è stata condotta dagli uomini della Direzione centrale della polizia di prevenzione, l'Antiterrorismo italiano, e da quelli della Digos di Brescia. Gli investigatori hanno ricostruito contatti e organigramma di una presunta organizzazione terroristica che, anche attraverso l'uso della rete e dei social network, propagandava l'ideologia jihadista.

Sono quattro i cittadini kosovari arrestati. Per la prima volta, nei confronti di uno di loro, è scattata la misura della sorveglianza speciale. La richiesta è stata avanzata direttamente dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti.
Avevano pubblicato sul web una serie di foto in cui erano ritratti con le armi in pugno. Dalle indagini è emerso che i quattro si erano fortemente radicalizzati, ponendosi su posizioni estremistiche e assumendo atteggiamenti tipici dei militanti dell'Isis.

Nelle chat degli indagati c'erano anche minacce nei confronti del Papa. Vi si annunciavano «visite dai parte dei terroristi dello Stato Islamico». Gli investigatori hanno trovato frasi come «questo sarà l'ultimo Papa». Gli investigatori stanno esaminando il materiale web. Nell'ambito dell'operazione sono stati eseguiti l'arresto del capo cellula rintracciato in Kosovo, l'espulsione a carico di un kosovaro e l'applicazione del regime della sorveglianza speciale per motivi di terrorismo nei confronti di un macedone residente a Vicenza.

Un altro messaggio recita: «Parigi a lutto, la torre senza luci, 158 morti, questo è solo l'inizio». La frase choc è stata postata su Facebook da Samet Imishiti, leader del gruppo terroristico scoperto dalla Digos di Brescia con l'inchiesta Van Damme. «Oh miscredenti capirete che l'Islam non si combatte, è inutile. I leoni vi hanno lasciato un messaggio e per Allah non dormirete sonni tranquilli, ma voi avete scherzato con i loro messaggi ed avete continuato a bombardare e allora questo è il risultato» continua il messaggio. E ancora: «Dio distrugga la Francia, oh Signore, che fino a ieri i suoi aerei in Siria non hanno lanciato caramelle...». «Allah è grande, se Allah vuole domani altri 1500» hanno anche aggiunto in rete.

Le indagini hanno preso il via dall'individuazione su Facebook del gruppo «Me ose, pa tu, Hilafeti eshte rikthy» al quale Imishiti Samet aveva aderito, utilizzandolo per la propaganda verso internauti provenienti dai Balcani e residenti in Italia. La base italiana di Samet era in un appartamento a Chiari nel Bresciano dove in mattinata è stato trovato ed espulso dal territorio il fratello dell'uomo, Imishiti Ismail. Rintracciato poi in provincia di Savona un cittadino di origine kosovara anche lui espulso dal territorio nazionale, mentre per un macedone residente a Vicenza il Procuratore nazionale antimafia ha disposto la misura della sorveglianza speciale per motivi di terrorismo con il ritiro del passaporto.

Siamo intervenuti in una fase di propaganda e apologia prima che potessero esserci problemi sul territorio», ha detto il dirigente della Digos di Brescia Giovanni De Stavola. I reati contestati a Samet Imishiti, arrestato in Kosovo, sono istigazione all'odio razziale e apologia. «Le armi trovate in Kosovo dimostrano che potevano entrare in azione», ha aggiunto il funzionario. «È stata un'operazione molto importante dopo i fatti di Parigi, e dimostra che siamo vigili, e non solo da dopo gli attentati, ma lo siamo da tempo», ha sottolineato Giuseppina Malvi, vice questore aggiunto della Direzione centrale polizia di prevenzione.

La polizia del Kosovo ha precisato che il sospetto capo del gruppo terroristico è stato arrestato nel villaggio di Hani i Helezit, nell'est del Kosovo. Si tratta di un uomo che ha partecipato a «conflitti armati al di fuori del Kosovo». La polizia, in un comunicato, ha aggiunto che nell'operazione sono state sequestrate due armi da fuoco, una pistola e una carabina, alcuni apparecchi elettronici non meglio precisati e altro materiale utile alle indagini.


Il capo della polizia Alessandro Pansa ha telefonato al questore di Brescia, Carmine Esposito, per complimentarsi per il blitz, compiacendosi del «brillante risultato» e portando «a tutti gli investigatori della polizia di Stato, che hanno condotto la brillante operazione, anche il plauso del ministro dell'Interno». L'operazione, si legge in una nota, «ha consentito di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla legge antiterrorismo tanto voluta dal ministro dell'Interno Alfano e approvata nell'aprile di quest'anno». Gli uomini dell'antiterrorismo della polizia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Brescia, «hanno individuato una cellula jihadista che, partendo dall'apologia del terrorismo e dall'istigazione all'odio razziale, ha avviato attività di propaganda, reclutamento e finanziamento a favore di Daesh nel nostro Paese».

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