Gelli, l'ex venerabile maestro sepolto a Pistoia. Il sindaco di Arezzo: «Era personaggio illustre»

Gelli, l'ex venerabile maestro sepolto a Pistoia. Il sindaco di Arezzo: «Era personaggio illustre»
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Giovedì 17 Dicembre 2015, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 18:07

Licio Gelli, l'ex venerabile maestro della Loggia P2, morto due sere fa all'età di 96 anni, è stato sepolto nel cimitero della Misericordia di Pistoia, nella cappella di famiglia. Nella stessa cappella sono sepolte anche la prima moglie di Gelli, Wanda Vannacci, morta nel 1993 e la figlia Maria Grazia, morta in un incidente stradale nel 1988. Dopo i funerali, che sono stati celebrati nella chiesa della Misericordia di Pistoia, il feretro è stato trasportato al cimitero: il carro funebre è stato seguito da una piccola carovana di auto con i familiari.

Le operazioni di sepoltura sono state off limit per chi non fosse parente o amico di famiglia. Sulla tomba di Licio Gelli è stata messa una lapide di marmo scuro. Al momento non ci sono nè scritte nè foto. Fra le corone di fiori arrivate per il funerale una con la firma «un amico disinteressato» e un altra con il nome Giovanni Calabrò, forse un omonimo dell'imprenditore: il suo legale spiega infatti di non essere a conoscenza di una loro amicizia e che, in ogni caso, nessuna vicenda li ha mai riguardati entrambi.


Davanti alla chiesa un cartello spiegava che all'interno sono vietate le riprese video e le foto. La messa funebre è stata officiata nella chiesa della Misericordia in via del Can Bianco. Un piccolo drappello di persone, una trentina, ha salutato la salma all'uscita della chiesa della Misericordia di Arezzo da dove è partita per raggiungere Pistoia, città originaria di Gelli.

L'ex venerabile maestro si è spento martedì sera alle 22,15 a Villa Wanda, dimora storica della famiglia. Nessun figlio era presente alla partenza da Arezzo. La partenza del carro funebre è stata scortata dal servizio di sicurezza che ha lavorato per tutta la giornata di ieri.

Una poesia di Licio Gelli, in cui si parla di ciò che si semina nella vita e di ciò che, nel bene e nel male, si lascia in eredità, è stata letta, con voce rotta, da una amica del Venerabile Maestro. I versi sono stati accompagnati da un applauso, in chiusura della cerimonia funebre alla chiesa della Misericordia di Arezzo. La chiesa era piena, molti amici e qualche curioso, ma nessun volto noto. Seduti nelle prime file c'erano la moglie di Gelli, Gabriela, la figlia Maria Rosa e i nipoti. Non c'erano i figli: Maurizio vive in Sudamerica, mentre Raffaello ieri è stato tutto il giorno alla camera ardente, alla Misericordia di Arezzo. All'inizio della cerimonia due nipoti di Gelli hanno recitato le letture evangeliche. Un pò di curiosi si sono fermati davanti alla chiesa. L'accesso era vietato a telecamere e macchine fotografiche e i giornalisti badati a vista degli uomini di una ditta di security che, per tutto il giorno, hanno scortato i familiari di Gelli.

Poche visite alla camera ardente. La camera ardente è stata chiusa intorno alle 10 di stamani ad Arezzo, allestita presso l'Arciconfraternita della Misericordia, all'interno della chiesa della Santissima Trinità in via Garibaldi. Questa mattina don Vezio Soldani, parroco della chiesa della Badia, ha impartito alla salma una benedizione.

La camera ardente è rimasta aperta per tutta la notte, ma non c'è stato mai un fiume di gente per rendere omaggio alla salma di Gelli. Nessun noto personaggio è stato visto. Intanto si apre la questione eredità, un fronte nel quale le cose non sono affatto chiare e che riguarda la seconda moglie di Licio Gelli, Gabriela Vasile, i figli Raffaello, Maria Rosa, Maurizio e i nipoti. Il testamento olografo, che fu sequestrato nel 1998, contiene nei dettagli le sue volontà, ma potrebbe essercene un altro successivo. Sull'eredità di Licio Gelli grava un debito verso lo Stato di circa 17 milioni di euro, che Agenzia delle Entrate rivendica per tasse non pagate. Chi accetterà l'eredità di Gelli dovrà accollarsi anche la sua parte di debito. C'è poi la vendita della storica Villa Wanda, che però ora resterà bloccata per il decesso di Gelli, in attesa di definire l'asse ereditario.

Bufera sulle parole del sindaco.
«Se si dovesse fare un bilancio, tra i più e i meno, io credo che alla fine Licio Gelli abbia portato un saldo positivo per Arezzo. È stato un personaggio nel vero senso della parola. Lo considero un cittadino illustre». È polemica per le parole del sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, pronunciate il giorno dopo la scomparsa dell'ex maestro venerabile della Loggia P2. La senatrice del Pd Donella Mattesini, eletta ad Arezzo, ha commentato: «Stigmatizzo con fermezza le parole di apprezzamento che il sindaco Ghirelli ha espresso in occasione della morte di Licio Gelli. Qualificandolo come "cittadino illustre" il sindaco ha offeso non solo tutta la cittadinanza di Arezzo ma tutta quell'Italia democratica che si riconosce nelle istituzioni nate dalla Resistenza e dalla lotta antifascista».

«In tutta la sua lunga vita 'il cittadino illustrè ha eversivamente lavorato attraverso la loggia massonica P2 per sovvertire l'ordine democratico e non meritava certo parole di apprezzamento che il sindaco avrebbe dovuto, invece, riservare ad altri valorosi cittadini di Arezzo che hanno concorso in tutta la loro vita all'affermazione dei valori di democrazia e libertà nel nostro Paese - ha aggiunto la senatrice Mattesini - A questo punto sarebbe forse giusto che da parte del Sindaco venisse il bel gesto di dare la cittadinanza onoraria di Arezzo a Tina Anselmi, un'italiana che, al contrario di Gelli, ha sempre difeso i valori di giustizia e libertà e che ha presieduto con estrema onestà e correttezza la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Si, sarebbe proprio un bel gesto».

L'ex avversario di Ghinelli nella corsa a sindaco di Arezzo, Matteo Bracciali (Pd), ha dichiarato che queste parole su Gelli dimostrano «che esiste ancora differenza tra chi fa politica. Soprattutto c'è differenza tra essere fascisti o democratici. Io credo che chi ha attentato alla vita democratica delle istituzioni del nostro Paese non possa essere definito un cittadino illustre. Chi ha costruito la propria fortuna sulla vita delle persone non può essere definito un cittadino illustre. Ma un delinquente, sì. La nostalgia, purtroppo, ha preso il sopravvento». Alessandro Caneschi (Pd) in consiglio comunale è così intervenuto: «Le dichiarazioni del sindaco su Licio Gelli destano perplessità. Ghinelli ha parlato di luci e ombre nella vita del maestro massone. Bene, quali sarebbero le luci? E perché Licio Gelli sarebbe un cittadino illustre, sempre per il sindaco? Al pari di Petrarca e Guido Monaco?».

A commentare le parole del sindaco di Arezzo è intervenuto anche Tito Barbini, ex sindaco comunista di Cortona, ex presidente della Provincia di Arezzo e assessore regionale. «Le dichiarazioni del sindaco Ghinelli sulla morte di Gelli mi sono sembrate gravissime. 'Cittadino illustre?' Non scherziamo! Questa volta caro sindaco hai proprio commesso un errore enorme - ha commentato Barbini - Per lo più offensivo nei confronti dei cittadini democratici e onesti della tua città. 'Luci e ombre?' Un'ombra su tutta la storia nera d'Italia.

Dal golpe Borghese alla strage di Bologna, dal caso Moro all'omicidio Pecorelli, dalla mafia a Mani Pulite, alle trame nere in Toscana». Il parere di Barbini è stato condivise dal segretario provinciale del Pd aretino Massimiliano Dindalini: «Perdonami Tito se 'sfruttò le tue parole che condivido fino in fondo, non voglio dedicare ulteriore tempo alla storia più brutta della nostra città».

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