Zingaretti cerca l'anti-Raggi. Ma Virginia: «Collaboriamo»

Zingaretti cerca l'anti-Raggi. Ma Virginia: «Collaboriamo»
di Fabrizio Nicotra
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Martedì 15 Ottobre 2019, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 11:30
La tentazione di un Partito democratico morbido con Virginia Raggi è destinata a dissolversi: una suggestione e niente più, appunto. Dopo giorni nei quali il partito è stato attraversato da perplessità e malumori per le parole di Nicola Zingaretti a Otto e mezzo («La sindaca di Roma dovrebbe dimettersi? No dovrebbe affrontare con più decisione i problemi della città»), è lo stesso segretario dem a spazzare via interpretazioni e ipotetici scenari futuri: «Il Pd è impegnato a costruire un'alternativa per evitare che dopo la Raggi arrivi un'altra figura di sindaco che faccia continuare il declino della città».

IL NODO
Resta tuttavia la sensazione che il caso Roma rappresenti un nodo piuttosto difficile da sciogliere per due partiti, il Pd e il M5S, che sono insieme al governo e che sono attraversati dalla tentazione di costruire un'alleanza che vada oltre l'esperienza del Conte bis. Un nodo che è destinato a venire al pettine e che Zingaretti da una parte, e Luigi Di Maio e Beppe Grillo dall'altra, dovranno prima o poi affrontare. Anche perché la pressione di Italia Viva sulla vicenda Capitale non accenna a diminuire: «La prima cittadina dovrebbe dimettersi - incalza Matteo Renzi - altro che farle continuare il lavoro, come sostiene qualche nostro amico...».

La Raggi, dopo il fallimento dell'avventura giallo-verde, sta accarezzando il sogno di ricandidarsi nel 2021 alla guida del Campidoglio. E lo fa appoggiandosi a quella parte del M5S uscita più forte dalla crisi di governo e dalla nascita del Conte bis (Grillo e Roberto Fico) e puntando su quello che ritiene essere un buon rapporto personale con il premier.

La sindaca spera dunque in un bis, nonostante i rapporti con Di Maio non giochino a suo favore, e con questo obiettivo in testa tenta di ricostruirsi un'immagine che vira a sinistra. E non passa giorno che le agenzie di stampa non battano una sua dichiarazione al miele nei confronti degli ex odiati nemici dem. Così ieri: «Un'intesa con il Pd in Campidoglio? Abbiamo una maggioranza solida, ciò non toglie che poi non si possa convergere su singoli provvedimenti». Oppure: «Nessun problema a creare delle sinergie in politica».

Dal Pd però arriva un raffreddamento, vero o tattico si vedrà. Zingaretti punta a costruire un'alternativa perché con questa sindaca «Roma è in declino» e nel partito nessuno vuole fare sconti: «Non ci sarà mai un salva-Raggi da parte del Pd - assicura un alto dirigente - non può esserci nessun atteggiamento assolutorio nei confronti di questi tre anni e mezzo fallimentari». L'alternativa, a oggi, per i dem è incerta: per il Campidoglio circolano i nomi di Carlo Calenda, Roberto Morassut, Michela De Biase, ma c'è anche chi non esclude l'ipotesi di un civico.

Se il Nazareno sembra avere archiviato il file Raggi, resta invece apertissimo il dossier alleanze con la possibilità di costruire con i grillini le condizioni per un dialogo che vada oltre questa esperienza di governo. Così Zingaretti dopo che Grillo, domenica a Napoli, ha rivendicato la bontà dell'esperienza rosso-gialla: «E' giusto, ho sempre parlato della necessità di aprire un processo, di non far scontrare le differenze, ma ricercare dei punti di incontro». E' quello che farà oggi pomeriggio in direzione proprio Zingaretti, che difenderà questi primi mesi di governo con i 5Stelle, rivendicherà la manovra che l'esecutivo sta varando in queste ore («è la più di sinistra degli ultimi anni», dicono al Nazareno) e parlerà dei dem come della «forza più unitaria e leale dell'alleanza». Il segretario lancerà poi un'agenda per il governo e annuncerà una «radicale riforma del partito»: il nuovo Statuto del Pd, elaborato dalla commissione presieduta da Maurizio Martina, prevede il superamento dell'automatismo segretario-candidato premier. Ma sullo sfondo resta un nodo irrisolto: che farà il Pd a Roma? E come affronterà la spinosa questione Raggi?
 
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