Vacanze a singhiozzo dei deputati: «Tornate, o addio alla legislatura...». Ferie spezzettate, il 28 tutti in aula

Invidia per i senatori che dal canto loro replicano: «Un anno fa toccarono a noi gli straordinari»

Vacanze a singhiozzo dei deputati: «Tornate, o addio alla legislatura...». Ferie spezzettate, il 28 tutti in aula
di Mario Ajello
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Sabato 23 Dicembre 2023, 07:12 - Ultimo aggiornamento: 08:54

Senatores boni viri, si diceva un tempo. In queste ore la definizione è cambiata: senatores beati loro. Lo dicono, al colmo dell'invidia, i colleghi deputati. A loro, mentre Palazzo Madama ha già approvato la legge di bilancio, tocca fare gli straordinari nei giorni di festa e non sono contenti affatto per questa condizione di «paria». Costretti a vacanze di Natale a singhiozzo, obbligati a tornare a Roma già la sera di Santo Stefano, a cenone del 24 non ancora smaltito, per essere puntuali in aula l'indomani e poi super-lavoro in aula dalle prime luci del giorno del 28 dicembre, nottataccia di fatica sugli scranni («So che alcuni vogliono portarsi il cuscino per brevi pisolini ma io non lo farò», assicura il democristian-meloniano Gianfranco Rotondi), sperando che la sera del 29 tutti i bottoni del voto della manovra saranno stati schiacciati e chi si è visto si è visto. Che stress da manovra, su cui oltretutto non si può intervenire se non schiacciando bottoni mentre il resto del mondo se la gode giocando a tombola nel calore domestico.

«Quest'anno - come racconta Paolo Emilio Russo, deputato forzista e stakanovista - è toccato a noi deputati e non ai senatori fare gli straordinari per la Finanziaria.

Oltre ai costi umani, ci sono i costi degli alberghi che in questo periodo dell'anno a Roma sono super top».

Uno come Russo non ha problemi, perché, oltre a risiedere nella Capitale, è un lavoratore indefesso. Altri, quasi tutti gli altri in maniera consociativa, tremano - se non ce la facciamo a finire il 29 e restiamo in aula anche a Capodanno mia moglie mi spara! - e perfino il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, si dice «amareggiato» perché il Senato ha avuto un trattamento migliore in questa fase politica e il fatto che la Camera Alta possa godersi le vacanze in pace mentre l'altro ramo del Parlamento deve ancora stare al chiodo rientra agli occhi di tutti in una diversità di condizione che fa sanguinare il cuore e le menti. Proprio Fontana, abituato al Natale a casa sua a Verona, stavolta non può allontanarsi troppo e va a Napoli con la famiglia perché deve rientrare subito per guidare l'aula. E così i vicepresidenti come Giorgio Mulé. Il quale farà la spola tra la Sicilia e Roma, ed è assediato dalle onorevoli lagne ma cerca di lenire così i dolori trasversali: «Dico a tutti quelli che si lamentano: o Roma o morte». Mulé come Garibaldi? «No, cerco di far capire agli affranti che la loro e nostra morte è la fine della legislatura. Se non si vota la Finanziaria si va a casa tutti. O tornano dalle vacanze o non tornano più, tertium non datur».
Crede di essere convincente Mulé. E scherza: «Menomale che finiamo il 29 e non il 32 dicembre». Lui nella seduta del 28 dicembre sostituirà un altro vicepresidente, lo stellato Sergio Costa, che ha già detto di avere problemi familiari quel giorno. E a proposito di M5S, il leader Conte ha catechizzato i suoi: «Non inventatevi niente, dal 27 tutti ai posti di combattimento!». Chissà quanti s'inventeranno un Covid improvviso o la solita febbre da termometro poggiato sulla lampadina accesa.

SUPPLICHE

Intanto una supplica viene rivolta ai vertici di Montecitorio, e in particolare proprio a Mulé soprannominato Speedy Gonzalez perché velocissimo nel dirigere i lavori: «Liberateci alle 19 in punto di venerdì 29, non un minuto dopo, perché già ci stiamo sacrificando a sufficienza per la patria». Nella nottataccia comunque la buvette resterà aperta (immaginabile la gioia degli addetti alla ristorazione) e in più ci sono le macchinette per i caffè in funzione h24.

A rendere il tutto ancora più lancinante c'è la spietatezza dei colleghi del Senato che, neppure sfiorati da un soffio di pietas, la pensano così: a chi tocca non si ingrugna. Traduzione del capogruppo FdI a Palazzo Madama, Lucio Malan: «Comprendo il disagio. Ma l'anno scorso è stato l'inverso, i lavori finirono al Senato ed è toccato a noi il Natale a singhiozzo». E il capogruppo azzurro Maurizio Gasparri a sua volta ricorda che nel 2022 «a Madama abbiamo finito il 28 dicembre. Ma siamo ancora vivi, sani e rispondiamo al telefono».
Intanto, dal Nazareno, Elly Schlein raccomanda: «Feste o non feste, guai a dare tregua a questo governo disastroso». Ovvero tacitare le proteste dei familiari, tornare a Roma, munirsi di taniche di caffè e affrontare, «con vigile e attenta coscienza democratica», la nottataccia partigiana del 28-29 dicembre. E senza ingelosirsi troppo per i «miracolati di Palazzo Madama». Di vacanze saltate per la legge di bilancio è un super esperto Rotondi, pronto a tornare da Avellino il giorno di Santo Stefano: «Io non sono come Lotito che al Senato dorme beatamente sul suo scranno. Resto sveglio. E ci terremo svegli tutti raccontandoci i menù di Natale». Lui illustrerà la grande bellezza, e bontà, dei roccocò (prelibati dolcetti campani). E ancora Rotondi: «A tutti i colleghi sto dicendo che stavolta è andata bene e non vale la pena lamentarsi. Mi ricordo casi in cui si votava la Finanziaria il 24 dicembre. E proprio in una maratona natalizia si sentì male Nino Andreatta». A causa di quel colpo sarebbe morto anni dopo.
Ora non resta che augurarsi che vada tutto bene. E che il cotechino di Capodanno non venga servito nell'emiciclo.
 

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