Un aut aut che complica il dialogo politico tra Lega e M5s, con questi ultimi divisi sull'ipotesi mini-Tav tornata a circolare nelle ultime ore. Al cda di Telt, domani a Parigi, per la prima volta sarà presente Iveta Radicova, nuova coordinatrice del Corridoio Mediterraneo che nei mesi scorsi aveva annunciato l'intenzione dell'Unione Europea di aumentare dal 40 al 50% il finanziamento comunitario dell'opera. E per la prima volta sarà presente anche Alberto Cirio, lo scorso 26 maggio eletto presidente della Regione Piemonte con un programma sì Tav.
«È l'occasione per rilanciare la necessità di partire e procedere speditamente con la parte italiana», ha detto Cirio, ricordando di avere calendarizzato per inizio luglio un incontro con Danilo Toninelli, ministro ed esponente di quel Movimento 5 Stelle in fibrillazione per l'apertura della loro viceministra all'Economia, Laura Castelli, «ad un progetto di compromesso».
L'ipotesi è quella del sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, già sul tavolo di Palazzo Chigi dallo scorso marzo, e consiste nel rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto dal progetto attuale. Il timore che dietro a una revisione del progetto si celi in realtà il via libera all'opera, che farebbe non poco felice l'alleato della Lega da sempre favorevole, ha fatto scattare il tam tam nel Movimento.
Sulla questione è stata convocata una assemblea straordinaria dei pentastellati torinesi, che intendono lanciare un messaggio forte e chiaro al governo.
All'ordine del giorno c'è infatti la proposta di indirizzare una lettera aperta con cui chiedere al governo di ribadire il no all'opera. In gioco con gli assetti del governo c'è anche la tenuta della maggioranza della sindaca Chiara Appendino che in caso di via libera alla Torino-Lione potrebbe subire un vero terremoto.
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