Da una parte le opposizioni festeggiano quella che viene considerata una vittoria, ovvero la decisione della premier Meloni di aprire il portone di palazzo Chigi l’11 agosto per parlare di salario minimo. Dall’altra le forze che non sostengono l’esecutivo sono state spiazzate dalla mossa del governo sugli extra-profitti delle banche, con il Movimento 5 stelle, Avs e Pd che attaccano il «decreto fritto misto» ma non condannano certo la misura, mentre il leader di Azione Calenda la boccia senza se e senza ma.
Extraprofitti, stangata di 3,2 miliardi sulle banche dopo una giornata tesa: il conto si abbassa
A smarcarsi dal confronto che si terrà venerdì pomeriggio tra opposizioni e governo è il solo Renzi che del resto quella proposta sul salario minimo condivisa dagli altri partiti non l’aveva firmata.
Ed ancora: «Chissà se vi sarà ascolto anche sul fatto che abbiamo chiesto chiarezza sulle gravi affermazioni fatte dal responsabile comunicazione del Lazio» sulla strage di Bologna «e su cui Giorgia Meloni e il suo governo non hanno ancora detto nulla». Ieri c’è stata una riunione dei leader per concordare la linea. Si insisterà sulla raccolta firme. Ma la sorpresa è arrivata dal Consiglio dei ministri di lunedì. L’operazione sulle banche viene considerata tardiva ma comunque efficace, «hanno aspettato che i mutui salissero del 70%» dicono dal Movimento 5 stelle. «Ci criticano, ci snobbano, ci accusano di demagogia. Poi non riescono ad ammetterlo, ma devono darci ragione», taglia corto il presidente del Movimento 5 stelle Conte, «sono passati 5 mesi e il Cdm si accorge dell’emergenza, quando le famiglie sono già in ginocchio da troppo tempo». Insomma l’ex presidente del Consiglio si intesta la battaglia. «Le nostre iniziative su questi temi sono agli atti, dalla proposta di legge in Senato a prima firma Boccia e la mozione alla Camera a prima firma Orlando con le nostre proposte contro il caro mutui, da finanziare anche con un prelievo straordinario sulle banche», osserva il responsabile economico del Pd Misiani. «Siamo stati i primi a parlare di extraprofitti», affermano da Alleanza Verdi sinistra, «c’è arrivato anche Salvini. I soldi che mancano vanno presi da chi ha guadagnato speculando sulla crisi».
Completamente diversa la posizione del Terzo polo. Calenda e Renzi su questo fronte sono sulla stessa lunghezza d’onda. «Si stabilisce un precedente molto pericoloso. Domani avremo la tassazione sugli extraprofitti delle friselle pugliesi, dei toast dimezzati o dei lettini?», si chiede l’ex ministro dello Sviluppo. «Così fanno evaporare i soldi degli italiani», la reazione in Italia viva, «In realtà questo è il governo di Nicola Fratoianni», dice il deputato Marattin.
LA BATTAGLIA DI (QUASI) TUTTI
La battaglia che unisce le opposizioni (Renzi escluso) ora è quella sul salario minimo. Tutti disponibili al dialogo, anche se per M5s quello del governo è «un maldestro tentativo di mettere una toppa». «Andremo a vedere le carte scevri da pregiudizi, ma l’incontro a palazzo Chigi è già un successo», sottolinea il dem Scotto.