Sondaggi, Forza Italia risale: consensi cresciuti del 2,4% e arriva al 9,5%. «Ma sarà decisiva la scelta del leader»

Secondo il sondaggio, però, per l'88,3% degli intervistati nella politica italiana attuale non c'è un erede di Silvio Berlusconi

Sondaggi, Forza Italia risale: consensi cresciuti del 2,4% e arriva al 9,5%. «Ma sarà decisiva la scelta del leader»
di Luca Pulejo
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Venerdì 16 Giugno 2023, 07:18

Forza Italia guadagna il 2,4% e arriva al 9,5%. È questo il risultato del sondaggio di Euromedia Research (pubblicato da Porta a Porta) che tiene conto delle intenzioni di voto degli italiani dopo la morte di Berlusconi. Un bottino notevole, che consente agli azzurri di superare la Lega, in discesa all'8,7% (-0,8% rispetto all'ultima rilevazione). Secondo il sondaggio, però, per l'88,3% degli intervistati nella politica italiana attuale non c'è un erede di Silvio Berlusconi.

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«Ci troviamo di fronte al classico effetto emotivo, quanto durerà lo vedremo», avverte però Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos, con riferimento all'exploit azzurro, escludendo per ora un "effetto Berlinguer": il riferimento è allo storico sorpasso del Pci sulla Dc alle europee del 1984, in cui si votò pochi giorni dopo la morte del leader comunista. In questo caso, però, mancano delle elezioni a breve in cui capitalizzare questo "bottino", eccezion fatta per quelle del Molise del 25 e del 26 giugno, mentre il banco decisivo (il rinnovo del Parlamento europeo nel 2024) appare ancora piuttosto lontano.

"ANDARE CENTRALE"

Forza Italia si trova per la prima volta dal 1994 a pensarsi senza il suo fondatore e le incognite sono moltissime. Secondo Risso, per consolidare il "capitale di simpatia" accumulato in queste fasi, gli azzurri devono «uscire da una dimensione meramente aziendalistica e trovare un leader, dato che i partiti si sono sempre identificati in un leader». Detto che in questo momento sembra scontata l'affermazione del coordinatore nazionale Antonio Tajani come guida, rimane quindi il tema della "nuova dimensione" azzurra.
Per Risso, gli azzurri devono puntare a «mantenere la propria identità di partito autonomo e indipendente, restando il perno centrista dell'alleanza di centrodestra». Solo in questo modo «possono partire le scelte strategiche in cui Forza Italia lancia le opa sugli altri partiti e non le subisce», aggiunge il direttore scientifico di Ipsos, riferendosi a ipotesi di convergenze con altri partiti centristi, sia nella coalizione (Noi moderati) che fuori (Azione e Italia viva). Insomma, per sopravvivere FI deve «andare centrale».

LE DUE ALTERNATIVE

Secondo Giovanni Diamanti (managing partner di Quorum), invece, le strade possibili oggi sono due, nessuna al momento più sicura dell'altra: puntare su una «destra conservatrice, popolare ed europea, che è quella interpretata da Tajani», oppure andare in una direzione «più moderata», anche se su questo fronte ci sono state in passato delle perdite in favore del Terzo polo, come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, storiche esponenti azzurre passate ad Azione nel 2022, in dissenso con la scelta di non votare la fiducia al governo Draghi.
Il punto, però, secondo Diamanti, è capire cosa gli elettori di Forza Italia si aspettano in questo momento. «L'elettore di Silvio Berlusconi è anticomunista ed è il motivo per cui un pezzo può anche andare verso il Terzo polo, ma la maggioranza è più probabile che vada con Meloni».

LA SFIDA DELL'UNITÀ

Secondo Diamanti, il "patto di non belligeranza" fino alle europee proposto dagli altri partiti (soprattutto, secondo quanto filtrato, da Fdi e Italia viva) può interessare i dirigenti, ma non gli elettori. «Non credo ai partiti senza leader al tempo odierno». In questo senso, la sfida sarà capire il ruolo di Tajani.
«Bisogna capire se un partito che aveva diverse anime in guerra tra loro come Forza Italia possa trovare uno che tenga tutti uniti». Anche perché «lo spazio in politica si crea e se si trovasse un leader in grado di radunare consensi sarebbe interessante».
Nella base, in passato, si era ipotizzato il nome di Marina Berlusconi come figura in grado di raccogliere l'eredità politica del padre. «Non mi occupo di fantascienza», taglia corto Diamanti.
Luca Pulejo
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