«Non ho fretta di diventare presidente del Consiglio», ha detto ieri il leader della Lega. Ma dopo i trionfi elettorali e il ruolo di uomo forte a Roma, lunedì vedrà a Washington il vicepresidente Usa Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo.
Una visita che ha il sapore di un'investitura della superpotenza occidentale. Preceduto a marzo negli Usa da Giancarlo Giorgetti, l'uomo dell'atlantismo nella Lega e nel governo, Salvini vedrà il numero due di Donald Trump, il presidente dell'"America First" che assomiglia al «prima gli italiani». Ad accomunare il presidente statunitense e il vicepremier anche il tema «All'alba vincerò» che Trump usava nei comizi e Salvini usa ancora. Ma le concordanze sono soprattutto politiche: sul Venezuela il leader leghista ha tenuto una linea anti-Maduro,analoga a quella Usa. E così a favore di Benjamin Netanyahu in Israele o di Jair Bolsonaro in Brasile.
Il campione del sovranismo italiano ed europeo incontra il simbolo di quello mondiale. Vicini, Salvini e Trump, anche sulla Cina e la sua concorrenza commerciale considerata sleale e nella durezza sull'immigrazione. E sull'idea di un'Unione europea ben diversa da quella attuale.
Pence riceverà Salvini non alla Casa Bianca, ma alla Number One Observatory Circle, residenza ufficiale del vicepresidente a Washington.
Secondo fonti Usa, non confermate da quelle italiane, il capo leghista potrebbe prolungare il viaggio martedì a Orlando, in Florida, dove potrebbe incrociare Donald Trump che darà il calcio d'avvio alla campagna delle presidenziali 2020.
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