Di governo: «Giorgia? Sta facendo miracoli». Di lotta: «L’Europa è assente, distante, sorda, arrogante». Matteo Salvini si prende in giacca, jeans e sneaker il palco di Pontida. Alla vigilia dello storico raduno leghista, oggi attesi duecento pullman da tutta Italia e dalla Francia Marine Le Pen, il “Capitano” scalda i giovani del Carroccio a due passi dal “sacro prato” calcato trentacinque anni fa per la prima volta da Umberto Bossi, «un grande uomo». Due, trecento militanti sventolano bandiere, soverchiano con cori da stadio la voce del “Ca-pi-ta-no” in piedi sulle panche di legno. È il momento dell’orgoglio leghista. A un anno dalle elezioni che hanno lanciato Meloni e il centrodestra a Palazzo Chigi, con un magro bottino per il Carroccio, «e invece è bello ritrovarci oggi con una Lega che cresce nei sondaggi, nelle tessere, nelle iscrizioni», dice Salvini «alla faccia dei gufi». Ma anche a nove mesi dalle elezioni europee che la Lega affronterà fianco a fianco Madame Marine, «lei rappresenta l’Europa che vogliamo, dei popoli, delle identità, delle nazioni e delle tradizioni».
Salvini e il video in francese per Pontida con l'intelligenza artificiale
L’INTESA
Mentre dalla valle bergamasca Salvini suona il gong per la corsa al voto Ue, a Roma Meloni attende Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione chiamata oggi a vedere con i suoi occhi a Lampedusa il caos degli sbarchi che toglie il sonno al governo italiano. «Cosa mi aspetto da von der Leyen? Fatti concreti, in fretta», spiega il vicepremier al Messaggero.
Un errore, ammonisce il ministro leghista, «Abbiamo il centrodestra al governo dell’Italia perché il centrodestra ha scelto di essere unito in Italia». E dunque avanti uniti. Senza rinnegare l’internazionale euro-scettica che accompagna da anni il Carroccio a Bruxelles. Infatti Salvini la convoca a Roma, per ottobre, una sessione plenaria: assieme alla Lega, i francesi del Rassemblement National, i tedeschi di Afd. «Farò di tutto per mandare a casa, per la prima volta nella storia, socialisti e comunisti dal governo dell’Europa», promette il segretario. Applausi, riecco i cori dei giovani, tutti in t-shirt e birra in mano: «Chi non salta comunista è». Salvini accenna un saltello. È un passaggio delicato, questo. Al governo montano i sospetti contro i socialisti europei, accusati di voler sabotare con dolo gli accordi per la gestione dei migranti fra Italia, Ue e Tunisia. E insieme si fa strada la consapevolezza che un patto fra popolari e socialisti per una coalizione “Ursula bis” potrebbe risaldarsi l’anno prossimo. Del resto iniziano a invocarlo pubblicamente primissime fila del Ppe, da Roberta Metsola al tedesco Manfred Weber. Di qui la sveglia di Salvini contro l’Ue «degli sbarchi, dei tribunali islamici, delle auto elettriche, del vino e della carne finta». Seguono cori.
In prima fila c’è l’avanguardia dei giovani veneti tutti vestiti del leone di San Marco. Dietro ecco i piemontesi issare uno striscione: «Autonomia o elezioni». È il piatto forte, da queste parti, insieme a costolette, salsicce e polenta. Salvini non si nega. «Dopo 30 anni di battaglie credo che la Lega non sia mia stata così vicina a dare a tutta Italia, e non solo a Lombardia e Veneto, un sistema istituzionale più moderno, efficiente, europeo». Salvini scappa allo stadio, c’è il derby Inter-Milan, «stravince l’Inter», gufa fra le risate e la fila per i selfie. Tornerà in serata per un’ultima arringa prima che il pratone si riempia.