Salvini incontra Le Pen ma FdI e FI lo avvertono: «Con noi solo gli europeisti»

Il leghista chiede un patto di maggioranza per le Europee e riorganizza l'estrema destra. I dubbi degli alleati

Salvini incontra Le Pen ma FdI e FI lo avvertono: «Con noi solo gli europeisti»
di Francesco Malfetano
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Lunedì 3 Luglio 2023, 06:21

«Strasburgo non è Roma». In Europa, al netto degli auspici di Matteo Salvini, governare da soli è impossibile. Il sogno esposto ieri dal leader leghista di «unire tutto il centrodestra» italiano alle Europee del prossimo anno, con «un patto scritto» che escluda ogni possibile alleanza con i socialisti, è quindi destinato a restare in un cassetto di via Bellerio. Cautamente né Fratelli d'Italia né Forza Italia sono disposte a contraddire il vicepremier a microfoni accesi condividendone in linea di massima l'ambizione sia nelle parole del meloniano Nicola Procaccini che del berlusconiano Maurizio Gasparri eppure, spiegano fonti ai vertici di entrambi i partiti, le possibilità che la Lega riesca nel suo progetto «sono risicatissime». In primis perché, fanno notare da FdI, «i sondaggi dicono che sarebbe inutile». In secondo luogo perché, sottolineano invece tra gli azzurri, «Salvini ha già scelto degli alleati, e sono incompatibili con le nostre rispettive famiglie europee». Del gruppo Identità e Democrazia fa parte, assieme ai leghisti, l'ultradestra tedesca di Alternative für Deutschland (fresca vincitrice di una prima vittoria locale in Turingia, e con sondaggi che sfiorano il 20%), considerata «irricevibile da chiunque in Europa». Ma anche il Rassemblement national francese guidato da Marine Le Pen per cui, forte di un virtuale 26% assegnatole dai sondaggi, il discorso è potenzialmente un po' diverso. Per ora però è ancora guardata con sospetto e dialoga solo con Salvini che oggi la incontrerà a Roma per un faccia a faccia nel pomeriggio in cui proveranno a re-impostare un fronte alternativo agli «innaturali patti di potere con socialisti e sinistre che hanno tagliato fuori una fetta considerevole di centrodestra». Il riferimento è alla cosiddetta maggioranza Ursula, quella che ha portato all'elezione a capo della Commissione Ue di von der Leyen con il sostegno del Partito popolare europeo (casa di Forza Italia all'Europarlamento), dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e Liberali (Renew).


Una maggioranza che, ultimi sondaggi alla mano, per forza di cose cambierà meno di quanto vorrebbe la Lega.

L'alleanza con il Ppe a cui sta lavorando Giorgia Meloni da leader del partito conservatore europeo (Ecr), pur candidandosi ad essere forza trainante a Strasburgo, non garantisce numeri sufficienti. Posta la soglia della maggioranza più o meno a 353 (oggi i deputati sono 705), meloniani e popolari arriverebbero a 244 seggi. Pochi per puntare su Identità e democrazia come sostegno (in base alla rilevazione di Europe Elects si fermano a 69). E pochi anche per immaginare un'intesa con i soli liberali (87 seggi). Anche perché l'asse tra S&D e Sinistra-Verdi, in Europa non sembra aver risentito troppo del Qatargate, potendo puntare ad ottenere circa 240 scranni. Per di più immaginare come fa Salvini una maggioranza senza socialisti e liberali significherebbe estromettere dalla definizione della prossima Commissione europeo sia la Francia di Emmanuel Macron che la Germania di Olaf Scholz. Non proprio uno scenario così plausibile. Tuttavia al voto di giugno del prossimo anno manca ancora molto ed è chiaro che tutto è suscettibile ad oscillazioni elettorali ma in base a questi numeri più che a estromettere, sia FdI che FI, puntano a rinforzarsi. Entrambi consapevoli che una maggioranza senza socialisti sarebbe per loro auspicabile anche solo per evitare di trovarsi a governare assieme al Pd («E comunque noi abbiamo già dimostrato come si fa» spiegano tra gli azzurri alludendo all'elezione di Tajani a presidente dell'Europarlamento nel 2019, con un'intesa popolari, liberali e conservatori), neppure l'intesa con Ecr e Ppe è in realtà così scontata.

 

LA POLONIA

Se le elezioni spagnole che si terranno tra venti giorni faranno con ogni probabilità nascere un nuovo governo composto da schieramenti simili a quelli italiani (il Partido popular e Vox), il voto autunnale polacco rischia invece di essere una piccola bomba. Il partito PiS del premier Mateusz Morawiecki - tra i leader più "forti" nell'Ecr - sfiderà quello dell'ex presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, amico di Manfred Weber e colonna del Ppe di cui quest'ultimo è presidente. Il clima è bollente come testimonia una dichiarazione di ieri del primo ministro polacco: «Siamo schiacciati a est dal gruppo Wagner, a ovest dal gruppo Weber».
La Polonia in pratica, dopo essersi imposta a livello europeo stoppando le conclusioni dell'ultimo Consiglio, si ritroverà crocevia delle ambizioni del centrodestra comunitario. Anche per questo mercoledì Meloni volerà a Varsavia in visita ufficiale. Dopo un bilaterale con Morawiecki, la premier prenderà quindi parte ad una convention di Ecr, studiando i possibili equilibri di un'alleanza - quella con il Ppe - inevitabilmente distante dal patto anti-inciucio proposto dal Salvini.
 

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