Presidenzialismo, addio (forse) ai ribaltoni: cosa cambia con la nuova riforma sul premierato

Nella modifica alla Costituzione una possibilità di cambiare maggioranza rimane, seppur ridotta

Presidenzialismo, addio (forse) ai ribaltoni: cosa cambia con la nuova riforma sul premierato
di Riccardo Palmi
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Martedì 31 Ottobre 2023, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 14:29

Niente più ribaltoni e governi tecnici: questo l'obiettivo della riforma per il premeriato promossa dalla maggioranza di centrodestra di Giorgia Meloni. Il testo sarà presentato in consiglio dei ministri venerdì. Un dossier affidato da mesi alla ministra delle Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati e che si appresta a entrare nel vivo.

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Cosa cambia

Nella bozza circolata si legge che, se il premier si dimette o decade, il Capo dello Stato può affidare l'incarico di formare un nuovo governo allo stesso premier dimissionario oppure a un altro parlamentare. Una novità importante: con questa norma non sarebbero stati premier Mario Draghi, Matteo RenziGiuseppe Conte, oltre a Mario Monti che fu nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano pochi giorni prima della sua salita a Palazzo Chigi. Un'altra possibilità (quella dei senatori a vita di nomina presidenziale) che con la nuova riforma sarebbe preclusa. Ma le novità non finiscono qui: il parlamentare incaricato dovrà essere «collegato» al presidente del Consiglio e attuare il programma con cui il precedente premier ha chiesto la fiducia delle Camere.

Con tutta evidenza, uno scenario difficile che offrirebbe però un'alternativa al voto immediato.

In questo modo si assicurerebbe continuità alla legislatura, garantendo coerenza con la volontà espressa dagli elettori in sede elettorale. Al momento non si sa se la novità resterà nel testo definitivo. 

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La riforma

La riforma costituzionale del governo Meloni è racchiusa in un disegno di legge costituzionale "snello", composto da soli cinque articoli. Il progetto tocca tre articoli della Costituzione: l'articolo 88 sul potere del capo dello Stato di sciogliere le Camere, l'articolo 92 sulla nomina del premier e il 94 sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo. In sostanza, il premier verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per i cinque anni della legislatura, con una scheda unica e un premio di maggioranza del 55%. E infine, come detto, niente più possibiltà per il Presidente della Repubblica di nominare altri senatori a vita (mentre rimarrebbero quelli oggi in carica).

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