Protesta delle donne Pd: «Penalizzate nelle liste Ue». No di FdI alle quote rosa

Per Arianna Meloni, sorella e consigliera-ombra della premier, il tema neanche si pone

Protesta delle donne Pd: «Penalizzate nelle liste Ue». No di FdI alle quote rosa
di Francesco Bechis
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Lunedì 25 Marzo 2024, 07:25

Chi le chiede a gran voce: «Noi donne siamo penalizzate». Chi invece le rifiuta, perfino sdegna: «A noi non sono mai servite». Le quote rosa agitano i partiti a tre mesi dalle elezioni europee. Sarà un voto femminile, pieno di front-women quello che attende al varco la politica italiana a Bruxelles, il 9 giugno. Da Lucia Annunziata ad Anna Cisint, la sindaca leghista di Monfalcone che fa piazza pulita delle moschee, si fa lunga la fila di candidate che i capi-partito vorranno schierare ai posti di combattimento per il voto spartiacque in Ue.
Il rebus è un altro e tiene banco in queste ore. Come e dove candidarle? E soprattutto, che spazio riservare alle donne nelle liste già abbozzate nelle segreterie di partito? Per Arianna Meloni, sorella e consigliera-ombra della premier, il tema neanche si pone. Ai cronisti che la incalzano al Palacongressi dell'Eur, dove Fratelli d'Italia ha appena celebrato il congresso della tregua fra meloniani e rampelliani con l'elezione di Marco Perissa a capo della federazione romana, lei risponde così: «Noi abbiamo più fatto che raccontato, il Pd è quello delle acclamazioni, noi abbiamo il presidente del Consiglio donna: a casa nostra gente che lavora e che è brava non è che deve essere donna o uomo o varie eventuali, chi è bravo e lavora avrà dei ruoli meritevoli». Insomma: quote rosa, no grazie: «È una questione di merito». E pensare che altrove, sui posti in lista per le donne, la battaglia infuria. Nel Pd, per esempio. Nelle chat rimbalzano le parole al fiele dell'europarlamentare Pina Picierno affidate al Foglio. Cara Elly Schlein - la richiesta condivisa da diverse altre "Democratiche" - non candidarti capolista. E non mettere in cima alle liste candidate civiche (tanti i nomi in lizza, da Annunziata alla scrittrice Chiara Valerio) relegando quelle politiche dal quinto posto in giù. «Sarebbe una scelta incomprensibile perché abbiamo fatto della parità di genere una bandiera», tuona la vicepresidente dell'Eurocamera. È il contenuto di un appello, più garbato, già lanciato alla "carissima Elly" in una lettera di inizio gennaio firmata da ben 26 donne dem, alcune del coordinamento nazionale, da Simona Malpezzi a Silvia Valente e Stefania Pezzopane. Il senso della mobilitazione va cercato nei cavilli della legge elettorale per le Europee. Che prevede l'alternanza di genere nelle preferenze. Se la capolista è una donna - Elly o un'altra delle donne dem scelte da fuori - il secondo in lista deve essere un uomo. E siccome i dati dimostrano che raramente l'elettore nell'urna scrive tre preferenze sulla scheda - troppo tempo e troppa noia - il rischio di adombrare le altre candidate, in teoria, c'è.

LA LINEA A DESTRA

Lettere così, questo è certo, non arriveranno a via della Scrofa, quartier generale di Fratelli d'Italia.

E il perché lo spiega sempre Meloni Arianna, a capo della segreteria del partito, tra selfie e baci volanti con i militanti che tutti la cercano per un selfie o una carezza taumaturgica al raduno dell'Eur. «Chi è bravo sarà in una posizione migliore di chi è meno capace, tutto qua. E poi dai, noi abbiamo Giorgia, la prima donna premier». Le quote rosa non appassionano il centrodestra, è vero il contrario. Le donne candidate invece sì, frontwomen in tivvù e nelle urne.

In attesa che Meloni sciolga la riserva sulla corsa da capolista - occhi puntati sul comizio a Pescara di fine aprile, alla conferenza programmatica di FdI - fioccano ovunque, in maggioranza, donne forti per bucare lo schermo e fare il pieno di preferenze. Prendi Letizia Moratti, l'ex sindaca di Milano lanciata in grande stile dal leader di Forza Italia Antonio Tajani con una conferenza stampa al Pirellone: trascinerà lei gli azzurri alle Europee. E la Lega? Se davvero come sembra sarà il generale Roberto Vannacci a guidare le truppe, il secondo nome in lista dovrà essere rosa, così prevede la legge. Di qui la carica delle euro-leghiste. Dalle conferme, come Anna Bonfrisco o Susanna Ceccardi, alle new entry: la sindaca veneta Cisint, l'assessore alla Cultura della Regione Lazio Simona Baldassarre.

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