​Pisa, cariche sugli studenti durante la manifestazione a favore della Palestina: 5 feriti. Il corteo diventa un caso

Le opposizioni: «Piantedosi deve chiarire». Il Viminale: libertà, ma tutela degli obiettivi

Pisa, cariche sugli studenti durante la manifestazione a favore della Palestina: 5 feriti. Il corteo diventa un caso
di Andrea Bulleri
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 16:08

A fine giornata il bilancio è di cinque studenti feriti alla testa e alle braccia, tra cui due minorenni, e una ragazza col naso fratturato. Ma soprattutto, una scia di polemiche che non sembrano destinate a spegnersi in fretta, con le opposizioni che chiamano in causa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi («venga a riferire in Parlamento») e il Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale che annuncia «verifiche» sull’accaduto. 
È un caso la manifestazione pro-Palestina di ieri a Pisa, dove le forze dell’ordine hanno fermato un corteo non autorizzato di studenti e membri dei centri sociali che stava tentando di sfondare il cordone di sicurezza della polizia per entrare in piazza dei Cavalieri, dove hanno sede alcuni dei palazzi storici della città tra cui la sede dell’Università Normale. Una traiettoria che le forze dell’ordine erano determinate a interrompere, per evitare che i manifestanti raggiungessero obiettivi sensibili come la sinagoga, il cimitero ebraico o la Torre pendente, possibili bersagli di azioni dimostrative contro Israele. Ed è così che si è arrivati allo scontro fisico con gli agenti in tenuta antisommossa. 

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LA CHIAMATA

I manifestanti, un centinaio, si erano dati appuntamento via social alle 9,30 in piazza Dante, senza avvisare la questura. E da lì si sono mossi verso piazza dei Cavalieri. Striscioni, cori, bandiere pro Gaza. Tra loro diversi liceali, alcuni dei quali minorenni, e poi studenti universitari, membri dei centri sociali di estrema sinistra tra cui “Cambiare rotta”. Che dalle sue pagine social aveva lanciato la chiamata: «Rompiamo ogni complicità dell’Italia con Israele», lo slogan. 

A ridosso della piazza, il contatto con la polizia. Immortalato dai video che in pochi minuti cominciano a rimbalzare di chat in chat. Si sentono grida, si vedono gli agenti che disperdono a colpi di manganellate i ragazzi che avevano tentato di oltrepassare la camionetta che sbarrava l’accesso in piazza. Alcuni vengono fermati e immobilizzati a terra, poi – secondo quanto viene riferito – immediatamente lasciati andare. Nelle stesse ore, altri scontri sono andati in scena a Firenze. Nel capoluogo toscano i manifestanti (tra cui anche sindacati di base e appartenenti alla comunità palestinese) hanno provato a raggiungere il consolato americano, già bersaglio del lancio di due molotov nelle scorse settimane. E anche in questo caso sono stati bloccati dalle cariche di alleggerimento della polizia.

Immagini che finiscono per gettare benzina sul fuoco dello scontro tra maggioranza e opposizione. Insorgono le opposizioni: «Scene non degne di questo Paese», le definisce il leader pentastellato Giuseppe Conte. Mentre la segretaria Pd Elly Schlein parla di «violenza sproporzionata» e di un «clima di repressione contro i giovani». A sera, mentre a Pisa circa cinquemila persone si ritrovano in due diverse piazze (stavolta senza tensioni) per mostrare solidarietà agli studenti, arriva la nota del Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. Secondo cui gli scontri «fanno emergere le difficoltà di gestione» dei «possibili momenti di tensione determinati dal mancato rispetto delle prescrizioni adottate dall’autorità ovvero dal mancato preavviso o condivisione dell’iniziativa da parte degli organizzatori». In altre parole, è l’osservazione, se il corteo fosse stato annunciato alla questura nessuno si sarebbe fatto male. E ancora: «L’impegno del Dipartimento da sempre proteso a garantire il massimo esercizio della libertà di manifestazione» e «ad assicurare la necessaria tutela degli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale». Quanto accaduto a di Pisa e Firenze, si assicura infine, «costituirà come sempre momento di riflessione e di verifica sugli aspetti organizzativi ed operativi» degli interventi delle forze dell’ordine, per capire se tutto è stato gestito al meglio. Già questa mattina, a quanto trapela, la Digos depositerà in procura atti e filmati relativi alle cariche. Dall’inizio del conflitto, in base ai numeri del Viminale, in Italia si sono svolte 1.023 manifestazioni pro-Palestina: in 33 si sono registrate criticità sul fronte dell’ordine pubblico, con 157 denunciati e 26 feriti tra le forze dell’ordine.

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AMAREGGIATO

Intanto però il botta e risposta continua. E se il sindaco di Pisa, il leghista Michele Conti, si dice «profondamente amareggiato» («ho telefonato a questore e prefetto – aggiunge – e a entrambi ho ribadito che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero»), da FdI interviene il responsabile Organizzazione Giovanni Donzelli: «Manifestare è un diritto che va garantito nel rispetto delle regole», afferma. «Tentare di marciare sulla Sinagoga di Pisa o di assaltare il Consolato Usa non sono diritti, ma gesti violenti. Preoccupato che il Pd li difenda». Da FI parla Antonio Tajani: «Se ci sono stati abusi, il ministero li sanzionerà». Mentre i leghisti toscani, a cominciare dall’eurodeputata Susanna Ceccardi, si schierano compatti a difesa degli agenti. Chiede «chiarezza» il presidente della Regione Eugenio Giani. Con le opposizioni compatte (oltre a Pd e Cinquestelle, anche Italia viva con Enrico Borghi, Verdi-sinistra con Nicola Fratoianni e +Europa con Riccardo Magi) che annunciano interrogazioni a Piantedosi. «Profonda preoccupazione» e «sconcerto» viene invece espresso dal rettore dell’Università di Pisa. E alla condanna di ogni violenza si associano pure i rettori delle altre università toscane.

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