​Mes, cosa è successo oggi? Perché vince la linea soft di Giorgetti con 4 mesi di sospensiva? La partita in gioco

Dopo uno scontro nella maggioranza andato avanti da un po’, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno ceduto alla linea dei moderati del centrodestra

Mes, cosa è successo oggi? Perché vince la linea soft di Giorgetti con 4 mesi di sospensiva? La partita in gioco
di Mario Ajello
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Venerdì 30 Giugno 2023, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 09:21

Il Mes ancora è in sospeso per l’Italia ma a passi lenti si sta avvicinando. Questo il senso della giornata parlamentare di oggi. Dopo uno scontro nella maggioranza andato avanti da un po’, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno ceduto - con particolare sofferenza soprattutto per il vicepremier leghista - alla linea dei moderati del centrodestra e alle pressioni europee sempre più insistenti. La maggioranza presenta infatti una sospensiva della ratifica del Mes che prevede uno stop non sine due onore un anno ma per soli quattro mesi al massimo, in attesa di completare le modifiche del patto di stabilità e dell’unione bancaria. 

Mes, il dibattito in aula

Il documento della maggioranza è  arrivato per il dibattito in aula a Montecitorio semideserta, anche se appena una quindicina di deputati erano  presenti nell’emiciclo come spesso accade per le discussioni generali.

A comunicare la sospensione breve, nel corso della discussione generale, è stato il deputato di Fratelli d'Italia,n Andrea Di Giuseppe : “Utilizzare il Mes comporta il rischio di stigma e di perdita di potere contrattuale sul piano europeo e internazionale. Si ritiene opportuno procedere, quindi, con maggiore approfondimenti del funzionamento del Mes vista la delicatezza degli argomenti trattati". Si è scelto di prendere altro tempo, ecco, ma non troppo tempo. Si sta cominciando, rispetto al classico e sempre ribadito nient sovranista al fondo salva Stati, a riconsiderare ma senza eccessiva fretta la questione, per evitare l’isolamento dell’Italia - unico Paese Ue a non aver ratificato ancora il Mes - rispetto al contesto continentale in una fase in cui Roma sul Pnrr per esempio e anche sulla riscrittura del patto di stabilità ha molto bisogno di Bruxelles. 

L'accordo

Insomma è saltata  l’opzione ventilata ieri durante una riunione alla Camera dal capogruppo meloniano Tommaso Foti di un blocco di un anno, vincolato alle elezioni europee e al rinnovo della commissione. La diversa scelta che si è fatta stamane è una sconfitta politica di Foti, ma è anche un cambio di linea clamoroso rispetto alle posizioni di Meloni e soprattutto di Salvini che aveva proposto addirittura uno stop sine die e che per mesi tuonava contro il meccanismo salva Stati. Passa la linea di Giancarlo Giorgetti (il parere tecnico del suo ministero  era favorevole al Mes), Raffaele Fitto e Giulio Tremonti, che avevano indicato proprio l’autunno come termine massimo per approvare il Salva stati, consentendo al Mes di entrare in vigore nel gennaio del 2024, come reclamato da Bruxelles. Nel testo firmato dai capigruppo di maggioranza c’è scritto: ‘’Alla luce delle modifiche apportate al trattato istitutivo del Mes, a seguito dei recenti cambiamenti del contesto interazionale in cui il Mes verrebbe chiamato ad operare e considerato che si è ancora in fase di attesa di quelle che potranno essere le nuove regole del Patto di Stabilità europeo, del completamento dell'Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria - questioni fondamentali per il futuro della crescita di tutti i Paesi membri dell'Unione Europea e non scindibili dal Mes - si ritiene opportuno procedere a maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes, vista la delicatezza degli argomenti trattati’’, e si ‘’delibera ai sensi dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento della Camera, di sospendere l'esame dell'A.C. 712 per un periodo di 4 mesi, alla luce delle modifiche’’.

Le opposizioni

Le opposizioni però non sono contente: non basta loro lo stop di 4 mesi, vorrebbero il Mes subito. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, va all’attacco: “Se continuano così, più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco. Meloni sta sbagliando approccio perché anziché preoccuparsi del futuro dell'Europa tiene la bandierina ideologica di dire: io ho sempre detto no al Mes. Tanto è solo questione di tempo. Prima o poi dovrà dir di sì. E anche in quel caso sarà l'ennesima contraddizione".  Il dem Piero De Luca, firmatario del progetto di legge per la ratifica del Fonda salva-Stati, ha dichiarato: "Basta inquinare il dibattito e a nuovi rinvii dell'approvazione. Ogni giorno che passa è un mattoncino in meno di credibilità dell'Italia sui tavoli europei".


I capigruppo di maggioranza mettono in luce nel testo della sospensiva alcuni punti che considerano negativi: ‘’Tra le modifiche apportate al trattato istitutivo del Mes - si legge - è opportuno evidenziare le criticità relative alla linea di credito condizionale precauzionale (PCCL), concessa con la sola firma di una lettera di intenti (e non di un memorandum d'intesa), e limitata ai Paesi in grado di soddisfare criteri più dettagliati rispetto a quanto previsto dal regime vigente. Tali criteri sono: non essere soggetti alla procedura per disavanzi eccessivi; rispettare parametri quantitativi di bilancio nei due anni precedenti la richiesta di assistenza finanziaria (disavanzo inferiore al 3% del PIL, saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore di riferimento minimo specifico per Paese, rapporto debito/PIL inferiore al 60% del PIL o riduzione di questo rapporto di 1/20 all'anno); assenza di squilibri eccessivi nel quadro della sorveglianza macroeconomica dell'UE (è evidente come la situazione debitoria dell'Italia tenda ad escludere il nostro Paese da tale linea di credito); al linea di credito soggetta a condizioni rafforzate (ECCL), viene aperta ai membri del Mes che non sono ammissibili alla PCCL: in tal caso il Paese richiedente è chiamato a firmare un memorandum d'intesa, impegnandosi a intervenire con le necessarie riforme sulle proprie criticità’’. E dunque, sostengono ancora, ‘’il Mes nella sua configurazione attuale rimane, quindi, una organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell'Unione Europea e per questo non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo, né a quello tecnico della Commissione europea, ragion per cui tale componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica’’.

Le criticità del Mes, agli occhi del centrodestra, abbondano. Ma il rischio di far prevalere i motivi polemici sul realismo delle scelte la maggioranza di governo - pur tra sforzi e  contorcimenti - non vuole correrlo.

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