Giorgia Meloni si prepara alla riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani. E informa il Parlamento su che cosa l’Italia dirà e farà. E alla Camera ecco il capo del governo: «Innanzitutto grazie al ministro Fitto, e al resto dell’esecutivo, per i risultati straordinari sulla rimodulazione e l’attuazione del Pnrr, che oggi ci vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e da tutti gli analisti economici. Ricordo ancora quando, nei mesi della campagna elettorale, la nostra annunciata volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico completamente diverso da quello attuale veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l’Italia con un piede fuori dall’Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici. Con tenacia e perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed e stato fatto». Sull’Ucraina: «Continuiamo e continueremo nel sostegno a questo Paese dove si gioca la libertà tutti quanti». E ancora: «Sosteniamo la linea Ue di aprire i negoziati per l’adesione all’Unione dell’Ucraina e della Moldova, due nazioni europee pesantemente colpite dall’ingiustificabile guerra scatenata dalla Russia e da minacce di lunga data alla propria integrità territoriale». Sui Balcani: «Fanno parte dei confini europei e non sono fuori dai nostri confini e quindi avanti con l’allargamento della Ue ai Paesi di quell’area».
Il Medio Oriente
Sul Medio Oriente: «Difendere il diritto di Israele ad esistere, lavorare per la liberazione degli ostaggi e per una nuova tregua e opposizione totale allo stragismo di Hamas.
Il Patto di stabilità
L’agenda del vertice dei capi di Stato a Bruxelles è insomma già pienissima: Medio Oriente, migranti, nuovo bilancio europeo, ma soprattutto allargamento dell’Unione ai Paesi balcanici, Georgia, Moldavia e Ucraina. Sulla carta, il tempo per discutere di patto di Stabilità sarà poco. Ma il tema esiste e la trattativa va avanti. Con l’Italia che spinge e spingerà anche in questi giorni per inserire questo argomento nel vertice di domani e dopodomani. Sulle regole di bilancio, del nuovo patto di stabilità, Meloni è tutt’altro che arrendevole: vanno tenute fuori le risorse che si spendono per aiutare l’Ucraina, è la linea italiana. La maggiore flessibilità finanziaria in Ue è la battaglia italiana di questa fase. Quella a cui il governo Meloni collega anche l’eventuale ratifica del Mes, che è stata ancora rinviata proprio perché i due temi vengono considerati collegati. «L’Italia, al netto della misura del Superbonus, che pesa come un macigno sui nostri conti pubblici - incalza Meloni in aula - è una nazione virtuosa che si presenta con le carte in regola, che non chiede una modifica delle regole per poter spendere senza freni, per sperperare risorse senza controllo, ma perché è consapevole di un contesto in cui l’Unione si trova a operare ancora eccezionale e necessita di una governance adeguata a quel contesto eccezionale».
L’unica cosa certa al momento è che la trattativa a livello tecnico fra i ministri europei non si è fermata. La possibile soluzione ruota attorno alla bozza concordata nella notte fra giovedì e venerdì scorso da Germania, Francia, Spagna e Italia. Un documento in cui le nuove regole promettono di tenere conto, per almeno un triennio, di due fattori: la spesa per interessi sul debito e di quelle sostenute per il Recovery plan. Diceva del resto Meloni l’altro giorno: «Non si può da una parte chiedere agli Stati di investire su alcune priorità e dall’altra arrivare a regole che puniscono i Paesi che investono su quelle priorità». Per Palazzo Chigi il successo del negoziato passa da come verranno trattare queste due eccezioni. E intanto parte per Bruxelles a giocare, su questo e su tutto il resto la sua partita. Condotta come al solito, e come ha ribadito a Montecitorio oggi pomeriggio, «a testa alta».