Meloni, pace con il Colle per blindare il premierato. L’obiettivo di FdI: un primo sì alla legge in tempo per le europee

Segnali distensivi per evitare ostacoli all’approvazione della riforma-chiave

Meloni, pace con il Colle per blindare il premierato. L’obiettivo di FdI: un primo sì alla legge in tempo per le europee
di Francesco Bechis, nostro inviato a Toronto
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Lunedì 4 Marzo 2024, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 10:29

Lei ha rilanciato la palla in campo avversario. È «la sinistra», non il Colle, ha detto da Toronto sabato sera Giorgia Meloni, che ha fatto venir meno il suo sostegno alle Forze dell’Ordine dopo i fatti di Pisa. Per qualcuno la palla è solo stata spedita in tribuna. Il risultato non cambia. La premier non vuole in questo momento avallare uno scontro istituzionale con il Quirinale. Né far passare l’immagine di un gelo calato con Sergio Mattarella. Nulla di vero, si è affrettata a smentire dalla trasferta canadese, è una tesi costruita ad arte dalle opposizioni per aprire uno scontro istituzionale che non esiste.

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Il tornante

Nei fatti, un passo indietro rispetto alla linea fin qui tenuta, in pubblico e in privato, dai dirigenti di Fratelli d’Italia, irritati dall’intervento duro, netto di Mattarella sui manganelli contro gli studenti liceali.

Meloni ha preparato per tempo questo tornante della strategia comunicativa. Ha soppesato, fin da quando l’aereo è decollato per Washington, le parole per rispondere a una domanda che, prima o poi, l’avrebbe inseguita nella trasferta oltreoceano. Il risultato è una tregua - o la pace, se è vero che uno scontro istituzionale non è mai esistito - con il Quirinale mentre si apre una fase delicatissima per il centrodestra al governo. Le sfide delle elezioni regionali, l’appuntamento delle Europee a giugno. E poi, le riforme istituzionali nel cantiere parlamentare. Una su tutte: il premierato. La “madre di tutte le riforme” che - se ne è convinta Meloni - il centrosinistra vuole affossare reclutando impropriamente Mattarella nell’impresa. Ecco, bisogna puntare qui i riflettori - sulla legge-bandiera dei “patrioti” al governo che promette l’elezione diretta del premier alle urne - per capire a fondo la correzione del tiro in Canada. Una frattura tra governo e Quirinale, vera o anche solo gonfiata dal brusio della politica, potrebbe avere serie ripercussioni sul premierato targato Meloni, è la tesi diffusa ai vertici del partito di via della Scrofa. Dove ancora ieri, con Ore 11, il mattinale degli eletti curato anche da Giovanbattista Fazzolari, tornava a scagliarsi contro le «fake news» di chi paventa incomprensioni fra Palazzo Chigi e Quirinale, «che non fa filtrare i propri umori e quando ha qualcosa da dire la dice». Il timore, diffuso, è che le opposizioni vogliano inserire un cuneo tra i poteri dello Stato. Sfruttare il pretesto degli scontri a Pisa per rafforzare la percezione di una distanza marcata tra Meloni e Mattarella, con cui la premier invece rivendica di avere «un ottimo rapporto». In definitiva, politicizzare la battaglia per il premierato, raccontarla come un affronto al Colle i cui poteri, in effetti, sono in parte interessati dalla riforma meloniana. 

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La reazione

Di qui la scelta della premier di contrattaccare. Non può permettersi ora un nuovo polverone sulla riforma che vuole approvata, con un primo via libera del Senato, entro il voto europeo di giugno. Per prepararsi poi a un esito considerato scontato. Il referendum istituzionale, l’all-in alle urne per confermare il consenso elettorale e, in caso di vittoria, rafforzarsi in casa. 
Già sono tante le incognite sul percorso. Fra queste, una Lega riottosa in pressing sull’autonomia differenziata e pronta a nuovi blitz sul terzo mandato dei governatori. Se dall’alleato di maggioranza arrivassero solo no, nei prossimi mesi, il Carroccio potrebbe tirare il freno sul premierato. Ce n’è abbastanza per lasciare fuori dalla contesa il Colle. Che nella contesa non è mai entrato. E anche in queste ore, interpellato sulle parole della premier, si limita a un “no comment”.

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