Coesione e identità nazionale: l'anticipazione del discorso di Mattarella

Sergio Mattarella
di Marco Conti
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Lunedì 30 Dicembre 2019, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 11:27
Ad un Paese ancora preda di messaggi negativi e un bel po' incattivito, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si rivolgerà domani sera nel quinto discorso di fine anno. Il testo non è ancora definito e alcuni passaggi verranno inseriti solo all'ultimo, ma anche quest'anno il Capo dello Stato dovrebbe parlare seduto non davanti la sua scrivania e forse in un posto inedito rispetto agli anni passati e con alle spalle una delle opere d'arte contemporanea che di recente hanno arricchito la collezione del Quirinale. Un discorso di fine anno rivolto a milioni di cittadini, più diretto al cuore della gente rispetto a quello pronunciato solo pochi giorni fa in occasione del saluto alle alte cariche dello Stato.

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I VALORI
Un ragionamento che si svolge su due direttrici: i tratti dell'identità nazionale e un forte appello a ritrovare quella coesione nazionale che il Paese ha mostrato in altri momenti della storia repubblicana. Sui valori e i passaggi della storia del nostro Paese che hanno segnato l'identità italiana, Mattarella ha avuto modo più volte di pronunciarsi. Non ci sono solo i simboli - a cominciare dal Tricolore, «un testimone - ebbe modo di dire quasi un anno fa il Presidente - che viene passato di generazione in generazione per riaffermare i valori della nostra identità» - ma anche l'Europa che è parte della nostra identità. E poi ancora le date, belle e brutte che hanno segnato la storia del nostro Paese e intorno al quale si è sedimentato un sentimento nazionale.

Una di queste Mattarella l'ha segnata pochi giorni fa celebrando il 12 dicembre i cinquant'anni dalla strage di piazza Fontana. «L'identità della Repubblica - ebbe a sottolineare Mattarella in quella occasione - è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile prima ancora che contro l'ordinamento stesso della Repubblica». La foto scattata quel giorno del Presidente con le vedove dell'anarchico Giuseppe Pinelli e del commissario Luigi Calabresi ha segnato un momento di coesione nazionale al quale pochi giorni dopo è seguito la consegna di 32 onorificenze al merito della Repubblica italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti anche in attività di integrazione e coesione sociale. Ma per Mattarella «coesione nazionale» significa spirito di squadra, unità di intenti, senza inutili e artificiose contrapposizioni tra generazioni, tra poteri, tra partiti.

LA CONVIVENZA
Competizione, ma al tempo stesso rispetto degli avversari e, soprattutto, delle regole che sono alla base della nostra convivenza civile. Presupposti che animano la convivenza civile, ma che devono permeare il lavoro delle forze politiche di maggioranza e di opposizione che già dal mese di gennaio si troveranno ad affrontare temi, come la legge elettorale e l'attuazione della riforma che taglia i parlamentari, che con o senza referendum appartengono a tutti.

Archiviare quindi la lunga stagione del rancore, dell'odio e della paura. L'anno che verrà come inizio di una nuova stagione civile. Perché i tempi sono complicati, tante sono le incertezze, ma con l'astio, il risentimento e l'intolleranza si esasperano ma non si risolvono i problemi. Il lavoro che non c'è, specie per le nuove generazioni che fuggono all'estero, ma anche l'ambiente e le emergenze climatiche, che non si possono più chiamare emergenze visto il ripetersi di catastrofi. Tutti argomenti che Mattarella ha affrontato nel corso dell'anno e che potrebbe inserire nell'agenda del 2020.
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