Mattarella, la lezione: «Ora e sempre Resistenza. Il frutto del 25 aprile: la nostra Costituzione»

ll Capo dello Stato: Italia fondata sulla Costituzione antifascista. Dopo l’Altare della Patria, visita a Boves: le nostre radici sono qui

Mattarella, cosa ha detto: «La Costituzione è figlia dell'antifascismo». E cita Calamandrei
di Mario Ajello
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Martedì 25 Aprile 2023, 17:19 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 13:00

All’Altare della patria. Insieme a Meloni, La Russa e Fontana. Poi, in Piemonte a Boves e in altri luoghi della Resistenza nel cuneese, accompagnato dal ministro Crosetto e dal capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. Non si risparmia, come sempre, Sergio Mattarella il 25 aprile. «Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate - dice il Capo dello Stato - nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione». Sono parole di Piero Calamandrei, rivolte ad alcuni giovani nel 1955, che ieri Mattarella ha fatto sue. 

Ha incalzato: «E’ qui, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza; è qui, nella terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste, che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione».

Molto pathos, una particolare enfasi, da parte di Mattarella, in questo anniversario numero 78 della Liberazione. Naturalmente sfruttato subito, da parte di certa sinistra, per mettere il Capo dello Stato in contrapposizione al presidente del consiglio. Ma non è questo il punto. Il punto è che Mattarella rilancia uno slogan proverbiale, che è questo: «Ora e sempre Resistenza». Lo cita il presidente della Repubblica, e lo assume come un valore personale e nazionale. 

«La Resistenza - questa la spiegazione - fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale. Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti». Mattarella è impegnato in una pedagogia democratica e antifascista, senza ovviamente nessun disegno politico diretto ma in ossequio ai suoi graditissimi doveri costituzionali, che lui ritiene molto importante anche per tramandare la giusta memoria ai giovani. «La crisi del Paese - così osserva - esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente. Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione. Di dare vita a una nuova Italia. Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Carta, figlia della lotta antifascista». 

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LA LAPIDE

«Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia», aggiunge il presidente. Che ribadisce quanto la Resistenza e la Costituzione abbiano creato una nazione moderna e capace di sviluppo: «Il 25 aprile è la festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo. E’ nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili». Vero, verissimo. Mattarella ha deciso di fissare paletti invalicabili scegliendo proprio Boves, simbolo del primo eccidio nazista, come luogo per eccellenza della sua vista. E il suo invito finale nel teatro comunale di Cuneo - «Ora e sempre Resistenza!» - l’ha ripresa dalla lapide «ad ignominia» eretta nel municipio e dedicata allo spietato capo delle forze militari di occupazione tedesca, Albert Kesselring. 

 

IL BALCONE

A Cuneo, Mattarella ha visitato la casa, oggi museo, che fu di Duccio Galimberti, figura di primo piano della lotta di liberazione nel Nord Italia. Dal suo balcone il 26 luglio del 1943 il Comandante Duccio tenne un celebre discorso nel quale sostenne che la guerra sarebbe continuata «fino alla cacciata dell’ultimo tedesco», segnando così di fatto l’inizio della Resistenza. E ora, balconi imbandierati, cittadini festanti per l’arrivo di Mattarella. Il quale ha anche firmato una copia della Costituzione che una bambina gli ha messo tra le mani. Il significato di tutto questo è stato quello, da parte del presidente, di stabilire ancora una volta e ancora di più un nesso genetico e inestirpabile tra la lotta di liberazione e la vita repubblicana dei nostri giorni.

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