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Com'è venuto fuori questo scoop sul presunto finanziamento venezolano al M5S?
«Sono quasi tre anni che lavoro sul Venezuela e in questo tempo ho pubblicato in esclusiva alcuni documenti, a volte con altri colleghi, altre da solo. In questo periodo ho coltivato una serie di fonti, così mi capita di avere accesso a documenti che considero rilevanti per il pubblico. Quando ne vengo a conoscenza, li verifico e se vedo che c'è una storia dietro, li pubblico. Questo è il caso».
Il M5S nasce nell'ottobre 2009 e appena pochi mesi dopo Chavez lo avrebbe finanziato: le sembra credibile?
«A me non sembra niente né credo niente. Ho solo accesso a una documentazione che contiene una storia, faccio un lavoro d'inchiesta e di verifica e racconto il risultato».
Il console venezuelano a Milano, che avrebbe agito da intermediario, era appena arrivato a quell'incarico: possibile che faccia questo come prima cosa?
«Io ho un documento che mi racconta una storia e interpreto questa storia non solo attraverso questo documento ma anche attraverso altre fonti umane e documentali. Quel danaro arriva al consolato di Milano e viene ripartito tra esponenti del M5S e questo si fa attraverso il consolato».
Da dove viene fuori questo documento? L'ambasciata venezuelana a Roma dice che è un falso.
«Normale, che dovevano dire...? Sono un giornalista d'inchiesta e non rivelo le mie fonti neanche al giudice».
Lei dice che è un documento che viene dal Venezuela.
«E' un documento ufficiale che è in mano del governo e dei servizi segreti venezuelani, ma non rivelo le mie fonti. Inoltre, tutte le persone che sono citate nell'articolo hanno avuto la possibilità di rispondere a queste informazioni e non hanno voluto dichiarare nulla».
Sulla stampa spagnola sono apparsi anche documenti rivelatisi falsi: come nella trama contro Podemos accusato di finanziamenti dal Venezuela, che poi i tribunali hanno svelato.
«Io sono responsabile di quello che firmo, non di quello che firmano altri. Ho una lunga esperienza come giornalista d'inchiesta, non ho mai dato notizie false, non ho mai perso un processo giudiziario».
Ci sarà un seguito, o quello pubblicato ieri è tutto?
«Quando si prova a fare un giornalismo rigoroso, sapendo che può avere una rilevanza pubblica, bisogna andare con lentezza. Il giornalismo d'inchiesta è lento. Non si può scartare che esca fuori qualcos'altro nel futuro».
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