Lega, festa dei 40 anni: compleanno a Varese tra luci e ombre (e polemiche). Obiettivo elezioni europee: superare il 7%

I timori di rimanere inchiodati intorno al 7 per cento quando il partito aveva il 37 per cento, cinque anni fa

La Lega compie 40 anni, compleanno a Varese tra luci e ombre (e polemiche). Quali sono le prospettive politiche in vista delle Europee
di Mario Ajello
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Domenica 14 Aprile 2024, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 17:01

Se la Lega arriva alle Europee sopra a Forza Italia, per Matteo Salvini sarà il rilancio. Se il Carroccio viene superato, anche di Loco dal partito di Antonio Tajani in grande ripresa, per quello che negli ultimi anni è stato il Capitano leghista la tenuta della sua leadership diventa molto fragile e perfino superabile. Anche se Zaia non ne vuole sapere di guidare il partito e Fedriga deve governare il Friuli ancora per anni e comunque non smania al momento per mettersi alla guida di via Bellerio a Milano e di diverse la vedere ogni giorno con Meloni straripante e con Tajani in ascesa. Le Europee sono insomma il punto di svolta  per Salvini. Il quale oggi ha celebrato a Varese  la festa dei 40 anni della Lega, in un clima di grande entusiasmo ma anche di preoccupazioni.  Il timore è quello che, appunto, alle Europee il partito resti inchiodato  intorno al 7 per cento quando aveva il 37 per cento cinque anni fa. E comunque, a Varese, Salvini si mostra molto sicuro di sé. 

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“Io non c’ero   - dice il leader - 40 anni fa, sono del 1973 e ho fatto la prima tessera nel ‘90. Ringrazio colui che tutto ha cominciato. Senza Umberto Bossi non saremmo qui e milioni di italiani non parlerebbero di libertà”. E poi: “Io sono in Lega da 30 anni e sono abituato alle telefonate notturne e diurne di insulto e di polemica di Bossi, che avevo invitato qui, quindi mi servono per capire e migliorare”. 
 
Mentre il fondatore Bossi butta benzina sul fuoco invocando “un nuovo leader” per la Lega, Salvini prova a spegnere l’incendio, usando ancora una volta, almeno in pubblico, parole di encomio per io Senatur. “Io - incalza Matteo - faccio il meglio delle mie possibilità da 10 anni, con anima, tempo e cuore e rischiando anche nel privato pur di portare avanti i nostri ideali”. 

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Significativo l’intervento di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e leghista doc: “In questi anni di Lega abbiamo capito che non dobbiamo mollare mai. Certe volte bisogna urlare, altre stare zitti. Certe volte bisogna reagire, altre sopportare. Sono regole che continuo a considerare avendo fatto il segretario della Lega lombarda. Sono regole fatte di gerarchia e disciplina che non deve diventare mai servilismo, sarebbe un errore”.  E sulla necessità di una nuova leadership, invocata da Bossi, il governatore veneto Luca Zaia risponde così: “Io non entro in questo dibattito anche perché è sempre oggetto di polemiche”. Quello che interessa a Zaia è l’autonomia. E anche a Salvini, il quale  secherà di ottobre una prima approvazione della legge in tempo per il voto europeo. È un successo almeno di immagine che a Salvini serve assai per avere voti il 9 giugno, ma proprio per questo in casa  Lega si teme che gli alleati Meloni e Tajani cercheranno di evitare una prima approvazione dell’autonomia. 

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Il fatto è che la Lega non sta attraversando un bel momento. Si registra un crescente disagio da parte della base. Molto specie al Nord stentano  a ritrovarsi in un partito a immagine e somiglianza di Salvini e al quale Salvini ha cercato di dare una dimensione nazionale e non solo settentrionalistica. E c’è anche chi dice che  Lega s’è spostata a destra, troppo a destra. “È nata come forza popolare e sta diventando sempre più populista”, protestano i critici di Salvini, molto dei quali amici di Bossi e nostalgici di Maroni.

Però per il leader la situazione è assolutamente recuperabile. Basta non andare troppo male alle Europee.

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