Attacco Iran a Israele, dal G7 la spinta per la pace: leader guidati da Meloni. Il Pd apre: collaboriamo

È la prima volta che l’Italia si trova a gestire una crisi di portata globale da quando ha preso sulle spalle la presidenza del gruppo che riunisce i grandi d’Occidente

Attacco Iran a Israele, dal G7 la spinta per la pace: leader guidati da Meloni. Il Pd apre: collaboriamoAttacco Iran, G7 convocato da Giorgia Meloni DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE - Obbligatorio citare la...
di Francesco Bechis
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Lunedì 15 Aprile 2024, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10:34

La notte col fiato sospeso, a seguire la traiettoria dei missili iraniani sui cieli di Israele, i lampi della contraerea che sventano il disastro. Poi i telefoni che iniziano a squillare, senza sosta. L’ufficio di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi diventa una war room. La premier arriva di prima mattina, convoca il G7 in videoconferenza. È la prima volta che l’Italia si trova a gestire una crisi di portata globale da quando ha preso sulle spalle la presidenza del gruppo che riunisce i grandi d’Occidente.

I TIMORI

È preoccupata, Meloni, e lo confida ai ministri con cui tiene un filo diretto tutto il giorno.

Antonio Tajani, che oggi riunirà alla Farnesina gli ambasciatori dei Paesi arabi per tessere la rete della de-escalation. Guido Crosetto la aggiorna sulle condizioni dei soldati italiani presenti nella regione, 2300 circa, in Libano, Iraq, Kuwait, sulle navi del Mar Rosso: nessuno è considerato a rischio immediato.

Una parola rimbalza in queste ore sospese: tregua. In casa, la tregua politica con Elly Schlein. Alza la cornetta a metà mattinata, la segretaria del Pd, chiede a Meloni aggiornamenti e scenari, promette «collaborazione», dunque niente ostruzionismo e polveroni inutili in questi giorni di crisi internazionali. «Ho espresso tutta la nostra preoccupazione e offerto collaborazione nell'interesse dell'Italia», spiega la leader dem prima di convocare per la sera una segreteria del partito ad hoc. In cui dà la linea: sostenere il governo negli sforzi per la de-escalation, lavorare per oliare i canali tra Europa e Stati Uniti. Chissà che ne pensa Giuseppe Conte, di questo filo diretto -ora anche programmatico - tra Elly e Giorgia che torna a tendersi sugli affari esteri. Non sembra gradire: «Se condivido? Non c’è nulla da condividere se Schlein fa una telefonata a Meloni», replica piccato ai cronisti il presidente del Movimento Cinque Stelle da Corigliano Rossano. Intanto la Meloni-diplomacy si mette in moto.

Dura un’ora e mezzo il vertice G7, collegati insieme alla premier e il presidente americano Joe Biden Sunak, Macron, Kishida, Trudeau, i presidenti Ue von der Leyen e Michel, il tedesco Scholz tarda un po’, appare in video dalla Cina dove è in visita. Tutti concordano sulla linea dura contro l’Iran, abbozzano un nuovo pacchetto di sanzioni contro il programma nucleare. Ma è sull’altra faccia della medaglia che si attorciglia la discussione fra Meloni e i leader occidentali. Il messaggio da spedire a Benjamin Netanyahu, il premier israeliano che ha promesso una contro-rappresaglia per vendicare la salva di missili dell’altra notte.

In una telefonata dai toni accesi, ha svelato Axios, sabato notte Biden lo ha avvisato: «Non reagire». E avrebbe ricevuto rassicurazioni. Ma in pochi, al tavolo G7, credono che Bibi resti a braccia conserte. Ai piani alti del governo italiano prevale il pessimismo. E nei report dell’intelligence si passa al vaglio ogni scenario. Anche la possibilità, più volte ventilata dall’ala oltranzista al governo a Tel Aviv, di uno strike tattico contro uno dei siti del programma nucleare iraniano. Sarebbe «una strada senza ritorno». Una prima bozza del comunicato finale G7, fatta salva una durissima condanna dell’aggressione iraniana, si limita a un generale invito alla de-escalation. Poi i leader, Meloni inclusa, optano per una nuova versione che invita «le parti», dunque Israele, ad «astenersi» da nuove mosse che alimentino l’escalation. È un avviso a Bibi, perentorio. Che tradisce l’irritazione diffusa dei leader occidentali per le conseguenze di quella che sembra una partita politica personale del premier di ferro israeliano, deciso a salvarsi ad ogni costo da un destino politico scritto. Anche per questo la dichiarazione congiunta batte ancora una volta sulla necessità di un cessate-il-fuoco a Gaza, appello assai indigesto al governo israeliano.

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LE PROSSIME MOSSE

Meloni lascia Palazzo Chigi a metà pomeriggio. Nelle prossime ore si cercherà un contatto con Netanyahu, poi con gli altri leader regionali, a partire dalla Giordania. E si prospetta un viaggio del premier in Qatar, attore chiave per parlare con l’Iran sciita. Intanto ai vertici dell’esecutivo iniziano a tirare le fila dell’operazione notturna e si traccia un primo bilancio della risposta degli alleati. Ha sorpreso, se non spiazzato, l’intervento dei caccia e della marina francese contro i droni iraniani. Sorprende perché finora, a differenza degli inglesi e gli americani che avevano colpito postazioni Houthi con strike preventivi, i francesi non erano arrivati a tanto. Una mossa “politica” di Macron, è la lettura a Palazzo Chigi, per recuperare punti con Israele dopo il grande gelo di questi mesi. L’Italia, complici i vincoli costituzionali, non ha partecipato e su questo picchiano duro le opposizioni chiamando il governo a riferire in Parlamento. Lo faranno oggi Tajani e Crosetto, in audizione alle Commissioni Esteri e Difesa della Camera.

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