Con la delibera contestata, l'Agcom ha accertato il mancato rispetto da parte della Rai dei principi del pluralismo tv, diffidando la stessa società a eliminare immediatamente, in vigenza del contratto di servizio 2018-2022, le violazioni e gli effetti delle infrazioni accertate. A tal fine, per l'Autorità, la Rai deve adottare: «strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di informazioni non veritiere o incomplete, anche attraverso il coordinamento organizzativo, della responsabilità editoriale intesa ad assicurare lo sviluppo del senso critico, civile ed etico nella collettività nazionale; misure finalizzate a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente ai principi di imparzialità, indipendenza e pluralismo; misure finalizzate a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente al rispetto dell'integrità e della dignità della persona e al principio di non discriminazione; un sistema di rilevazione e monitoraggio della programmazione che consenta di misurare il rispetto dei principi di imparzialità, indipendenza e pluralismo».
In conclusione, è arrivata la maxisanzione da 1,5 milioni di euro, adesso contestata - in uno con l'intera delibera - davanti al Tar.
Nelle tre righe del provvedimento, il tribunale ha ritenuto che «sussistono i requisiti di estrema gravità ed urgenza anche in considerazione della natura e della entità degli adempimenti la cui esecuzione viene posta a carico della Rai Radiotelevisione Italiana Spa entro il termine di 30 giorni», per arrivare a un accoglimento della richiesta di misura cautelare monocratica; per l'effetto, il giudice ha disposto «la sospensione dell'esecuzione della impugnata delibera in ogni sua parte» e fissato per la trattazione collegiale la camera di consiglio del 15 aprile 2020.
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