Meloni contro Schlein, tre parole che molto probabilmente sentiremo ancora a lungo. Duello per le elezioni regionali, duello per le elezioni europee e il duello dei duelli, quello televisivo in programma per la fine di marzo, l'occasione per le due leader di mettersi alla prova e guadagnare terreno in vista di quegli stessi appuntamenti elettorali importanti. Ne hanno di cose di cui parlare, o meglio, duellare le due leader.
Questo perché, anche in vista del loro incontro in televisione che le vedrà per la prima volta l'una di fronte all'altra, gli scontri verbali tra Elly Schlein e Giorgia Meloni hanno subìto un'escalation difficile da ignorare. Che si parli di visioni politiche molte diverse nessuno l'ha mai negato, ma adesso più ci si avvicina a quelle date importanti in primis le europee, più le due leader si affrontano senza esclusione di colpi.
Le elezioni europee
Nessuna delle due ha ancora ufficializzato la propria candidatura, dubbi in merito esistono da entrambe le parti.
Gli altri scontri
Ma dietro questa unione d'intenti, il campo di scontro tra Elly Schlein e Giorgia Meloni è molto più ampio. Senza tornare troppo indietro nel tempo, l'ultimo caso in ordine temporale è stato ieri, su quelle che sono state le intemperanze verbali del governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ormai da settimane si scaglia contro l'esecutivo e in particolare contro il ministro Raffaele Fitto che proprio sui fondi di coesione starebbe compiendo un atto di «delinquenza politica». Dopo giorni di attacchi, a sorpresa la premier sceglie domenica mattina per chiamare in causa sulla questione direttamente la segretaria dem che non «prende le distanze» dalle «intollerabili violenze verbali, autentiche intimidazioni, espresse da parte di un rappresentante delle istituzioni e del suo partito», è il messaggio che Meloni affida ai social. Ma non è finita qui. Giorgia Meloni sceglie di pubblicare il suo disappunto lo stesso giorno in cui Elly Schlein, dalle colonne del Corriere della Sera chiede invece alla presidente del Consiglio uno sforzo per «la pace a Gaza». Ma Meloni non raccoglie l'invito e, anzi, apre tutt'altro tema, e partendo dalle «elaborate analisi» di De Luca a suon di «imbecilli, farabutti, delinquenti politici», sottolinea che senza un segno di «dissociazione e condanna» non resterebbe che «prendere atto del fatto che questi sono gli impresentabili metodi democratici del Pd». Parole certamente forti, a cui Elly Schlein risponde subito. «Come al solito Meloni sposta l'attenzione dalle vere questioni», commenta senza citare esplicitamente De Luca, salvo sottolineare che «non c'è bisogno del turpiloquio per attaccare le disastrose scelte del governo» e che «certi toni non mi appartengono». Ma la numero uno del Nazareno non si ferma a questo, e lancia nuovamente la palla dall'altra parte. «Non è che il tenore degli insulti del suo capogruppo Foti siano tanto diversi», o dei «Donzelli e Delmastro che ci hanno accusati addirittura di stare coi mafiosi», continua Elly Schlein riferendosi agli attacchi arrivati per il silenzio del suo partito sulle Foibe.
E' ovvio che le vicende fonti di scontro non si esauriscono qui, dal famoso salario minimo, al ruolo dell'Italia nella guerra in Ucraina, a temi ad oggi ancora più caldi come l'autonomia differenziata e la sanità. Sulla prima è stata proprio ieri Elly Schlein a tornarci sopra: «Fossi in lei sarei più preoccupata del giudizio degli italiani sulle politiche scellerate del suo esecutivo, che vuole spaccare l'Italia con l'autonomia differenziata». Sulla seconda basta tornare all'ormai famoso ultimo "premier time" del 24 gennaio in cui le due donne avevano alzato i toni a furia di repliche proprio sul tema della sanità, in particolare sul tetto alle assunzioni negli ospedali. In quel caso Giorgia Meloni aveva ringraziato Elly Schlein per «la fiducia nel risolvere problemi che avete creato voi» ed Elly Schlein rispondeva che l'anno in cui era stato adottato il famoso provvedimento al centro della diatriba era il 2009 quando al governo c'era Silvio Berlusconi e «sa chi era Ministro di quel Governo? Lei era Ministra di quel Governo». Nulla di più rassicurante insomma, tanti i fronti di scontro, e poi un incontro per continuare a scontrarsi, ma solo tra di loro.