Fondi Lega, Finanza a caccia dei 49 milioni di euro: indagato ora l'assessore lombardo Bruno Galli

Fondi Lega, perquisizioni della Finanza: nel mirino l'Associazione Maroni presidente
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Martedì 10 Dicembre 2019, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 15:55

Parte dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali ottenuti dalla Lega falsificando rendiconti e bilanci sarebbero rientrati in Italia su conti riconducibili al Carroccio attraverso l'Associazione 'Maroni presidente', presieduta dall'assessore all'autonomia e alla cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli. È l'ipotesi della procura di Genova che accelera nell'inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei fondi - che da settembre il partito sta restituendo a rate allo Stato dopo la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la confisca - proprio mentre in Parlamento si riaccende il dibattito sul finanziamento ai partiti e sulla regolamentazione delle lobby, con la seduta in programma giovedì al Senato.

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I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Genova si sono presentati a Milano, Monza e Lecco per eseguire un decreto di perquisizione e sequestro firmato dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Paola Calleri nei confronti proprio di Galli - al quale è stato notificato un avviso di garanzia dopo l'iscrizione nel registro degli indagati per riciclaggio - e di due società lombarde: la 'Boniardi Grafichè, riconducibile al deputato leghista Fabio Massimo Boniardi, e la 'Nembo Srl', che ha cessato l'attività a luglio. Aziende che, dice la procura, hanno prestato i loro servizi per le campagne elettorali leghiste. Le perquisizioni hanno riguardato gli uffici del politico in Regione ma anche il domicilio e la sede dell'Associazione Maroni presidente, di cui Galli è presidente.

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L'assessore lombardo, sostengono la procura e la Gdf, avrebbe compiuto una serie di operazioni «su una parte delle somme provento dei reati ex articolo 640 bis» (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) commessi dal fondatore della Lega Nord Umberto Bossi e dall'ex tesoriere Francesco Belsito attraverso l' Associazione Maroni presidente. I finanzieri hanno ricostruito in particolare i passaggi relativi a circa 450 mila euro: da Banca Aletti i soldi sarebbero finiti all'Associazione e da qui, per il tramite di Galli, formalmente utilizzati per acquistare materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma in realtà mai spesi e girati su conti correnti riconducibili al Carroccio. A mettere la Gdf sulla pista delle spese fasulle attraverso fatture gonfiate, sarebbe stato un testimone che ha partecipato alla campagna elettorale. Secondo l'ipotesi dei magistrati, parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura.

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La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero dello stesso istituto e dunque slegati dal partito. A giugno scorso, inoltre, è stato sentito a Genova come persona informata sui fatti l'ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato proprio il sospetto che l'Associazione (nel consiglio direttivo ci sono anche il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e l'ex sottosegretario Stefano Candiani, mentre il tesoriere è Federica Moro) «fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi». E intanto dagli Usa arriva un'altra indagine che, secondo 'La Stampà, coinvolge un altro leghista: Bruno Caparini, imprenditore 80enne storico amico di Umberto Bossi e tra i fondatori del Carroccio. È accusato, assieme ad un altro italiano e a due russi, di violazione delle sanzioni industriali alla Russia e cospirazione. «Si moltiplicano i segnali di relazioni torbide e pericolose tra la Lega e la Russia - dice il senatore Pd Dario Parrini - Chiediamo chiarezza, la sicurezza nazionale è una cosa seria».

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