Bari, Emiliano choc su Decaro: «Lo portai dalla sorella del boss Capriati e le dissi "te lo affido"»

L'aneddoto raccontato dal governatore della Puglia dal palco di piazza San Pietro a Bari

Bari, Emiliano choc su Decaro: «Lo portai dalla sorella del boss Capriati e le dissi "te lo affido"»
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Sabato 23 Marzo 2024, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 22:17

Sta facendo discutere l'aneddoto raccontato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, durante la manifestazione di oggi a sostegno del sindaco di Bari Antonio Decaro. Facendo riferimento agli anni in cui era sindaco, Emiliano, parlando dal palco, come mostra il video della diretta postato dallo stesso Decaro su Facebook, ha rivelato una storia che ha fatto scalpore, ovvero di aver portato l'attuale sindaco, allora suo assessore alle prese con la decisione di chiudere al traffico Bari vecchia, a casa della sorella del boss del quartiere e di averglielo «affidato».

Emiliano, l'aneddoto choc su Decaro

«Un giorno - racconta Emiliano come niente fosse - sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia (...) Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c'è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine.

Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido». Poi, aggiunge parlando della caratura antimafia di Decaro, «ricordo che dopo pochi mesi andammo a confiscare tutte le case dei Capriati in piazza San Pietro».

La manifestazione

Migliaia di persone in piazza: associazioni, studenti, cittadini. Qualcuno vestito da supereroe, altri con la fascia tricolore per sentirsi ancora più vicini al primo cittadino di Bari, Antonio Decaro. È la risposta della città alla decisione del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi di nominare la commissione di accesso per valutare lo scioglimento del Comune per mafia dopo i 130 arresti seguiti all'inchiesta della Dda denominata 'Codice internò. Iniziativa avviata dalla richiesta di alcuni parlamentari pugliesi del centrodestra. Stamattina, all'indomani della nomina da parte del Viminale dei tre componenti della commissione, la città si è stretta intorno al sindaco e all'amministrazione comunale nella manifestazione 'Giù le mani da Barì, nata da una mobilitazione spontanea sui social e alla quale hanno preso parte, fra gli altri, Cgil, Pd Puglia, M5S, Libera Puglia, Arci Puglia, Link e Avviso Pubblico. Al suo arrivo in piazza, accolto da lunghi applausi e cori di sostegno, Decaro si è rivolto direttamente ai cittadini: «È una risposta meravigliosa della città per la città, è una risposta a chi pensa di utilizzare la città per la propria campagna elettorale ed è soprattutto una risposta a chi dice che Bari è sotto il ricatto della mafia», ha detto. Evidenziando che «questa città non si fa ricattare più da nessuno, né dalla mafia né dai politici perché negli ultimi vent'anni, con un lavoro quotidiano e faticoso, ogni giorno è diventata migliore. Si è rialzata, è cresciuta, ha recuperato la sua dignità e oggi è orgogliosa di essere ciò che è diventata». Decaro ha ribadito di non essere «venuto qui a fare polemiche» e che «quello che stanno cercando di farci è una vergogna senza confini. Non si calpesta una città solo per un calcolo elettorale, per vincere una partita a tavolino, non si calpesta la storia dei baresi perché si ha paura di perdere una campagna elettorale che perdono da 20 anni, perché non hanno mai avuto un progetto per la città». Al suo fianco anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha ricordato «quello che la Puglia è diventata in questi venti anni», spiegando che «chi sta cercando di rovinare un lavoro così lungo e difficile non sa quanto sia costato». In piazza, fra esponenti della politica locale e nazionale, anche la vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, a Bari «per stringere con un abbraccio popolare il suo sindaco, che è un amministratore perbene» e per ricordare al ministro Piantedosi che «quando si dice che tutto è fango e tutto è mafia, il rischio è che nulla poi lo sia davvero». Dal palco anche il presidente di Libera Puglia, don Angelo Cassano, si è rivolto al ministro dell'Interno: «Dobbiamo avere il coraggio di ricordare che quel ministro, Piantedosi, è lui il vero criminale. Lo dico con coraggio - ha affermato -. A Roma abbiamo richiamato la necessità di avere una classe politica dignitosa. Diamo un calcio ai trasformisti, mandiamoli a casa, perché il male della politica è questo». Mentre il professore emerito dell'università Aldo Moro, Luciano Canfora, ha definito quella di oggi «una giornata memorabile, sarà l'inizio della vittoria». Vicinanza a Decaro è stata nuovamente espressa da esponenti del centrosinistra come Bonaccini e Bonelli. La senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha disapprovato i «i metodi usati a Bari»: «se ci sono state infiltrazioni mafiose sarà il ministero degli Interni a intervenire», ha aggiunto. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, invece taccia la «sinistra di essere giustizialista a fasi alterne: se il sindaco Decaro - non ha nulla da temere, attenda con serenità il lavoro della Commissione».

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