Elly Schlein, dalla vittoria delle primarie alla sfida Europee: il 2023 dell'avversaria del premier

La segretaria dem Elly Schlein
di Gianluca Carini
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Sabato 30 Dicembre 2023, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 15:41

L'anno di Elly Schlein - quello politico almeno - è cominciato il 27 febbraio, con la vittoria a sorpresa alle primarie del Pd. Tutti guardavano Stefano Bonaccini e così, ha detto lei ironica, «non ci hanno visti arrivare». Doveva portare il Pd sulle piazze per rubare voti al M5S e puntare su temi nuovi, più vicini alla sinistra massimalista che a quella riformista. E invece ha mostrato un volto diverso: ha costruito, più che distrutto; ha sopito, più che aizzato. Non ha abbandonato temi "suoi", come i diritti civili. Ma è sembrata più che altro puntare su questioni trasversali, come il salario minimo o la sanità pubblica. E nel 2024, Elly sa bene che - accanto e forse più delle cinque regioni e dei 3.700 comuni in gioco nel 2024 - l'anno prossimo lo spartiacque sarà il voto del 9 giugno per l'Europarlamento, dove il Pd corre da solo e non c'è campo largo di sorta che tenga. 

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IL PRIMO ANNO DA SEGRETARIA
Il mondo cattolico - che all'inizio ha rumoreggiato parecchio e salutato alcuni storici esponenti, come Beppe Fioroni - col tempo è sembrato capire che con Elly, nonostante le differenze, si può dialogare.

L'ala più massimalista (quella di Bersani e Speranza) è ritornata alla base, mentre quella riformista (che alle primarie ha espresso Bonaccini) sembra aver concesso una tregua almeno fino alle prossime europee. Solo dopo il voto per Bruxelles, infatti, si potranno tirare le somme della strategia dem: provare più a costruire un'alleanza alternativa al centrodestra che affermare un partito solo come leader dell'opposizione. Il contrario di quello che invece persegue Giuseppe Conte: l'ex premier sogna, nemmeno troppo velatamente, di portare il M5S alla pari del Pd nel voto per l'Europarlamento. Al momento la strategia dem regge: il Pd è dato intorno al 20%, i pentastellati 3-4 punti sotto. E quindi, Conte si ingegna per rubare la scena all'alleata-rivale: organizza conferenze stampa qualche ora prima dell'altra, parla di "orticaria" rispetto alle ipotesi di campo largo, punta sui temi divisivi (come il Mes) più che su quelli che uniscono (come la sanità pubblica).

LE PROSPETTIVE PER IL 2024
Lei, Elly, sembra indifferente a un fuoco che appare, in un certo senso, amico. La strada della federatrice (e il federatore per eccellenza, Romano Prodi, lo sa bene) non è lastricata di applausi e incoraggiamenti. E quindi Schlein - più che a ritagliarsi consenso per le europee - sembra interessata alla costruzione di alleanze per il voto locale: nel 2024 si vota in cinque regioni e oltre 3.700 comuni. In Abruzzo ce l'ha fatta e ci sarà un campo larghissimo a sostegno di Luciano D'Amico. In Sardegna ha accettato di lasciare posto alla pentastellata Alessandra Todde (ma dovrà guardarsi da Renato Soru, che per polemica si presenta da solo), sperando che il M5S cambi idea e sostenga un candidato Pd in Piemonte. D'altronde, spesso - come a Foggia - il campo largo ha avuto ragione: e, in generale, di fronte a un centrodestra che si presenta unito (e che ha in mano tutte le regioni al voto nel 2024) non ci sono molte possibilità di vincere se non facendo lo stesso. Costruire e sopire.
 

Gianluca Carini

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