Elezioni in Abruzzo: L'Aquila a destra, Pescara a sinistra. Il derby tra i capoluoghi è decisivo

Dalla sicurezza ai trasporti, i risultati nelle città possono determinare la vittoria

Elezioni in Abruzzo: L'Aquila a destra, Pescara a sinistra. Il derby tra i capoluoghi è decisivo
di Stefano Dascoli
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Venerdì 8 Marzo 2024, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 15:34

C'è il sindaco di Pescara, il forzista Carlo Masci, che quasi lo urla: «Al "ferro di cavallo" c'erano i più grandi delinquenti, avevamo promesso di eliminarlo: oggi non c'è più». E c'è il sindaco di Chieti, Diego Ferrara, che si sente «molto vicino a D'Amico, anche caratterialmente», anche lui eletto nel 2020 da civico, secondo cui se il progetto per la velocizzazione della ferrovia Pescara-Roma restasse così com'è, «si distruggerebbe il tessuto urbano di Brecciarola e Manoppello». Al netto del "tira e molla" di sondaggi, c'è una cosa che di certo è in equilibrio nell'Abruzzo che domenica sceglierà il nuovo governatore tra la riconferma di Marco Marsilio, fedelissimo di Giorgia Meloni e il "campo larghissimo" dell'ex rettore di Teramo, Luciano D'Amico: il derby tra i sindaci dei quattro capoluoghi. Due sono di centrodestra e pro-Marsilio, l'altro meloniano Pierluigi Biondi all'Aquila e, appunto, l'azzurro Carlo Masci a Pescara; due sono, curiosamente, antesignani del progetto politico di D'Amico, Gianguido D'Alberto a Teramo e Diego Ferrara a Chieti.

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Opposte sono le visioni sui temi su cui si giocherà il voto.

Marsilio deve blindare quella che nel 2019 fu la sua roccaforte, L'Aquila, dove superò il 51%. Per farlo, è qui che ha scelto di siglare con la presenza della Meloni il nuovo accordo per i Fondi sviluppo e coesione, un patto col governo da 1,3 miliardi che il sindaco Biondi rimarca: «Per la mia città ci sono 70 milioni - dice Biondi -, i 5 che servono per la ricostruzione post sisma del Teatro e la difesa delle prerogative degli ospedali, contro il ridimensionamento ipotizzato dal centrosinistra». Già, perché su quest'ultimo fronte è freschissimo lo scontro sui super-ospedali: Biondi e il centrodestra (in particolare il forzista Roberto Santangelo) hanno scovato nel programma di D'Amico un paragrafo che metterebbe la croce sulla possibilità di fare del "San Salvatore" un Dea di secondo livello, il super-ospedale con tutte le specialistiche. Il Pd replica quasi sprezzante: «La strumentalizzazione della sanità abruzzese è vergognosa». È innegabile, però, che il fronte sia esplosivo. Basta sentire Gianguido D'Alberto, primo cittadino di Teramo, capoluogo che nel 2019 regalò al governatore il 45,23% dei voti e che oggi con Marsilio ha in corso una vera e propria battaglia per il nuovo ospedale: «Noi abbiamo deciso dove farlo, cioè a Villa Mosca - dice il sindaco -. È la Regione ad essere inadempiente: 120 milioni non bastano e nel bilancio non è prevista alcuna copertura integrativa». D'Alberto dice anche che Marsilio deve restituirgli ancora diversi milioni definanziati dal masterplan 2020 per essere dirottati sull'emergenza Covid: «Il recupero dell'ex ospedale psichiatrico per noi è centrale, senza fondi è impossibile partire».

SICUREZZA E TRASPORTI

A Pescara, alle ultime regionali, Marsilio prese la percentuale più bassa tra i capoluoghi, il 42,87%. Oggi il sindaco, Carlo Masci, gli tira la volata: «Marsilio va riconfermato, ha costruito qui l'ospedale Covid che ha salvato centinaia di vite umane, ha eliminato lo scandalo del "Ferro di cavallo" (l'edificio epicentro della criminalità, ndr), ci ha dato i soldi per riqualificare l'area di risulta e per la Pescara-Roma». A Chieti (42,5 a 31,17 la sfida del 2019 tra Marsilio e Legnini), però, il sindaco Ferrara la pensa diversamente: «Non siamo contrari alla Pescara-Roma, ma a questo progetto che vogliono imporci e che insiste su una zona a rischio esondazione, peraltro con appena 700 milioni disponibili su 7 miliardi». Anche qui il tema della sanità è cruciale: «Non si parla più della possibilità che il nostro policlinico possa diventare un Dea di secondo livello, c'è il rischio della delocalizzazione di alcune strutture e di perdere l'accreditamento della facoltà di Medicina».

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