LA RATIFICA
Le nuove indiscrezioni sugli atti di Perugia sono un macigno nell'aula del Plenum di palazzo dei Marescialli, convocato in via straordinaria per una seduta lampo per la presa d'atto delle dimissioni e il ricollocamento in ruolo degli ex consiglieri Corrado Cartoni e Antonio Lepre, anche loro finiti nelle carte dell'inchiesta di Perugia. Tornano agli uffici di provenienza: Lepre alla procura di Paola e Cartoni al tribunale civile di Roma. Al suo posto, come membro effettivo della sezione disciplinare subentra Paola Braggion, di Magistratura Indipendente, votata all'unanimità dai colleghi consiglieri. La linea, evidentemente, è quella della distensione anche all'interno delle correnti. Si prova a mettere punto e anche i togati di Area, il gruppo di sinistra, votano per la collega che rappresenta la corrente maggiormente coinvolta dalle intercettazioni e penalizzata dalle dimissioni di tre delle cinque toghe coinvolte nello scandalo.
LE REAZIONI
«Temo che il caso Palamara non sia isolato», è l'amara constatazione dell'ex procuratore Antimafia Franco Roberti, oggi deputato del Pd, sostenitore della linea dell'intransigenza sui rapporti tra politica e magistratura: «rapporti incestuosi», dice, che sono «diretti a piegare la funzione del Csm a interessi personali». Il segretario del Pd Nicola Zingaretti si è detto convinto che «quanto avvenuto confermi che è giunto il tempo di una riforma dell'organismo costituzionale: dobbiamo affrontare questa vicenda e abbiamo fatto bene a tenere il punto e credo che l'indagine spinga la politica alla riforma del Csm e noi dobbiamo vigilare perché la politica non mini l'autonomia della magistratura». Poi ha dato atto al parlamentare Luca Lotti, presente agli incontri in cui le toghe discutevano delle nomine, dell'autosospensione giudicandola un gesto di «grande responsabilità».
«Mi rifiuto di credere che queste situazioni siano usuali e se lo sono state andrebbero colpite identicamente», dice invece il nuovo presidente dell'Anm, Luca Poniz, che nella sua prima uscita in tv conferma la linea dura sul caos che ha travolto il Csm e torna a prendere le distanze dal suo predecessore Pasquale Grasso. «Tutto questo non c'entra con il rapporto politica-magistratura: è una patologia di questo rapporto, che io continuerò a censurare in ogni occasione», precisa.
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