Covid e turismo, Francesco Rutelli: «Difendiamo l'immagine dell'Italia all’estero, nessuno ci dipinga come la maglia nera»

Covid e turismo, Francesco Rutelli: «Difendiamo l'immagine dell'Italia all’estero, nessuno ci dipinga come la maglia nera»
di Diodato Pirone
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Martedì 25 Agosto 2020, 07:48
«Sono rimasto molto colpito - dice Francesco Rutelli - da come all’estero sia stata riportata la notizia del recente aumento dei contagi di Covid in Italia. Stiamo rischiando di finire di nuovo nel calderone degli appestati quando invece il nostro livello di nuovi contagi in rapporto alla popolazione è obiettivamente assai inferiore a tanti altri paesi europei ed enormemente più basso, ad esempio, rispetto agli Stati Uniti. Dunque nessun trionfalismo, nessuna riduzione dei livelli di guardia, ma anche nessuna ingenuità: dobbiamo difendere la nostra immagine all’estero per evitare di subire danni ingiustificati e qualche sgambetto da parte di partner che sono anche concorrenti sul piano del turismo e di quello commerciale».

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Covid e turismo


E’ un fiume in piena Francesco Rutelli che con un post su facebook ieri ha lanciato l’allarme.

Rutelli lei pensa che sia in corso qualche operazione malevola per mettere in cattiva luce la situazione sanitaria italiana?
«No, nessun complotto. Anzi vorrei sottolineare per prima cosa che noi italiani dobbiamo continuare a non sottovalutare il Covid per la nostra salute e, essendo stati il primo paese occidentale colpito, valutare bene le gravissime conseguenze dell’epidemia sul nostro turismo, gli strascichi sul nostro export e in generale sull’immagine del Paese. I comportamenti di ogni singola persona hanno un enorme valore collettivo».

Se non c’è un “complotto” perché è così preoccupato?
«Ma perché ci vuole poco ad appiccicare all’Italia e al made in Italy un’etichetta di Paese a rischio che non meritiamo. Basta mettere la foto del Colosseo con un sottotitolo che dice che in Italia c’è un record di contagi per inviare un segnale negativo che, se non contrastato, può avere strascichi assai negativi. Ma vorrei essere chiaro: nessuna polemica con nessuno dei paesi vicini che hanno un livello di contagi in relazione alla popolazione decisamente più alto del nostro. Semplicemente vorrei che all’estero si formi la consapevolezza che l’Italia non è nelle condizioni dei primi di marzo. Non dobbiamo essere malmostosi ma neanche ingenui perché è evidente che sulla disinformazione giocano anche interessi molto forti».

Sui flussi turistici ci sono enormi interessi in gioco.
«Come è noto il turismo assicura circa il 13% del Pil italiano ed è una delle voci più importanti dell’economia delle nostre città d’arte. Il settore è in enorme sofferenza e sarebbe davvero un peccato se dovesse continuare a registrare riverberi negativi come se il nostro sistema sanitario fosse in sofferenza mentre in realtà l’infezione, anche se dobbiamo restare vigilanti e severi, in Italia si mantiene a un livello più basso rispetto ad altri Paesi».

Crede che si stiano creando danni alla nostra reputazione?
«Non bisogna lasciare spazi alla diffusione di notizie infondate e bisogna fare in modo che i mass media internazionali calibrino bene le notizie sul Covid che arrivano dall’Italia. Una reputazione corretta è fondamentale per l’Italia e per il made in Italy».

Cosa si può fare in concreto?
«Ministero degli Esteri e Ice stanno lavorando a una campagna pubblicitaria internazionale sull’immagine dell’Italia. Inoltre all’Anica, che io presiedo, è stato chiesto di collaborare per la produzione di “corti d’autore” che poi saranno distribuiti dalle nostre strutture diplomatiche nel mondo sia per il grande pubblico che per le fasce “alte”. La call scade il 4 settembre».

Non si rischia l’agiografia?
«No. Senza fare paragoni impropri con il neorealismo, siamo consapevoli che l’Italia del cinema ha saputo sempre fornire un’immagine autentica del Paese rendendo un servizio all’Italia. I “corti” si innesteranno in questo filone e c’è di più».

Cosa?
«A Venezia presenterò il “soft power club”, una iniziativa internazionale per favorire dialogo e rispetto tra nazioni, imprese e cittadinanza digitale, da contrapporre al “potere della manipolazione”. Argomento che a ben vedere si collega anche a certe gestioni all’estero del caso-covid italiano».

 
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