Al centro del processo, che in caso di accordo extragiudiziale verrebbe di fatto annullato con l'estinzione del reato, ci sono delle frasi scritte più di due anni fa da Buffagni sul suo blog e su Facebook.
L'allora consigliere lombardo aveva paragonato il metodo di governo della Lombardia da parte del Carroccio a quello del «Pd, mafia capitale» e aveva parlato di «ragnatela leghista» fatta di un «sistema marcio che sta infettando le istituzioni», in quanto sarebbero stati piazzati degli «yes men» per «aprire porte e stendere tappeti rossi». Parole che all'epoca avevano mandato su tutte le furie l'attuale ministro dell'Interno che decise di sporgere querela ritenendo, come poi risulta dall'imputazione, la Lega parte offesa (non è parte civile) assieme allo stesso Morici e ad Andrea Paganella (non è parte civile), capo della segreteria di Salvini. Poi, però, con la nascita dell'alleanza di governo giallo-verde, il processo non è mai di fatto iniziato ed è stato rinviato più volte in attesa che i due politici formalizzassero la "pace", che ora sembra davvero vicina. I legali ( Salvini è rappresentato dal legale Claudia Eccher) hanno, infatti, spiegato al giudice che le «trattative conciliative» sono in stato avanzato e il magistrato ha, quindi, concesso un rinvio di due mesi per perfezionare l'accordo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA