Gasparri: «Voti dall’opposizione? Ben vengano. Il centrodestra andrà unito al Quirinale»

"Tra Meloni e Berlusconi dialogo continuo, ma a Silvio è dispiaciuto ricevere certi veti"

Gasparri: «Tra Meloni e Berlusconi dialogo continuo, ma a Silvio è dispiaciuto ricevere certi veti»
di Francesco Bechis
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Sabato 15 Ottobre 2022, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 16:51

La maggioranza è una e si chiama centrodestra. Se però sull’agenda di un Paese in mezzo a una tempesta d’autunno - dalla crisi energetica al lavoro e le misure di sostegno - si troverà una convergenza più ampia, magari con il sostegno del Terzo polo a singoli provvedimenti, «ben venga». Maurizio Gasparri, senatore e veterano di Forza Italia, parla al termine della due giorni che ha visto eleggere i presidenti di Camera e Senato. E ci tiene a derubricare l’incidente di Palazzo Madama sull’elezione di Ignazio La Russa, «al Quirinale e al governo arriveremo insieme, compatti». 

Da questa settimana esce un centrodestra indebolito?

«Non la vedo così nera.

E anzi ci tengo a chiarire come è andata al Senato».

E come è andata?

«Negli ultimi giorni Berlusconi ha fatto aperture e passi di lato per l’unità del centrodestra. Si aspettava lo stesso dall’altra parte. Gli è dispiaciuto ricevere veti».

Di qui il blitz in aula.

«Nessun blitz, lui anzi ha partecipato al voto per dare un segnale. Alla seconda votazione eravamo pronti a votare La Russa».

È andata diversamente. C’è stato o no un lodo Ronzulli?

«No, è vero il contrario. Appena iniziata la votazione, Licia ha chiesto a tutti di partecipare, mettendo davanti la coesione». 

Ma FI non ha votato e sono arrivati i 17 franchi soccorritori. Un piano di FdI?

«Diciamo che quando c’è il voto segreto scattano sempre meccanismi di difesa. La Russa è in Parlamento da tanti anni, non stupisce che abbia raccolto un consenso più ampio».

Raccolto o chiesto?

«Non saprei, forse una via di mezzo». 

In ogni caso, il voto giovedì ha dimostrato che esiste un’altra maggioranza. O almeno una più ampia, magari insieme al Terzo polo di Renzi e Calenda.

«Non esiste una maggioranza alternativa. Sfido questi franchi soccorritori a votare con noi la legge di stabilità, i provvedimenti sull’immigrazione, il sostegno alle famiglie». 

E se così fosse?

«Su alcune urgenze del Paese, penso al lavoro e le pensioni, ben venga se si trova un consenso più largo in Parlamento, applausi». 

Non temete che i centristi possano rimpiazzarvi al governo?

«Lo escludo. Meloni ha fatto della coerenza la sua cifra identitaria, non uscirebbe mai dal perimetro del centrodestra, il mandato degli elettori è chiaro. Poi, è fisiologico che il programma di Renzi e Calenda sia più vicino al nostro, in alcuni punti, di quello ad esempio dei Cinque Stelle. Questo non comporta di certo un’alleanza politica».

Torniamo al centrodestra. «Supponente, prepotente, arrogante e offensivo». Sono aggettivi rivolti da Berlusconi a Meloni in un suo appunto al Senato. Il clima non è dei migliori...

«Tenderei a derubricare la polemica. Tutti in privato possiamo usare espressioni colorite. In queste settimane Berlusconi ha parlato con la Meloni più volte. C’è un dialogo continuo, ovviamente non manca qualche differenza».

Si è visto...

«Berlusconi in alcune fasi attende, per la sua lunga esperienza e leadership politica, una considerazione non solo legata alle percentuali di voto. Posso fare un esempio calcistico?». 

Prego.

«Prendiamo la Roma. Dybala è un grande attaccante, segna gol e giustamente ha i riflettori addosso. Totti quando gioca oggi segna di meno, ma quando passa si ferma il traffico».

Adesso il vostro strappo al Senato può avere ripercussioni sulla scelta dei ministri?

«Non mi sembra credibile».

Avete richieste? Quali sono i ministeri in cima alla lista di FI?
 

«Immagino uno tra Esteri e Difesa. Ma anche il Mise, per un partito come il nostro che ha da sempre un grande dialogo con il mondo produttivo». 

E la Giustizia?

«Ovviamente per noi la riforma della giustizia è una priorità. Ma su questi dicasteri in particolare serve il placet del presidente della Repubblica, che fra l’altro è vicepresidente del Csm».

Siamo a una settimana dalle consultazioni al Quirinale. Andrete da soli o insieme?

«Lo decideranno Meloni, Berluscconi e Salvini, mi auguro si sentano presto per decidere. La cosa migliore, a mio avviso, sarebbe dare prova di una maggioranza coesa tanto più in un passaggio così delicato».

Le lancette corrono. Riuscirete a serrare i ranghi in tempo?

«Su questo non ho alcun dubbio. È il calendario che impone un confronto fra le parti, un’operosa saggezza. Bisogna eleggere gli uffici di presidenza, alcune cariche spettano all’opposizione. Non possiamo tirare a sorte, troveremo un accordo come sempre».

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