Stefania Rocca: «Sono possessiva, ma non lo faccio vedere. La gelosia? È passata. Sono una madre ribelle»

L’attrice: «In passato ho sentito molto il peso del ruolo materno tradizionale»

Stefania Rocca: «Sono possessiva, ma non lo faccio vedere. Io, madre ribelle e senza rimorsi. La gelosia? È passata»
di Andrea Scarpa
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Domenica 10 Dicembre 2023, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 09:34

«Sì, sono un’incosciente. Pensavo di calmarmi con l’età e invece non è andata così». Stefania Rocca comincia a raccontarsi e ci va giù dritta, senza girarci intorno: «Se non lo fossi non mi sarei lanciata in un’avventura come Chicago (oggi ultima replica al Teatro Brancaccio di Roma, ndr), dove sono l’unica attrice in mezzo a un cast di super professionisti del musical. Io con loro sono un pesce di mare che entra in un lago, o viceversa. Però a me piace uscire dalla comfort zone, rischiare, e magari - anche sbagliando - fare un passo avanti e capire qualcosina in più di me. C’è addirittura chi mi dà della masochista».

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Le piace farsi del male?
«No. Ho solo voglia di scoprire cose nuove e fare la mia strada».
Dove sta andando a poco più di 50 anni?
«Oddio, sempre con questa storia dell’età...».
Oddio, per caso si sente vittima di ageismo (inglesismo che indica la discriminazione nei confronti di una persona o più persone in base all’età)?
«No, però c’è sempre questa cosa di voler sottolineare l’età. Sono una boomer, è vero, e non mi piacciono le etichette. Servono solo a escludere».
Non si sta un po’ esagerando? Non rischiamo di annullarci?
«No, perché nessuno sa fermarsi con questi marchi da affibbiare e troppo spesso si finisce inevitabilmente per essere violenti».
Addirittura?
«Sì. Il rischio, come sappiamo bene, è quello. È arrivato il momento di ripensare ogni persona come un pezzo unico senza caratterizzazioni. E ricordarsi che siamo in movimento».
In questi anni è mai stata equivocata?
«Sì, un po’. Sono torinese, ho gli occhi e la carnagione chiara, quindi qualcuno ha pensato che fossi una fredda nordica tutta d’un pezzo. E ai primi provini mi dicevano che non sembravo italiana... Sciocchezze».
E invece è mai stata vittima di pregiudizi?
«A volte, da quando sono madre, ho sentito il peso di non esserlo esattamente come il ruolo tradizionale imporrebbe, cosa che mi ha fatto sentire un po’ in colpa». 
Sta parlando dell’associazione mamma in carriera-donna egoista?
«Sì. Questa cosa un po’ l’ho subita, anche se poi i miei due figli li ho quasi sempre portati con me in giro. Adesso, però, posso tranquillamente dire che ognuno può essere genitore come vuole perché il rapporto è talmente personale che ogni storia è unica. Non c’è una regola».
Cosa vuole assolutamente trasmettere ai suoi figli?
«Il rispetto per gli altri, la gentilezza, l’importanza di trovare una propria passione e portarla avanti perché è quella che ti darà la vera libertà nella vita».
Per lei questa ricerca è stata faticosa?
«Io sono stata fortunata: a sette anni già sapevo di voler fare l’attrice, poi farlo veramente non è stato facile. Sono andata via di casa senza avere le spalle coperte».
Si sente in credito o in debito?
«Per anni mi sono sentita talmente fortunata che mi sono sempre sentita in debito con il mondo. Oggi con la maturità mi dico: ma perché? Tutto quello che ho fatto è anche merito mio, un po’ più di autostima ci vuole».
È stata un’operazione faticosa?
«Per me, sì. Non sono una che sa prendersi tutta la sua parte e vendersi totalmente».
E ha avuto il giusto?
«Sì. Ho fatto belle cose. E mi piacciono le persone che mi seguono perché so da tempo che non si può piacere a tutti. Però si può scegliere a chi piacere».
Ha detto che spesso si è sentita su un trampolino senza sapere bene cosa ci fosse sotto: adesso cosa c’è?
«Dopo l’esperienza fatta pochi mesi fa in teatro, dirigendo La madre di Eva, su un percorso di transizione da un genere all’altro, direi che c’è l’esperienza della regia. Mi sono molto divertita, ho capito che ho la maturità giusta per portare gli altri verso una mia visione». 
Se uno dei suoi figli un giorno le dicesse che vuole cambiare sesso come reagirebbe?
«Leggendo il libro di Silvia Ferreri mi sono subito immedesimata in lui e da lì è partita la mia curiosità: cosa avrei fatto al suo posto? Avrei voluto essere ascoltato, è stata la mia prima risposta, e questo è quello che farei con un mio figlio: ascoltare. La cosa più importante è liberarsi dei condizionamenti della società e riuscire, tutti, a guardarci in faccia veramente».
Vuole fare un film tratto dalla “Madre di Eva”, vero?
«Sì. Ho scritto un soggetto che ha vinto un premio internazionale, cosa che mi ha dato un piccolo bonus per scrivere la sceneggiatura. Ci sto lavorando, devo consegnare il progetto a gennaio. Vediamo, incrocio le dita».
Dopo quello diretto da Paola Cortellesi una bella sfida: le è piaciuto “C’è ancora domani”?
«Certo. L’ho trovato giustissimo per questi tempi. Ha realizzato una simbiosi tra passato e presente molto interessante: bravi gli attori, belle le scelte musicali e i movimenti. Il tema. Un bel film: moderno, sensibile, incisivo».
Ha mai avuto problemi di violenza con un uomo?
«Da giovane anch’io mi sono ritrovata a vivere situazioni in cui l’altro cercava di gestirmi, era molto possessivo e geloso. Poi quando ho capito che non ero io a scatenare tutto questo con i miei comportamenti, ma che il problema era suo, ne sono uscita». 
Mai stata gelosa?
«Io sono possessiva più che gelosa. Me la vivo interiormente, però, senza darlo a vedere. Infatti credo che negli anni l’ho anche superata, questa cosa: quando mi succede prendo e vado a fare due passi in giro. Di brutto, come a tante altre donne, da giovane mi è capitato spesso di non avere quella libertà di girare per strada in sicurezza. E di nascondermi».
Cioè?
«Sentirmi meglio nascondendomi sotto il mio aspetto un po’ mascolino, magrolino, con le spalle curve. E pensare così di non attirare gli sguardi, non cercarsela. Questa cosa, essendo uscita da casa dei miei a 19 anni, l’ho sentita a lungo. Ed è proprio brutta».
Recentemente Giovanna Mezzogiorno ha detto cose molto dure sull’ambiente cinematografico: negli ultimi anni si è sentita completamente emarginata dopo aver preso venti chili durante la gravidanza, ha avuto zero solidarietà da parte dei colleghi, e addirittura ferocia da parte delle donne. Che ne pensa?
«La mia esperienza personale non è di questo tipo, sono sincera. Ho tanti amici in questo ambiente, e anche in altri, per fortuna. Finora non mi sono mai sentita abbandonata. Detto questo, non conosco la vicenda ma quando uno si sente in un modo forse è quello che vuole». 
Qual è la sua arma in più?
«Cercare di dare e vivere emozioni. Sempre. E spesso riuscirci».
Ha dimenticato di ringraziare qualcuno?
«No. Devo dire che lo faccio sempre e comunque, senza problemi. Ma ringrazierei di nuovo tutti i sorrisi che ho incontrato fin qui. Quelli fanno la differenza».
Qual è la promessa più importante che ha fatto ed è riuscita a mantenere?
«Mi viene subito in mente mio marito (Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, con il quale forma una coppia dal 2005, ndr)».
Facile facile.
«Sorprendente, direi.

Sono cresciuta pensando che non mi sarei mai sposata. Ci ho messo tanto per cambiare idea e quindi essere qui, oggi, a parlare di quell’impegno promesso e mantenuto, per me è un bel traguardo. Mi piace».

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