Sofia Goggia: «Diventare mamma? Non prima di quattro anni. Tengo stretta a me la mia vita privata»

La sciatrice si racconta

Sofia Goggia: «Diventare mamma? Non prima di quattro anni. Tengo stretta a me la mia vita privata»
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Martedì 2 Gennaio 2024, 09:56

Sofia Goggia non raggiungerà mai Alberto Tomba. Almeno non crede. Parole sue, parole a La Repubblica dove ancora una volta si tiene stretta la sua vita privata. Nessuna parola su chi le sta accanto. Solo gossip, solo voci quelle su Massimo Giletti. «La vita è mia, la vita mia è privata, mi tengo questo pezzo per me. Siamo molto esposti al pubblico come persone e come atleti, anche tramite i social, ma penso che ci sia una sfera personale da dover custodire per se stessi».  Ma a diventare mamma come la sua amica Federica Pellegrini ci pensa. Ma non subito. «Non prima di quattro anni almeno». Nel frattempo è diventata zia. «Fa strano perché sono in quella fase in cui tutti si sposano e fanno figli, io invece ho ancora gli sci ai piedi. So che la mia sfida ha un tempo determinato e voglio provare a vincere il più possibile. Se mi sento in difetto? So solo che ho 31 anni e l’orologio scorre. Non come una minaccia, ma insomma scorre».

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Sofia Goggia, dalla vita privata alla carriera

La Repubblica le fa notare che Sofia tiene molto al suo aspetto.

Lei nega. «Non lo direbbe se vedesse la spazzola di plastica che ho nello zaino da sci: ridotta malissimo, ha gli aghi decimati. Prima delle gare mi devo fare la coda davanti allo specchio, mi bagno le mani e le passo sui capelli in modo che non ce ne sia uno fuori posto sennò mi dà fastidio». E nelle serate di gala indossa «un completo elegante, non posso andare wild, anche se rimango una selvaggia un poco più pettinata. Ma a me piace anche la sagra della polenta taragna a Roncobello».

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Sulla violenza sulle donne

Capitolo violenza sulle donne. Anche Sofia Goggia è rimasta colpita dall’omicidio di Giulia Cecchettin: «Penso che i comportamenti culturali medioevali siano da colpire e stigmatizzare, così come l’indulgenza davanti alla prepotenza del potere maschile, ai modelli aggressivi che tv e media diffondono nel paese. Bisognerebbe introdurre nelle scuole un’educazione civica ed emotiva affinché i ragazzi siano guidati al valore del rispetto verso l’altro e diventino loro stessi anticorpi alla violenza. Cecchettin ha gridato le sue paure, è rimasta inascoltata. È una storia che ci mostra che anche quelli che vengono dipinti come “bravi” ragazzi non sono esenti da crimini così efferati». 

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