Sinner: «Non sono troppo buono, sono solo un ragazzo normale. Io portabandiera alle Olimpiadi? C'è chi ci tiene di più»

Il racconto del tennista, tra famiglia, lavoro e progetti futuri

Sinner: «Non sono troppo buono, sono solo un ragazzo normale. Io portabandiera alle Olimpiadi? C'è chi ci tiene di più»
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Lunedì 8 Aprile 2024, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 07:29

Non si considera troppo buono, ma solamente «normale». Per Jannik Sinner cedere l'ombrello alla raccattapalle, dare l'acqua a una spettatrice, giocare a calcio con un bambino non è niente di eccezionale, ma rientra nel suo modo di vivere. Solo che adesso, a riprenderlo, ci sono molte più telecamere di prima. 

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La "normalità di Sinner"

È un ragazzo normale Jannik Sinner.

Nonostante sia diventato il tennista numero 2 al mondo, secondo solo a Novak Djokovic, il 22enne altoatesino continua a condurre la sua vita di sempre, solo con qualche telecamera in più. Intervistato dal "Corriere della Sera", il tennista ha raccontato come non è cambiata la sua vita, nonostante gli ultimi successi e la fama conquistata. E sulla "narrazione buonista da libro cuore" - tra gesti amorevoli sul campo e con i fan - ha confessato: «Ecco, forse si è andati un po' oltre. A me è sembrato di fare cose normali: vedi uno che non sta bene, lo aiuti; incontri un bambino, c'è una palla, fai due tiri. Non sto nemmeno a pensarci. È il mio modo di vivere. In campo sono serio, faccio i miei rituali, ma dopo il match mi piace scherzare. Io sono così, sono sempre stato così: la differenza è che adesso ho più telecamere addosso, più attenzione. E tutto viene amplificato. Ma non esageriamo, dai».

Si definisce un ragazzo come gli altri l'altoatesino, con gli stessi difetti di quelli della sua età, con le stesse arrabbiature, con gli stessi sogni, con gli stessi sbagli ogni tanto. A cambiare negli ultimi mesi non sono state molte cose, se non l'altezza - «Sono cresciuto in altezza: 1,92/1,93, non più l'1,88 che riporta il sito della Atp» -, i muscoli e la tattica. Sì perché Jannik Sinner dice di essere cresciuto soprattutto da quel punto di vista: «Adesso riesco a giocare senza pensare tanto, viene tutto più naturale. Pensare toglie fluidità. Ma per riuscirci devi poterti fidare del tuo fisico e di certi colpi, che prima non mi venivano bene. In palestra solo io e il mio team sappiamo quanto lavoro faccio: il risultato è che sto bene, ho giocato tutto il 2023, e fino a qui, senza avere problemi. E anche quando sono stanco, recupero più in fretta».

L'importanza della famiglia

A non cambiare per Jannik Sinner è stato anche il rapporto con la famiglia: «Non cambierà niente: la mia mamma continua a non guardare le partite perché si agita, e se la chiamo spesso non risponde perché ha da fare. Mio fratello lavora, quindi non può seguirmi. A Indian Wells ho invitato il mio migliore amico: mi ha fatto piacere che sia venuto perché ha potuto vedere come funzionano il mio mondo e la mia vita. Ha visto che, vinco o perdo, sono sempre lo stesso Jannik che ha conosciuto a scuola. Ci tengo a tenere le persone a cui voglio tanto bene vicino a me. Vincere ha un peso, ma la cosa più importante sono gli affetti. Quando ero piccolo e i miei rientravano da una giornata di duro lavoro, comunque sorridevano».

I prossimi progetti

Tra i prossimi obiettivi del tennista, Wimbledon, Roma e Parigi tra Roland Garros e Olimpiadi. «Cosa mi incuriosisce delle Olimpiadi? L'atmosfera, il fatto che ci sia solo ogni quattro anni, la condivisione, incontrare altri atleti. Mi piacerebbe andare allo stadio a vedere l'atletica. A Tokyo, tre anni fa, non mi ero sentito pronto ma ora è cambiato tutto». Nonostante ciò, però, non si vede come portabandiera dell'Italia: «Secondo me è giusto che lo faccia un atleta che ha già vinto una medaglia d'oro. Per me sarà la prima volta ai Giochi, sento di aver fatto fare un bel passo avanti al tennis italiano insieme agli altri azzurri, però onestamente la bandiera deve portarla chi basa la carriera sulle Olimpiadi. Poi se vogliono darmela, io sono felice ma come tennista ho i quattro Slam, i nove Master 1000, la Coppa Davis. Per me l'Olimpiade è un torneo, un di più. Per altri è il torneo», ha concluso Jannik Sinner.

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