The Kolors: «Finalmente a Sanremo, la Champions del pop. Scartati l'anno scorso, ora siamo pronti per il riscatto»

Dopo “Italodisco”, il tormentone del rilancio, la band arriva al Teatro Ariston con il brano “Un ragazzo e una ragazza”: «Ritmo funk che strizza l’occhio a Prince

The Kolors: «Finalmente a Sanremo, la Champions del pop. Scartati l'anno scorso, ora siamo pronti per il riscatto»
di Mattia Marzi
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Lunedì 22 Gennaio 2024, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 06:10

Fino a otto mesi fa i The Kolors erano un gruppo in crisi. Un paio di hit, negli ultimi anni, le avevano comunque azzeccate (il duetto con Elodie su Pensare male nel 2019 vinse il Disco di platino, così come Cabriolet Panorama nel 2021), ma in rapporto alla quantità di singoli sfornati - Los Angeles, Non è vero, Nella pancia della balena, Mal di gola, Solero, Leoni al sole, Blackout - nove brani in tre anni - avevano collezionato più buchi nell’acqua che altro: «Ciò che ci ha spiazzato di più è vedere come una canzone abbia avuto la forza di riposizionare un intero progetto», dice oggi Antonio Stash Fiordispino, 34 anni, il frontman del gruppo. 

La canzone, naturalmente, è Italodisco, che a sorpresa ha fatto tornare a girare la ruota per il trio composto dal cantante e chitarrista insieme al cugino Alex Fiordispino (batteria e percussioni) e a Dario Iaculli (basso), che dopo la vittoria ad Amici nel 2016 sembrava essere finito ai margini delle scene discografiche. 4 Dischi di platino, 105 milioni di streaming, oltre 45 milioni di visualizzazioni su YouTube. E poi parodie, cover (alcune surreali, come quella dei georgiani Nikos Band, che negli ultimi giorni è diventata virale sui social). La partita dei The Kolors - che il 3 aprile saranno in concerto al Forum di Assago a Milano - a Roma suoneranno il 20 giugno alla Cavea del Parco della Musica - evidentemente non era ancora finita.

Dal 6 al 10 febbraio il trio porterà la sua cassa dritta sul palco dell’Ariston, in gara al Festival di Sanremo 2024 con Un ragazzo una ragazza: «C’è chi ammette di voler fare il Festival e chi mente. Noi lo consideriamo la Champions League del pop».

Cos’era mancato ai The Kolors prima di Italodisco?
«Artisticamente parlando non ci siamo mai sentiti morti. Abbiamo avuto semplicemente un momento meno forte rispetto a quello dopo Amici: il percorso è fatto di alti e bassi».

Cosa ha funzionato con il tormentone dello scorso anno?
«La sincerità. Ci siamo detti: “Che in radio funzioni un genere diverso da quello che facciamo noi, non ci deve importare: dobbiamo essere autentici”. La canzone ha fatto tutto da sola».

“Un ragazzo una ragazza” sembra un pezzo sulla falsariga di Italodisco: dai The Kolors ora ci si aspetta solamente la cassa dritta?
«Sarebbe sbagliato paragonare i due brani. Italodisco era un omaggio a certi riferimenti, menzionati anche nel testo in un gioco di citazioni molto pop (“mi parte il basso dei Righeira”, “Moroder nell’anima”, ndr). In Un ragazzo una ragazza c’è il funk che strizza l’occhio a Prince, fiati à la Al Jarreau, ritmi dance Anni ’70».

L’attacco sembra lo stesso di Salirò di Daniele Silvestri: un riferimento voluto?
«No, ma mentre lavoravamo con Davide Petrella (co-autore del brano e già dietro al successo di Italodisco, ndr) ce ne siamo accorti anche noi e ci piaceva l’idea. Tra l’altro, il nostro manager ha avuto modo di far ascoltare la canzone a Daniele e gli è piaciuta: ha detto che la trova fortissima».

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Vi accompagnerà nella serata delle cover?
«No, no. Mostreremo un altro nostro lato, un’altra anima dei The Kolors. E non ci basterà un solo pezzo, racconteremo più capolavori. Sarà un momento internazionale. Ci accompagnerà un nostro sogno musicale».

“Italodisco” è già più croce che delizia?
«Macché. Magari facessimo tutte canzoni così. E comunque questa svolta è precedente a Italodisco. L’anno scorso a Sanremo ci eravamo proposti con un pezzo che era una bozza di Un ragazzo una ragazza. Il brano è nato più di un anno fa: eravamo in stazione Centrale a Milano. Avevamo visto un ragazzo che tentava un approccio con una ragazza, una scena che nascondeva tanti non detti: entrambi dovevano trovare il coraggio di fare il primo passo. Un bel momento di verità in un mondo dove c’è tanto “rapporto online”».

Amadeus ha commesso un errore di valutazione?
«No: la primissima versione, quella che gli mandammo, era di un minuto, c’era solo il ritornello: le cose accadono quando devono accadere e per noi è la cosa più giusta».

Cosa avete imparato dalla crisi?
«A goderci pure quei momenti, perché prepareranno il riscatto dal punto di vista artistico».

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