Renato Vitaliani, l'ingegnere che ha salvato il grattacielo di Taiwan dal terremoto: «Così la "mia" sfera e i dissipatori di energia hanno evitato una strage»

L'edificio è rimasto in piedi grazie a una sorta di maxi-pendolo collaudato dal professor Vitaliani

Renato Vitaliani, l'ingegnere che ha salvato il grattacielo di Taiwan: «Quella notte ero in ansia, poi ho capito di aver evitato una tragedia»
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Venerdì 5 Aprile 2024, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 19:08

Renato Vitaliani, ingegnere civile ed ex professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova, è il padre della maxi-sfera che ha impedito al grattacielo Taipei 101 di crollare durante il violento terremoto a Taiwan dello scorso 3 aprile. Nonostante i suoi 509 metri di altezza e il forte impatto della scossa, l'edificio è rimasto in piedi grazie al "Tuned Mass Damper", una sorta di maxi-pendolo posto tra l'87esimo e il 92esimo piano, frutto del lavoro di un'impresa di Selvazzano (Padova), la Fip Mec, collaudato dal professor Vitaliani.

L'ingegnere si è detto «felice nel vedere che il suo lavoro ha salvato tante vite» e ha spiegato che, senza un sistema simile, le conseguenze per l'edificio e per le persone al suo interno sarebbero potute essere molto gravi. 

Professor Vitaliani, come funziona il maxi pendolo del grattacielo Taipei 101?
«Io ho collaudato questo sistema, che è stato costruito da una società di Padova, la Fip Mec, su incarico di chi ha edificato il grattacielo alto 509 metri. La sfera pesa 660 tonnellate, è composta da dischi d'acciaio ed è posizionata intorno al 90esimo piano dell'edificio, in uno spazio vuoto nel quale il pendolo ha la possibilità di muoversi.

Attorno a questa massa sono stati posizionati dei dissipatori elastico-viscosi. Il sistema è stato creato in primo luogo per il vento, che per un edificio così alto è il problema principale, ma ovviamente anche per i terremoti. Quando arriva un sisma oppure una folata particolarmente forte, la torre inizia a oscillare e il pendolo si muove in contrapposizione e in direzione contraria rispetto alla spinta che riceve. Oltre a questo, ci sono i dissipatori, sempre progettati dalla Fip Mec, che hanno proprio il compito di dissipare energia. Quindi le azioni sono due: diminuzione di forza per effetto pendolo e diminuzione di energia dovuta ai dissipatori elastico-viscosi. È lo stesso concetto di un'automobile che prende una buca e rimane dritta. Quando il sisma o il vento finiscono, il pendolo non può più vibrare non essendo più contrastato e viene bloccato. Per il collaudo bisognava pagare un'assicurazione di 1 miliardo di euro che ha pagato la Fip, mentre io ho eseguito tutte le verifiche necessarie. Già con le prime folate di vento si è capito che il sistema fosse funzionante».

Cosa sarebbe successo all’edificio se non ci fosse stato l’assorbitore armonico?
«Un edificio così alto avrebbe avuto, senza dubbio, rotture e fessurazioni. In quella zona molti edifici si sono inclinati visto che il terreno va in liquefazione. Mi spiego meglio: con il sisma aumenta la pressione sull’acqua presente nel terreno che è di tipo argillo-sabbioso. In certe zone esso diventa una sorta di sabbia mobile e un edificio che oscilla tanto tende a piegarsi proprio come su delle sabbie mobili. Pensate cosa sarebbe potuto succedere se una bestia di oltre 500 metri si fosse inclinata».

Cosa ha provato nel constatare che l'opera che ha collaudato ha funzionato?
«Quanto ero in ansia la notte del terremoto, non sono riuscito più a chiudere occhio dopo aver saputo della scossa, ma poi quando ho visto che la torre non ha vibrato come avrebbe potuto mi sono sentito veramente felice. C’era tanta gente dentro, più di mille persone probabilmente: la felicità di averle salvate è indescrivibile ed è la mia più grande soddisfazione. Non ho mai pensato "che bravo che sono stato", ma solo a tutta la gente che è rimasta illesa. A Taiwan, dopo il terremoto di 25 anni fa che fece migliaia di vittime, hanno iniziato eliminare la liquefazione nel sottosuolo (noi lo facciamo dal 1500) e hanno fatto bene. Quando dico che per noi italiani non è una novità, mi riferisco ad esempio allo stemma di Mantova che risale al sedicesimo secolo, nel quale sono disegnati i pozzi artesiani che avevano la funzione di riequilibrare la pressione dell’acqua».

Il sistema applicato al grattacielo di Taiwan è in grado di rendere un edificio sicuro al 100%?
«Se viene correttamente installato e si effettua una giusta manutenzione, possiamo dire che l’edificio è sicuro al 100% visto che si tratta di un sisteme meccanico. L'unica variabile è quella dettata dall'errore umano: un aggancio effettuato male, un gancio non dimensionato a sufficienza, sono tanti i possibili errori. Io, ad esempio, ho pensato a dei piccoli perni che dovrebbero rendere ancora più sicuri i dissipatori, che in certi casi finiscono per rovinarsi. La manutenzione, però, è sempre necessaria: con una corretta manutenzione si possono dormire sonni tranquilli. Pensiamo a quello che è successo al ponte Morandi di Genova».

In Italia ci sono edifici che avrebbero bisogno di un sistema simile per essere più sicuri?
«No, in Italia gli edifici sono massimo di 40 o 50 piani. Il costo di questo genere di sistemi è troppo alto e non ne vale la pena, ci sono altri sistemi che sono più che sufficienti per le nostre costruzioni. Io, ad esempio, ho lavorato come consulente per l'introduzione di dissipatori di energia su uno dei grattacieli di City Life a Milano, dove però il terreno è composto da ghiaia e quindi i rischi sono decisamenti inferiori»

In Italia com’è la situazione dal punto di vista della sicurezza sismica?
«L'Italia sa costruire bene e l'ha insegnato a tutto il mondo. Pensiamo a quanti edifici di epoca romana sono ancora lì oppure alla moschea di Santa Sofia a Istanbul che si trova in una zona fortemente sismica. I sistemi per mettere tutto in sicurezza ci sono, è facile: basta guardare come si costruiva una volta, come i ricchi nell'antica Roma o nel '500 si facevano costruire le loro ville o i loro castelli, che sono ancora in piedi. Come mettere a posto le case in muratura oggi? Basta concatenarle, fare solai in legno e cordoli in acciaio (non in calcestruzzo) e utilizzare una malta che permetta plasticità alla muratura, proprio come si faceva nei ponti romani che ammiriamo ancora oggi. Il problema è principalmente finanziario, mancano gli investimenti e non si pensa che in caso di crolli si spenderebbe molto di più a livello economico per ricostruire. L'Aquila è un perfetto esempio di questo. I modi ci sono e ci sono anche tanti ingegneri che sanno farlo, lo dico perché li ho formati io stesso in anni e anni di insegnamento»

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