C'è del buono in Danimarca, dove la regina Margherita di Danimarca abdicherà in favore del figlio Federico il 14 gennaio dopo 52 anni di regno. Margrethe II, 82 anni, lo ha annunciato durante il saluto di Capodanno e dall'altra parte del mare del Nord devono essere fischiate le orecchie a un'altra testa coronata più giovane, solo 75 anni, che però regna solo dall'anno scorso dopo una lunghissima attesa. Già, re Carlo III, che non pare per nulla dell'idea che le abdicazioni - in favore dei figli, va da sé - rafforzino l'istituzione della monarchia invece di indebolirla.
Ora a ricordare i benefici di questo passaggio di consegne stabilito dal regnante e non dalla morte dello stesso è il quotidiano The Guardian che ha ha pubblicato un commento dell'editorialista Simon Jenkins, già direttore del Times e dell’Evening Standard.
Scriove jenkins: "L’ereditarietà è una base indifendibile per ricoprire alte cariche. Sopravvive solo nelle dittature più dure e nelle democrazie più liberali. Ma nelle democrazie risulata impotente, poiché si limita a incarnare in una persona le funzioni cerimoniali di un capo di stato monarchico. La sua mistica sopravvive restando popolare. Al momento del giubileo di platino di Elisabetta II nel 2022, si parlò apertamente dell'abdicazione in favore di Carlo. Il ricordo era quello del lungo periodo di difficoltà che riguardò gli ultimi anni del regno della regina Vittoria. Per i radicali, invece, una monarchia europea geriatrica alloggiata in quelle che sono ricche case di cura potrebbe essere la benvenuta. Riduce il rischio di incidenti e scandali, come quelli che afflissero la Spagna sotto Juan Carlos, o di ingerenze nella politica democratica".
E ancora: "Il re Carlo d'Inghilterra, dopo un lungo apprendistato, si è dimostrato una figura attiva e popolare durante questa prima parte del suo mandato. Non ha mostrato alcun segno di invecchiamento, a parte forse il suo fiacco messaggio natalizio. Ha certamente diritto a un regno sostanziale dopo aver aspettato così a lungo. Ma non fino alla morte. Charles ha un successore, William, ben addestrato e certamente adatto alll'incarico".
Basta ricordare che l'abdicazione di Beatrice dei Paesi Bassi in favore del figlio Guglielmo Alessandro nel 2013 ha sollevato un'ondata di gratitudine per il regno e il nuove re, ovvero ha prodotto una monarchia più forte.
"L’abdicazione - scrive ancora Jenkins - rappresenta anche una nazione capace di mantenere le proprie istituzioni adeguate allo scopo".
E poi come non sottilneare che "’incoronazione anglicana è antidiluviana in un paese ormai in gran parte privo di praticanti religiosi, non menziona nemmeno il servizio del monarca in una democrazia. La tenuta reale di Londra è esagerata. I giardini di Buckingham Palace dovrebbero essere un parco pubblico. Rispetto ad altre “monarchie ciclistiche”, quella britannica è, su scala sproporzionata, ostaggio di future sfortune e impopolarità. Questa è una conversazione che il prossimo governo britannico dovrebbe avere con il re anche se non sembra, purtroppo, di attualità. Non c’è alcun segno di riforme nell’aria e allora non ci resta che dire: grazie, Danimarca".