Washington Post, l'allarme: «Putin riconquista il consenso grazie agli effetti imprevisti della guerra in Ucraina, resterà a lungo al potere»

L'economia russa è ripartita e gli oligarchi ora investono in Patria, l'India e la Cina acquistano le materie prime di Mosca, i brand locali hanno sostituito quelli occidentali

Washington Post, l'allarme: «Putin riconquista il consenso grazie agli effetti imprevisti della guerra in Ucraina, resterà a lungo al potere»
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Mercoledì 29 Novembre 2023, 19:27

Putin è passato in pochi mesi dal precipitoso calo del consenso (espresso più dai numeri dell'economia che dalle piazze presidiate dalla polizia) a un prodigioso recupero. Prima la decisione di invadere l'Ucraina ha rischiato di affossarlo, poi la stessa "operazione speciale" (per quanto non certo di successo) ne sta rinsaldando il potere. E anche chi della nomenklatura cominciava ad allontanarsene (in maniera discreta, va da sè) gli è tornato vicino ricreando le condizioni tenerlo permanentemente al comando della Russia.  L'allarme è stato lanciato, dalle colonne del Washington Post, da Mikhail Zygar, giornalista e scrittore russo che vive in esilio negli Stati Uniti: ha scritto "Tutti gli uomini del Cremlino: dentro la corte di Vladimir Putin" e "Guerra e castigo". Ha fondato il canale dissidente Dozhd e ha più voote denunciato la forza della propaganda russa che spinge molti russi a credere che l'invasione dell'Ucraina sia giustificata perché è duro accettare di essere dalla parte del torto come nega la nomenklatura a cui si crede fi da ragazzi. 

Scrive Zygar: «Venti mesi fa, dopo che Vladimir Putin aveva lanciato l’invasione dell’Ucraina, molti russi della classi più alte credevano che la sua fine fosse vicina.

L’economia si trovava di fronte al disastro e il regime di Putin era sull’orlo del collasso. Oggi l’atmosfera è cambiata radicalmente. Leader aziendali, funzionari e gente comune mi dicono che l’economia si è stabilizzata, sfidando le sanzioni occidentali che un tempo si prevedeva avessero un effetto devastante. Il regime di Putin, dicono, sembra più stabile che in qualsiasi altro momento degli ultimi due anni». 

L'economia, come sembrano dimostrare indicatori quali l'espansione della ristorazione e l'aumento dei prezzi del mercato immobiliare, prospera. Il panico del 2022 si allontana. E anche le vetrine lasciate deserta dai brand occidentali sono state riempite da marchi locali. I tesori degli oligarchi non vengono più investiti all'estero, ma in patria favorendo ulterirmente l'economia. Cresce anche il turismo interno. 

A settembre, Bloomberg ha riferito che gli oligarchi russi avevano reinvestito almeno 50 miliardi di dollari alla Russia dopo l’invasione. Una stima molto modesta, ritiene il giornalista Zygar. 

«Che le aziende belliche siano in espansione - si legge sul Wahington Post - era prevedibile, ma non lo era la tenuta delle esportazioni di materie prime:  Mosca continua a vendere petrolio e gas non solo Cina e India, ma anche a paesi europei attraverso intermediari». L'alleanza con la Cina, poi, evita quell'isolamento internazionale (rcordate la Guerra Fredda?)  che si poteva temere da parte dei russi.

Lo stesso Fondo monetario internazionale aveva stimato che l’economia russa sarebbe crollata del 2,3% nel 2023. Nel gennaio 2023, il Fmii ha cambiato le sue previsioni prevedendo una crescita che in ottobre si è attestata al 2,2%. 

Emblematico, ricorda ancora Zygar, il caso del magnate Mikhail Fridman, cofondatore della più grande banca privata russa, che aveva criticato cautamente la guerra all'Ucraina dalla sua base di Londra. Salvo poi che si è trovato nei guai nella stessa Gran Bretagna dove è stato arrestato per riciclaggio di denaro e cospirazione: è uscito in fretta grazie alla cauzione giusto in tempo per essere colpito da sanzioni americane. Alla fine la capitolazione e il rientro da Londra a Mosca dopo avere fatto tappa a Tel Aviv. E uno stuolo di oligarchi si è specchiato in lui: meglio restare o tornare al sicuro in Russia.

La guerra fra Hamas e Israele, infine, ha ulteriormente aiutato Putin che può sfruttare le difficoltà degli Stati Uniti e dell'Europa. E paradossalmente cresce anche il consenso nelle classi più basse, fra i disoccupati delle regioni pià povere che accettano ciò che prima hanno sempre respinto: mettersi la divisa per andare a combattere in Ucraina può valere il rischio di morire se si viene pagati 10 volte l'importo di un salario medio.   

La Russia, conclude lo scrittore, ha e avrà sempre difficoltà nell'approvvigionarsi di tecnologia (ad esempio pezzi di ricambio per gli aerei con compagnie che potrebbero persino chiudere), ma ma ora cresce la convinzione che Putin resterà sempre saldamente al potere. 
 

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