Pupo: «Nel 2020 avevo vinto Sanremo con Emanuele Filiberto. Poi arrivò una chiamata dalla presidenze della Repubblica e accettai il secondo posto»

Pupo: «Nel 2020 avevo vinto Sanremo con Emanuele Filiberto. Poi arrivò una chiamata dalla presidenze della Repubblica e accettai il secondo posto»
di Luca Uccello
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Lunedì 27 Novembre 2023, 11:43

Pupo non smette mai di cantare. E nemmeno di viaggiare. È andato in Russia ma anche in Ucraina. Per lui c'è solo la musica. «Il fatto che dal mio piccolo paese di Ponticino (Arezzo, ndr) io sia arrivato così lontano nel mondo, lo vivo come una grazia: qualche giorno fa ero in Lituania per l’evento Pupo and friends, sulla musica degli anni Ottanta ma veicolata ai giovani in versione glamour, non revival. E il 27 gennaio Pupo and friends sarà al Cremlino, con tutti i cantanti russi». E di essere criticato per questa scelta non gli interessa, come ha raccontato in un'intervista a La Repubblica.

«Anch’io sono una persona critica, ho la tendenza a giudicare perché ho un’idea precisa delle cose. Non mi sono mai offeso, anche quando scrivevano quelle cagate su di me, o quando Enzo Biagi diceva che con la mia faccia da salumiere non potevo piacere al pubblico. Mi ha protetto il mio egocentrismo, il mio complesso di superiorità, delle critiche non me ne è mai fregato nulla». E a proposito di critiche. Forse le più feroci le ha ricevuta a A Sanremo 2010, con Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici. Fischiarono “Italia amore mio” che venne poi definita anche come “la canzone più brutta del secolo”. Una canzone scritta interamente da Pupo. «Diedi parte dei diritti del brano - dice ancora a La Repubblica - al principe Emanuele Filiberto per far diventare la canzone credibile, ma lui non c’entrava nulla: lo dico oggi per svincolarlo da tutte le responsabilità. Quel giorno ho goduto anche perché avevo previsto che la nostra canzone sarebbe stata eliminata la prima sera, ma poi sarebbe stata ripescata e infine avrebbe vinto il festival»

Un attacco al Principe e non solo a lui. E pensare che «quando la canto per gli italiani nel mondo, si commuovono. E poi, a dirla tutta, la canzone non solo è arrivata seconda ma aveva vinto il festival, sono io ad aver accettato il secondo posto». 

La verità di Pupo è sconvolgente: «Prima della finale i vertici Rai avevano ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica, temevano lo scandalo di un rappresentante di casa Savoia al primo posto a Sanremo. Avevano capito che avremmo vinto osservando il picco di ascolti record della serata in cui avevamo ospitato Marcello Lippi: quella sera si ruppe la chitarra, ci fu un attimo di impasse e allora Lippi fece un promo della canzone, cosa che non si poteva fare.

Sabato mattina mi dissero che mi squalificavano e che avrei cantato solo come ospite; risposi che, pur avendo partecipato sei volte, non avevo mai vinto Sanremo: “Mi toglierete la vittoria lunedì mattina, ma io stasera vinco il festival e poi ci vediamo in tribunale”. Pensarono a un accordo, mi proposero secondo, dissi: “Secondo va bene”».

Poi c'è il Pupo d'azzardo: «L’imprinting me lo ha dato mio padre, che era il postino del paese. Ai suoi livelli, era un giocatore d’azzardo patologico, perdeva tutto. Ho dormito con la testa poggiata sui tavoli da gioco già a 5 o 6 anni. Sono diventato un giocatore d’azzardo e lo sarò sempre, non è un vanto né una cosa che puoi gestire. Non si guarisce con una terapia: non è una sostanza, il gioco sei tu, puoi solo imparare a dominarlo, con la sofferenza».

Pupo anche oggi resta un giocatore: «Lo si vede anche dalla carriera e dalle scelte di vita che ho fatto. Ho vissuto momenti di grande esplosione e cadute rovinose: nell’80, a 25 anni, con Su di noi diventai miliardario, dieci anni dopo avevo alcuni miliardi di debiti. Nell’83 a Saint Vincent ho perso 130 milioni di lire in una sola mano di chemin de fer, ci rimisi un appartamento appena comprato. Oggi sono tornato a essere milionario come prima».

E infine il Pupo amante delle donne. “Su di noi” è dedicata a Donatella Milani, al loro amore: «Era la mia corista, per lei lasciai mia moglie». “Lo devo solo a te” a invece è tutta per sua moglie Anna: «Descrive il dopo Donatella Milani che lei ha aspettato. Come ha saputo aspettare lei, nessun’altra». Nella sua vita nella sua vita ci sono tre figlie e tre donne. «Sì, c’è anche Patricia, la mia compagna da 35 anni: è una doppia convivenza che continua con grande serenità e con sempre più convinzione di aver fatto la scelta giusta. Siamo passati attraverso tanta sofferenza ma oggi noi tre siamo una realtà meravigliosa».

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