Netanyahu, il figlio Yair resta a Miami. Scoppia la polemica: «Si gode la vita mentre noi siamo in guerra»

È l'accusa che monta in Israele ormai da settimane - e rimbalza sui media internazionali - contro il figlio ed erede del primo ministro

Netanyahu, il figlio Yair resta a Miami. Scoppia la polemica: «Si gode la vita mentre noi siamo in guerra»
4 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Novembre 2023, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 14:24

Imboscato a Miami a fare «la bella vita». Mentre migliaia di riservisti dell'esercito israeliano sono già tornati dall'estero per rispondere alla mobilitazione ordinata nello Stato ebraico sceso in guerra nella Striscia di Gaza. È l'accusa che monta in Israele ormai da settimane - e rimbalza sui media internazionali - contro Yair Netanyahu, 32 anni, figlio ed erede del primo ministro Benyamin Netanyahu. Yair non è nuovo a controversie di ogni genere: sia per le sue sparate politico-ideologiche improntate agli slogan della destra nazionalista più estrema, sia per le bravate di un'esistenza privata da privilegiato in cui non si è fatto mancar nulla, tra flirt con modelle scandinave e incursioni intercettate dai paparazzi in qualche strip club.

Guerra Israele. «Uccise decine di terroristi nella notte». Gaza, fuori 500 profughi: ci sono anche 4 italiani

La denuncia

Spedito in Florida da papà Bibi e mamma Sara fin da aprile, dopo aver contribuito nei mesi scorsi ad alimentare con dichiarazioni incendiarie la protesta di tanti israeliani contro il governo guidato dal padre, Yair ha da allora fatto quasi perdere le tracce.

Messo di fatto a tacere dalla famiglia e sottratto alle denunce per diffamazione ricevute. Ma dopo l'esplosione del conflitto a Gaza, l'attenzione è tornata a concentrarsi su di lui: sul rampollo che non aveva esitato a bollare alla stregua di «terroristi» i compatrioti scesi in piazza contro suo padre. Salvo restare al di là dell'Oceano nel momento della «dichiarazione di guerra al terrorismo di Hamas». Un comportamento che molti compagni d'arme più o meno coetanei sparsi in giro per il mondo non riescono proprio a mandar giù. Tanto meno in un Paese in cui la leva militare obbligatoria è di tre anni per i maschi e di due per le femmine (religiosi ortodossi a parte). Paese che i Netanyahu delle generazioni precedenti hanno servito in divisa nelle forze speciali d'elite del Sayeret Matkal, alla testa dei cui commando il fratello maggiore di Bibi, Yonathan, detto Yoni, cadde 29enne in fama di eroe durante il leggendario blitz per la liberazione degli ostaggi del volo El Al dirottato nel 1976 a Entebbe, in Uganda.

Le polemiche

A Yair viene invece rimproverato di abbandonare il Paese nel momento del bisogno, in barba a tutta la retorica nazional-messianica di certi suoi post del passato. «Yair si gode la vita a Miami Beach mentre io sono al fronte», è sbottato un volontario della riserva dislocato al confine col Libano per tenere a bada gli Hezbollah, e citato dal Times. L'apparizione del delfino il 17 ottobre a Fort Lauderdale per un evento di raccolta di aiuti alle famiglie ebraiche colpite dagli attacchi di Hamas e ai soldati non è bastato del resto a placare le acque. Anzi. Anche perché la sua latitanza fa a pugni con il moltiplicarsi di storie di connazionali rientrati in fretta e furia, qualcuno dal viaggio di nozze, per rispondere alla «chiamata della patria». «Tanti di noi - ha detto uno di loro, ripreso dalla stampa britannica - hanno lasciato il lavoro, le famiglie, i figli per tornare nella nostra nazione a proteggere la nostra gente». «E non siamo noi ad avere la responsabilità di quanto è accaduto», ha aggiunto, recriminando indirettamente contro le colpe e le negligenze rinfacciate da moltissimi israeliani al governo di Nertanyahu padre o agli apparati dello Stato dopo il 7 ottobre. «Questo - la sua conclusione - non è certo qualcosa che aiuterà a ricostruire la fiducia nella leadership del Paese

© RIPRODUZIONE RISERVATA