Lucia Annibali: «Mi ha chiesto perdono, non ho voluto incontrarlo»

"La decisione è corretta, anche lui ha fatto il suo percorso"l

Lucia Annibali: «Mi ha chiesto perdono, non ho voluto incontrarlo»
di Claudia Guasco
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Martedì 4 Luglio 2023, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 00:26

Lucia Annibali è un avvocato, conosce la legge e di fronte alla notizia che il suo aggressore è uscito dal carcere ed è rientrato in Albania da uomo libero la sua prima reazione è da giurista. Quindi obiettiva, senza spazio alle emozioni.

«Era previsto dalla sentenza che a fine pena tornasse nel suo Paese. Così è successo, è tutto corretto», afferma.

Ma poi, dopo dieci anni di operazioni al volto deturpato dall’acido, dall’animo affiora una volontà personale che esula dal codice: «L’importante è che io non abbia mai più nulla a che fare con lui».


Sei anni dopo l’agguato Rubin Talaban le ha spedito una lettera.
«Mi ha scritto, chiedendomi in qualche modo perdono e raccontando quello che aveva fatto.

In pratica un’ammissione di colpevolezza, peraltro già dimostrata nei fatti dal processo. Quando l’ho letta ho pensato che se si era reso conto di quello che aveva fatto era meglio per lui. Alla fine è il percorso che ciascuno detenuto dovrebbe fare nella propria vita. Io non gli ho mai risposto, né ho avuto intenzione di incontrarlo».


La impressiona sentire parlare ancora di lui?
«No, è il l’evoluzione delle cose. Semmai suscita in me la riflessione che gli anni sono passati anche per lui e ognuno ha vissuto come doveva vivere».


E lei, nel frattempo, ha dovuto affrontare molti interventi chirurgici.
«Adesso però ho deciso di fermarmi qui. Sono un po’ stanca, i ricoveri in ospedale sono faticosi. Ho subito molte operazioni dal 2013, vedremo se in futuro deciderò di affrontarne ancora. Magari non ci saranno nemmeno le condizioni per farlo».


Quando Talaban le ha gettato l’acido la sua esistenza è cambiata per sempre.
«Sono andata avanti concentrandomi su me stessa. All’inizio c’è stato un percorso medico totalizzante, fatto di molto dolore e tante rinunce. E a tutto questo si sono aggiunti gli anni del processo. Poi mi sono trasferita a Roma, sono stata eletta alla Camera e ho imboccato una nuova strada professionale con sfide per me inedite. Ho avuto altre opportunità e incontrato persone diverse. È una vita in costruzione, in costante sviluppo. Adesso sono difensore civico della Regione Toscana, anche questo è un modo per imparare».


Si occupa di violenza contro le donne?
«Lavoro in sinergia con la Commissione pari opportunità della Regione toscana, contribuendo con idee e progetti. Qualche settimana fa siamo andate a visitare la sezione femminile del carcere di Sollicciano, a Firenze. Alle donne recluse si pensa davvero poco, persino in questo ambito hanno meno diritti rispetto agli uomini. E poi lavoriamo sul fronte della Sanità, per approfondire come vengono prese in carico le donne vittime di violenza».
 

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