Ha contribuito a scrivere la parola fine a quasi settant'anni di regime comunista aprendo un periodo di riforme, ma in Russia il giudizio sulla sua figura politica ancora divide, anzi probabilmente prevale il piatto della bilancia negativo. Ed è un paradosso, in una società che, nel bene e nel male, dipende anche dalle decisioni che Gorbaciov ebbe il coraggio di prendere, anche se forse in quei convulso periodo tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso non ebbe molte alternative. Nel giorno successivo la sua morte ancora le comunicazioni ufficiali e ufficiose russe si dividevano sui funerali di Stato. Solo in serata il Cremlino sembrava avere accettato questo epilogo. Eppure, nel primo pomeriggio, l'agenzia Interfax diceva: «Non ci saranno funerali di Stato». Qualche ora dopo la Tass, altra agenzia di stampa russa: «Gorbaciov avrà funerali di Stato a Mosca sabato». La camera ardente del primo e ultimo presidente dell'Urss, morto dopo una lunga malattia a 91 anni martedì scorso, sarà allestita, sabato, sempre secondo Interfax, alla Casa dei sindacati di Mosca. La figlia, Irina, ha spiegato: «Non sono in grado per il momento di dire se si tratterà di funerali di Stato».
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Premio Nobel per la Pace, apprezzato dai grandi leader come Reagan e la Thatcher, stimato in Occidente per avere offerto - ma la storia avrebbe poi preso strade sconnesse - libertà e opportunità al suo popolo come semplificato nel celebre spot di Pizza Hut, Gorbaciov in Russia suscita critiche taglienti, soprattutto nelle generazioni più anziane che guardano al ridimensionamento dell'impero sovietico e alla crisi economica degli anni Novanta.
Mentre la Russia riflette sul suo recente passato, l'Occidente è unanime nell'elogiare l'operato di Gorbaciov. Il ricordo del presidente Usa Joe Biden: «Un leader raro e lungimirante. Quando salì al potere, la Guerra Fredda durava da quasi 40 anni e il comunismo da ancora più tempo, con conseguenze devastanti. Pochi funzionari sovietici di alto livello avevano il coraggio di ammettere che le cose dovevano cambiare. Ha lavorato con il presidente Reagan per ridurre gli arsenali nucleari dei nostri due Paesi dopo decenni di brutale repressione politica, ha sposato riforme democratiche». «Ha reso una grande servizio all'umanità» ha detto alla Bbc Henry Kissinger. Secondo l'Osservatore Romano, che ricorda l'incontro con Giovanni Paolo II in Vaticano, fu «un visionario, un umanista». Per il presidente Sergio Mattarella, gli europei hanno un grande debito nei suoi confronti, «scompare una figura che ha profondamente segnato la storia europea e gli equilibri mondiali». Il presidente del Consiglio, Mario Draghi: «Il suo desiderio di pace, la sua opposizione a una visione imperialista della Russia gli sono valsi il Premio Nobel. Sono messaggi attuali davanti alla tragedia dell'invasione dell'Ucraina». L'ex cancelliera tedesca Angela Merkel: «Ha scritto la storia del mondo, dimostrando come un solo statista possa cambiare in meglio il mondo». Boris Johnson: «Putin vuole disfare quanto fece Gorbaciov».
Mauro Evangelisti
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