Filippo Turetta, il neurologo Sorrentino: «Doveva andare da uno psichiatra, non dallo psicologo»

L'esperto: «Sottovalutazione clinica di un problema: se fosse stato approcciato da un medico specialista si sarebbe potuta ridurre la rabbia, le ossessioni e il tormento di questo ragazzo»

Filippo Turetta, il neurologo Sorrentino: «Doveva andare da uno psichiatra, non dallo psicologo»
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Domenica 10 Dicembre 2023, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 12:20

Filippo Turetta, il giovane che ha ucciso la fidanzata Giulia Cecchettin, «è l'esempio di una sottovalutazione clinica di un problema: se fosse stato approcciato da un medico specialista si sarebbe potuta ridurre la rabbia, le ossessioni e il tormento di questo ragazzo. Poi una volta stabilizzato allora si poteva intervenire con la cura integrata con lo psicologo». A dirlo è Rosario Sorrentino, neurologo, scrittore e divulgatore scientifico, che torna sull'omicidio di Giulia Cecchettin da parte del fidanzato Filippo Turetta che si è scoperto aveva raccontato a uno psicologo, da fine settembre, i problemi dovuti all'abbandono da parte della ragazza e delle difficoltà nel suo percorso universitario.

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«Non dobbiamo perdere l'occasione per far sì che queste tragedie non si ripetano: il disagio mentale va sdoganato e va smantellata l'etichetta.

Non basta andare dallo psicologo, Turetta ne ha cambiati diversi senza mai essere indirizzato da uno psichiatra. Questo non deve più accedere», dice Sorrentino.

Turetta, cosa dice l'esperto

«Mi sono più volte chiesto in questi giorni riflettendo sull'omicidio di Giulia Cecchettin, così come per altri casi, - sottolinea  Sorrentino all'Adnkronos Salute - come sarebbe andata se fin dall'inizio Filippo Turetta fosse andato subito da un medico, uno psichiatra ad esempio, e non da un psicologo. Lo dico perché quello che è accaduto deve far riflettere tutti, non ci possiamo permettere di vedere che nella maggior parte di casi simili a questo ci si riduca alle sole sedute dello psicologo e non ad un medico specialista che sappia stabilizzare l'equilibrio biologico del cervello con una adeguata terapia farmacologica che non è l'ansiolitico dato dall'amico».

 

«Ci sono casi trascurati che posso esplodere in comportamenti imprevedibili - avverte il neurologo - per queto ritengo che mandare un esercito di psicologi nelle scuole serve a poco o nulla se non si inizia invece a parlare ai ragazzi, alle famiglie e ai docenti di cervello dell'adolescente e di cosa accade a livello neurologico in quell'età straordinaria ma molto complessa. Dobbiamo fare capire che può verificarsi uno squilibrio chimico a livello cerebrale, l'aspetto criminologico e psichiatrico abitano nella stessa mente di una persone e possono, se non curati, dar luogo a cose impreviste. Non possiamo girarci dall'altra parte e non può bastare solo lo psicologo».

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