Fabrizio Moro: «Basta social e tormentoni. Sul palco ho avuto amnesie da stress, dimentico i testi e ho bisogno del gobbo»

Al Palazzo dello Sport il 25 maggio darà il via al suo nuovo tour estivo "Una vita intera"

Fabrizio Moro: «Basta social e tormentoni. Sul palco ho avuto amnesie da stress, dimentico i testi e ho bisogno del gobbo»
di Mattia Marzi
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Sabato 11 Maggio 2024, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 07:17

Il primo ospite annunciato è Il Tre. «Ma non rifaremo il medley delle mie hit visto a Sanremo. Stiamo provando a inventarci qualcos'altro», anticipa Fabrizio Moro. Quando il 49enne cantautore romano ha cominciato a immaginare la scaletta e gli ospiti del concerto-evento al Palazzo dello Sport con il quale il 25 maggio darà il via al suo nuovo tour estivo Una vita intera - undici le date al momento annunciate, in programma tra giugno, luglio e agosto sui palchi delle arene all'aperto italiane - ha pensato subito al giovane collega "battezzato" a febbraio sul palco dell'Ariston, un po' come aveva fatto con Ultimo nel 2019. I preparativi in vista dello show sono entrati ufficialmente nel vivo (un'anteprima la offrirà lunedì alle 21 con una serata su Rai Radio2, trasmessa in diretta da via Asiago anche su RaiPlay). Ieri, intanto, è uscito il singolo Maledetta estate, «anti-tormentone» che anticipa il nuovo album: «Sono tornato a scrivere nel monolocale in cui a vent'anni scrissi Pensa, Eppure mi hai cambiato la vita, Libero e tante altre canzoni che mi hanno dato modo di nascere e di affermarmi come cantautore».


Cosa sta cercando in quel monolocale, Moro?
«Le mie origini.

Solo, lontano da tutti, dai social e dal caos musicale, che mi stava opprimendo l'anima. Vivo, come tanti cantautori della mia età, a cavallo di un cambiamento importante, nella fruizione della musica. Oggi funzionano solo i singoli. Questo cambio di paradigma ci ha un po' sconvolto i piani».


E quindi che farà?
«Scriverò solo quando e se mi va, senza forzare la mano. Nel tormentonificio non mi ci butto. Il nuovo singolo riprende i sapori, le atmosfere e le sonorità delle canzoni estive degli Anni '80 e '90, a partire dalle trombe e il sax: roba che si sentiva nei pezzi di Luca Carboni e Vasco Rossi e che poi non s'è più sentito. Io sono figlio di quegli anni».


Che motivazione la spinge a scrivere un nuovo disco?
«La necessità di dire che a 49 anni non ho ancora detto tutto quello che avevo da dire. E che ho ancora fame. Certo, una fame diversa rispetto a quella di quando avevo vent'anni. All'epoca sfogavo la mia rabbia attraverso le canzoni: non riuscivo a ottenere quello che mi serviva per vivere. A partire dai soldi. Avevo la necessità di trovare il mio posto nel mondo e dire a tutti: "Guardate che ci sono anche io. E sono forte"».


Quel ventenne lo rivede ne Il Tre?
«No. Lui è diverso. E non solo perché è biondo e ha la carnagione chiara, mentre io sono moro e ho la carnagione scura (ride). Ma perché è molto più estroverso di quanto lo fossi io alla sua età. A me ricorda più Jovanotti, dal punto di vista caratteriale: è sempre solare».


Il ventenne che scriveva nel monolocale "Pensa" come si vedeva a cinquant'anni?
«Sperava di riuscire a raggiungere una tranquillità emotiva. La paura più grande che ho sempre avuto era quella di perdere l'ispirazione e di farmi sopraffare da questo mestiere».


È mai successo?
«Purtroppo sì. Ci sono stati momenti in cui ho mollato, stanco di combattere sempre da solo, da indipendente. Ho alzato le mani: "Ha vinto il sistema". In quei momenti ho fatto un passo di lato, mettendomi a scrivere e a girare film (Ghiaccio è uscito nel 2022, seguito quest'anno da Martedì e venerdì, ndr)».


C'è qualche canzone del suo repertorio che non sente più sua e in cui non si riconosce più?
«Più di una. E infatti non le canto. Penso a Un giorno senza fine, che portai al mio primo Sanremo, nel 2000, tra i giovani (si faceva chiamare ancora con il suo vero nome, Fabrizio Mobrici, ndr). Ero un ragazzo completamente depresso. A cantarla adesso non sarei credibile».


Il nuovo album quando uscirà?
«L'anno prossimo. In concomitanza con i miei 50 anni. Sarà un disco importante, che vorrei presentare con un paio di eventi all'altezza».


Punta all'Olimpico?
«Presto per dirlo. Dipende da come andranno le cose in questi mesi».
In passato ha rivelato di soffrire di amnesie sul palco a causa della pressione. Ha trovato una soluzione?
«In tv chiedo di avere sempre il gobbo. In concerto se mi perdo qualche parola non fa niente: ci sono i ragazzi sotto il palco che cantano per me».


`Palazzo dello Sport, Piazzale Pier Luigi Nervi 1. Sabato 25 maggio, ore 21

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