Chico Forti, lo zio Gianni : «Non ci ho ancora parlato, non ho notizie. Siamo un po' stressati e amareggiati»

Gianni Forti è stato intervistato a Zona Bianca dopo il rientro in Italia di suo nipote che ha scontato 24 anni in carcere negli Usa per omicidio

Chico Forti, lo zio Gianni : «Non ci ho ancora parlato, non ho notizie. Siamo un po' stressati e amareggiati»
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Lunedì 20 Maggio 2024, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 10:00

«Siamo un po' stressati e amareggiati, il rientro di Chico è stato funestato da amarezza» ha detto Gianni Forti intervistato a Zona Bianca dopo il rientro in Italia di suo nipote Chico Forti che ha scontato 24 anni in carcere negli Usa per omicidio. Gianni Forti ha ammesso di non aver ancora parlato con il nipote: «Notizie non le abbiamo, vengo informato dall'avvocato italiano di Chico che l'ha incontrato e mi tiene al corrente di come sta e di come affronta questa situazione». Lo zio di Forti ha anche contestato la definizione di «assassino» per suo nipote, facendo presente che lui ha partecipato a tutta l'istruttoria del processo negli Usa e che suo nipote «è stato processato in una maniera molto particolare». «Abbiamo ingoiato questa tragedia per 25 anni», ha aggiunto Gianni Forti. «Il caso da giudiziario ora è diventato politico», ha detto Gianni Forti. «Speriamo che quando Chico incontrerà la mamma nessuno scriva che la mamma ha abbracciato un assassino», ha aggiunto Gianni Forti. 

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Chico Forti vuole vedere la madre

Da Miami a Roma.

Da Roma a Verona. Sempre dietro le sbarre, ma più vicino a casa. E con la prospettiva di rivedere dopo ben 16 anni la madre 96enne. Per Chico Forti, l'ergastolano trentino rientrato sabato in Italia dopo 24 anni di condanna scontati in Florida, gli ultimi giorni sono stati pieni di emozioni e di speranza. Il 65enne ha passato la sua prima notte del rientro in Patria nel carcere di Rebibbia, dopo essere stato accolto dalla premier Giorgia Meloni al suo arrivo all'aeroporto militare di Pratica di Mare. In mattinata, a bordo di un mezzo della Polizia penitenziaria, è stato trasferito nel carcere di Verona. La sua prima richiesta, rivedere la madre: «è per lei che mi sono mantenuto così, spero di poterla visitare presto. Non vedo l'ora di riabbracciarla», ha detto. E al parlamentare Andrea Di Giuseppe, unico di Fratelli d'Italia eletto all'estero, che è andato a trovarlo nel carcere di Verona ha confidato gli auspici per il suo futuro: «Spero un giorno di stare in Italia da uomo libero perchè sono innocente». Ma la cosa per ora più importante per Forti è rivedere l'anziana madre. In un appello rivolto lo scorso anno alla premier, Maria Loner Forti ha ricordato l'ultima volta che aveva visto il figlio: «andai a trovarlo in carcere in America per i miei 80 anni. Poi non ho più avuto la forza di muovermi. Avevo perso quasi tutte le speranze. Poi Chico, ogni volta che lo sentivo, mi esortava a resistere fino a quando non lo avessi ancora abbracciato. E così ho sempre fatto». Appena arrivato nell'istituto di pena scaligero l'uomo ha compilato ed inoltrato agli uffici competenti la richiesta di avere un permesso urgente per raggiungere Trento e vedere l'anziana donna. La domanda per il permesso, che sarà di poche ore, deve essere vagliata ed accordata dal Tribunale di sorveglianza. Secondo il legale, Carlo Della Vedova, «non è possibile il diniego» della richiesta, visto che è «un diritto di tutti i detenuti». Una decisione potrebbe dunque essere imminente, tenendo anche conto che il trasferimento a Verona, inizialmente preventivato per lunedì, è stato invece anticipato di un giorno.

 

Cosa succede ora?

I passi successivi, per Forti, punteranno ad ottenere la libertà condizionale. Un beneficio - non previsto con la sua condanna negli Usa dove vige il 'fine pena mai'. 'lifetime without parole - che si può concedere «dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato ha dimostrato condotta irreprensibile». Allo scadere del 26/o anno - manca poco più di un anno - potrebbe così uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà. L'uomo potrà ricevere visite. Una delle prime quella di Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d'Italia eletto all'estero e 'facilitatore' per il trasferimento del condannato in Italia. «In tutto il mondo - ha spiegato - ci sono oltre duemila italiani in prigione, la metà dei quali in regime di carcere preventivo. Farò di tutto per continuare il mio lavoro a garanzia di un giusto processo per chi non ne ha ancora avuto uno, per far liberare chi è innocente e far trasferire in Italia chi deve finire di scontare la sua pena, se le leggi internazionali lo permetteranno». E, come viene spesso in questi casi, non manca l'esposto del Codacons. L'associazione presenterà domani una denuncia alla magistratura contabile chiedendo di aprire un'indagine sulla spesa sostenuta dallo Stato italiano per il rientro del detenuto. «Al di là della scelta del tutto assurda della premier Meloni di accogliere Forti all'aeroporto di Pratica di mare - scrive il presidente Carlo Rienzi - appare indispensabile capire i motivi che hanno portato lo Stato a destinare ingenti risorse economiche per il rientro in Italia. Si apprende infatti che il ritorno dell'ex imprenditore da Miami sarebbe avvenuto con un Falcon 900 del 31esimo Stormo dell'Aeronautica italiana, aereo pagato dagli italiani con soldi pubblici».

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