«Siamo un po' stressati e amareggiati, il rientro di Chico è stato funestato da amarezza» ha detto Gianni Forti intervistato a Zona Bianca dopo il rientro in Italia di suo nipote Chico Forti che ha scontato 24 anni in carcere negli Usa per omicidio. Gianni Forti ha ammesso di non aver ancora parlato con il nipote: «Notizie non le abbiamo, vengo informato dall'avvocato italiano di Chico che l'ha incontrato e mi tiene al corrente di come sta e di come affronta questa situazione». Lo zio di Forti ha anche contestato la definizione di «assassino» per suo nipote, facendo presente che lui ha partecipato a tutta l'istruttoria del processo negli Usa e che suo nipote «è stato processato in una maniera molto particolare». «Abbiamo ingoiato questa tragedia per 25 anni», ha aggiunto Gianni Forti. «Il caso da giudiziario ora è diventato politico», ha detto Gianni Forti. «Speriamo che quando Chico incontrerà la mamma nessuno scriva che la mamma ha abbracciato un assassino», ha aggiunto Gianni Forti.
Chico Forti vuole vedere la madre
Da Miami a Roma.
Cosa succede ora?
I passi successivi, per Forti, punteranno ad ottenere la libertà condizionale. Un beneficio - non previsto con la sua condanna negli Usa dove vige il 'fine pena mai'. 'lifetime without parole - che si può concedere «dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato ha dimostrato condotta irreprensibile». Allo scadere del 26/o anno - manca poco più di un anno - potrebbe così uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà. L'uomo potrà ricevere visite. Una delle prime quella di Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d'Italia eletto all'estero e 'facilitatore' per il trasferimento del condannato in Italia. «In tutto il mondo - ha spiegato - ci sono oltre duemila italiani in prigione, la metà dei quali in regime di carcere preventivo. Farò di tutto per continuare il mio lavoro a garanzia di un giusto processo per chi non ne ha ancora avuto uno, per far liberare chi è innocente e far trasferire in Italia chi deve finire di scontare la sua pena, se le leggi internazionali lo permetteranno». E, come viene spesso in questi casi, non manca l'esposto del Codacons. L'associazione presenterà domani una denuncia alla magistratura contabile chiedendo di aprire un'indagine sulla spesa sostenuta dallo Stato italiano per il rientro del detenuto. «Al di là della scelta del tutto assurda della premier Meloni di accogliere Forti all'aeroporto di Pratica di mare - scrive il presidente Carlo Rienzi - appare indispensabile capire i motivi che hanno portato lo Stato a destinare ingenti risorse economiche per il rientro in Italia. Si apprende infatti che il ritorno dell'ex imprenditore da Miami sarebbe avvenuto con un Falcon 900 del 31esimo Stormo dell'Aeronautica italiana, aereo pagato dagli italiani con soldi pubblici».