Divergenze coi familiari, la volontà di staccare col tennis, una pausa di riflessione. Ma Camila Giorgi tornerà presto in Italia, non è in fuga: ha solo bisogno di staccare dal tennis e dalla famiglia. E col Fisco chiarirà tutto anche se indagata in più procedimenti. Lo spiegano i suoi avvocati Federico Marini e Cristian Carmelo Nicotra a proposito dell'irreperibilità della tennista italo-argentina. «Nessuna intenzione di sottrarsi alle responsabilità, Camila Giorgi rientrerà presto in Italia» e comunque, dicono, «il fisco non c'entra nulla» con la sua decisione di ritirarsi dal professionismo sportivo.
La scelta
«L'aveva maturata da diversi mesi: fin dopo il Covid Camila pensava di rallentare progressivamente, aveva difficoltà a reggere lo stress dell'attività agonistica», spiegano ancora.
Non è l'unico procedimento per reati fiscali in cui l'atleta è coinvolta. Per non aver presentato la dichiarazione dei redditi del 2013 e del 2014 il tribunale di Prato l'ha assolta a dicembre 'perché il fatto non costituisce reato'. Era imputata di aver evaso Irpef per 336.000 euro nel 2013 e per 410.000 euro nel 2014. Inoltre per il 2015 la tennista è imputata per lo stesso reato in un processo iniziato da poco. Altri accertamenti riguardano altre annualità sempre per omessa dichiarazione dei redditi «che lei - affermano gli stessi legali della campionessa -, impegnata in giro per il mondo per i tornei e l'attività agonistica, aveva delegato al padre, il quale non si sarebbe affidato a dei professionisti del settore contabile amministrativo».
I guadagni
I guadagni della Giorgi sono noti al Fisco, «non c'è da nascondere nulla; sono i premi dei tornei, facilmente tracciabili», «il problema - affermano gli avvocati - è che sono stati fatti degli errori mentre Camila era assente. Aveva incaricato i familiari più stretti che però hanno commesso errori importanti» e «quando noi abbiamo potuto prendere contezza della situazione era ormai tardi e non è stato possibile sanare tutto». Anche il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, commenta la vicenda. «E' un dispiacere immenso per uno dei più grandi talenti del tennis italiano femminile», «aveva le possibilità per risultati sportivi superiori a quelli, comunque ottimi, conseguiti. Aveva un talento dieci volte superiore. Con lo staff di Sinner magari sarebbe stata la n.1 e non la n.30». «Un talento come lei - aggiunge Binaghi - sarebbe dovuto essere circondata dei migliori specialisti e questo non è successo. Noi abbiamo provato a compenetrare questa barriera, in parte è una nostra mezza sconfitta non essere riusciti a completare, non sostituire, il suo team».