Arianna Meloni, il debutto (in casco tricolore). «Sono rimasta la militante di una volta»

Prima uscita da responsabile del partito per la sorella di Giorgia, che non interviene dal palco. La chiusura affidata alle parole di Lucio Battisti: «Non sarà un'avventura»

Arianna Meloni, il debutto (in casco tricolore). «Sono rimasta la militante di una volta
di Mario Ajello
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 09:41

Si sente sotto assedio il partito meloniano. E ha i suoi motivi. Assedio non solo politico ma anche «familiare». E quando la Meloni premier lamenta il «fango sul nostro partito, su di me e sui miei parenti», sta parlando soprattutto dell’altra metà della diarchia che regna, al femminile, in Fratelli d’Italia. Di Arianna, ecco. La quale arriva e se ne va in motorino, dopo aver imboccando una porticina laterale, la stessa anche di Giorgia e di Lollobrigida cognato e marito, che dà su Piazza di Spagna, sul lato in cui spiccano le autoblù posteggiate del partitone di sistema, anzi sono per lo più grigie non smaltate, elegantemente opache, e questo dev’essere un segno cromatico distintivo del nuovo potere. 

Indossa un casco tricolore Arianna la simpatica diarca (sorride, dice «ciao» a tutti, non se la tira affatto ed evviva) e sembra un casco molto vissuto, quasi un reperto degli anni ‘70 e invece no: si tratta di vintage. La scena di lei che viene e che va sulle due ruote fa una buona impressione a chi riesce a vederla. «Io sono rimasta la stessa, sono la militante che sono sempre stata e che da quando è ragazzina dà l’anima per il partito», così confida l’altra Meloni agli amici.

E ieri, sapendola sottoposta allo stress della celebrità, sono andati tutti ad omaggiarla, a farle forza e tra tutti Giorgia, che la conosce meglio di ogni altro, è stata la più protettiva. Anche se Arianna, sotto il sorriso bonario e un’aria accogliente, non è una donna fragile. Quelli che qui la chiamano «la povera Arianna» (che sembra sulle labbra dei colleghi di partito uno scioglilingua scrivibile anche tutto attaccato: «lapoverarianna»), sanno che viene attaccata lei per attaccare Giorgia la quale infatti amorevolmente le fa da scudo non solo per un fatto di sorellanza ma anche di difesa della propria comunità politica delle origini che, come dice il prode Mollicone, «per chi viene dalla nostra storia è un valore supremo».

E comunque dice dal palco la Meloni premier (e junior): «Si è parlato di Arianna Meloni, militante da quando aveva 17 anni, sempre penalizzata dal fatto di essere mia sorella. Hanno volutamente e strumentalmente confuso un ruolo organizzativo come quello di segreteria politica con quello di segretario di Fratelli d’Italia. Solo che da noi il segretario è una figura che non esiste...». 
E comunque la rete di protezione ha funzionato, alla fine Arianna si dice «soddisfatta» della prima giornata da star (non ha comunque preso la parola dal palco, com’era prevedibile) e anche nel pranzo a Palazzo Chigi tra Giorgia e il presidente La Russa la soddisfazione andava giù liscia come l’acqua minerale: «Tutto bene, no? Ma certo. Arianna che brava, che grande contegno». Altro che «nepotismo» è del resto la convinzione di Ignazio che conosce l’altra Meloni da sempre: «Qui si tratta di un caso di meritocrazia».

L’ETERNO BATTISTI

Ed è questo il refrain che tutti (il sottosegretario Gemmato: «Arianna è entrata nel nostro movimento giovanile prima di Giorgia») ormai catechizzati dal verbo di Giorgia - in un partito democristianissimo per il peso che ha ma assolutamente privo di correnti e unanimemente votato all’adorazione del capo - ripetono intorno al fortino dell’assemblea nazionale. Dove s’è avuta la riprova che la vita interna al partito è una passeggiata di piacere (anche Rampelli è in linea, e su Arianna: «È stata 10 anni a capo della mia segreteria, è bravissima»), mentre le insidie esterne sono il vero spauracchio, che un po’ Giorgia agita strumentalmente (per compattare i suoi in una fase difficilissima tra economia che non marcia e il Paese che non scoppia di salute) e un po’ ha le sue ragioni per sventolare rispetto all’atteggiamento dell’Europa: dove i tedeschi, come lei ben sa, stanno cercando di far precipitare l’Italia nella fascia C, cioè quella delle nazioni più scassate e inadempienti ai parametri finanziari ed economici richiesti.

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E dunque, il mood del partitone delle Due Sorelle e di tutti gli altri è una miscela di soddisfazione, di ansia (i ministri che vanno via in anticipo dicono: «Dobbiamo correre ad occuparci dell’Italia») e di grandi speranze. Quelle che Giorgia fa cantare, nel finale del suo discorso, a Lucio Battisti: «Non sarà/ un’avventura/ non è un fuoco che col vento può morire/ ma vivrà quanto il mondo/ fino a quando gli occhi miei/ avran luce per guardare gli occhi tuoi». E a brillare sono gli occhi di tanti. Quelli di Arianna, dentro il casco tricolore, sono parte di questa vicenda che non vuole essere un’avventura. 

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