Adriano Pappalardo: «Fedez non mi piace, se lo vedo in tv cambio canale»

Il cantante, attore e personaggio televisivo è reduce dal trionfo a Verona con Amadeus

Adriano Pappalardo: «Sono caduto molte volte ma mi sono sempre rialzato. La politica? Mi ha scottato»
di Andrea Scarpa
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Domenica 29 Ottobre 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 23:20

Ha 78 anni e la barba bianca, ma è sempre un vulcano di passione, entusiasmo e parole a raffica che - se fosse in tv - sarebbero continuamente interrotte dal beep del politicamente corretto. Adriano Pappalardo, basta il nome. Cantante, attore, personaggio televisivo. Anche se non si fa vedere per lunghi periodi, ogni volta che riemerge la storia è sempre la stessa: il pubblico sta dalla sua parte.
Come se la passa?
«Benissimo. Per due motivi: lo scorso 23 settembre Amadeus mi ha invitato a Verona per Arena Suzuki, una delle sue serate musicali su Rai1, e mi sono esibito di fronte a quattro generazioni che mi hanno accolto con un affetto incredibile. E fra loro c’era anche mio figlio Laerte. La prima volta che ero stato all’Arena, quarantadue anni fa, il patron del Festivalbar, Vittorio Salvetti, neanche mi voleva. Era stato costretto a chiamarmi per via del clamoroso successo di Ricominciamo. In prima fila c’era anche mio padre, che non aveva mai creduto nelle mie scelte. Dopo avermi visto, nel camerino mi prese per un braccio per dirmi: “Sono orgoglioso di te. Bravo Adriano”».
E il secondo? 
«Sono soddisfatto e sereno: faccio i miei concerti e non vado più in tv a fare reality, talent show e via dicendo. Mi sono stufato: oggi non dico più “sì“ quando in realtà vorrei dire “no”».
È successo spesso il contrario?
«No. Però a volte per contratto mi sono trovato a fare cose che non mi piacevano e io sono uno che ha sempre fatto di testa sua. In tv ho avuto anche la fortuna di lavorare con la più brava di tutti, Simona Ventura».
Quest’anno anche Simona Ventura partecipa a “Ballando con le stelle”: Milly Carlucci non l’ha mai invitata in gara?
«No. E non accetterei mai».
Perché in giuria c’è Selvaggia Lucarelli, mamma del suo unico nipote (Leon, 18 anni, nato dal matrimonio, durato dal 2004 al 2007, fra la giornalista e Laerte Pappalardo, 47)?
«No. Perché non mi piace essere giudicato, anche se già so di non saper ballare. Solo se mi offrissero 400 mila euro, andrei e mi lancerei anche in un tango argentino. Altrimenti non se ne parla. Per l’Isola dei famosi guadagnai solo 30mila euro».
La separazione fra Selvaggia Lucarelli e suo figlio fu un po’ complicata: adesso che rapporti ha con lei?
«Normalissimi. Quando la vedo in tv la seguo. È brava. La stimo. È una donna che ha fatto quello che fatto, se n’è andata a Milano, ma va bene così. È tutto a posto».
A ritirarsi pensa mai?
«No, ma di sicuro sono piu tranquillo. Faccio solo le cose che mi piacciono».
Per quale motivo l’ultimo disco l’ha inciso nel 1988?
«Per colpa di Battisti. Nel 1971 Claudio Fabi, papà di Niccolò, mi presentò a Lucio, che mi mise sotto contratto con la sua etichetta Numero Uno - sua e di Mogol - quella con Gianna Nannini, Pfm, Bruno Lauzi, Tony Renis e tanti altri. Ero uno sconosciuto e diventai un fenomeno. Gli devo tutto. Da allora passammo quattordici anni sempre insieme. Facevamo surf, immersione, vela. E anche delle grandissime mangiate. Poi si separò da Mogol, perché voleva fare altro, e insieme incidemmo due album scritti da me e prodotti da lui, di cui sono orgogliosissimo: Immersione nel 1982 e Oh! Era ora nel 1983. Insieme eravamo trent’anni avanti a tutti. Dopo lui si mise a fare altro e a me passò la voglia. Sentivo di aver detto tutto. Pasquale Panella, però, l’autore dei testi del secondo Battisti, gliel’ho fatto scoprire io. Aveva scritto per me».
A lei piace di più Battisti con Mogol o Panella?
«Fantastico con tutti e due. Sono sincero: non so scegliere».
È vero che Lucio Battisti non amava tanto Mina?
«Non posso dirlo, dai».
Questa storia circola da anni.
«Diciamo che la voce gli piaceva tanto ma spesso - diceva - l’emozione dentro la canzone non c’era». 
E perché ce l’aveva così tanto con Claudio Baglioni?
«Lucio registrò album in Inghilterra e Baglioni, dopo di lui, scelse stesso studio, produttore e arrangiatore... Se in studio non cantavo bene, bloccava tutto e diceva: “Così non va, mi sembri Baglioni...”. Era fatto così».
Come arrivò al cinema?
«Grazie a Sergio Corbucci, che nel 1984 mi venne a cercare per propormi di lavorare in A tu per tu con Paolo Villaggio e Marisa Laurito. In seguito recitai con Marco Risi (L’ultimo Capodanno, ndr), Monica Bellucci, Beppe Fiorello, Claudio Santamaria, Ricky Tognazzi (Canone inverso, ndr), Riccardo Scamarcio (in Quasi orfano, ndr), in teatro con Johnny Dorelli (Aggiungi un posto a tavola, ndr), in tv con Michele Placido (La Piovra, ndr)». 
Se negli Anni 70 e 80 si fosse schierato politicamente avrebbe potuto avere di più?
«Certo. L’hanno fatto tutti, o quasi. Io però non ho mai chiesto favori a un politico, né a un dirigente Rai o Mediaset, non ho mai preso una tessera, né sono mai stato a quelle serate elettorali dove leccando si otteneva sempre qualcosa. Io devo ringraziare solo me stesso e la mia voce. Anche se sono caduto spesso, rialzandomi sempre con dignità».
Nel 2016 si era esposto con il Movimento 5 Stelle, però.
«È vero. E mi sono scottato, che delusione... Mi piaceva, Beppe Grillo. A Roma votai anche per la Raggi sindaco. Non lo farò mai più, né per loro né per altri».
Dopo il brutto incidente del 2016 va ancora in parapendio?
«Certo. L’ultima volta dieci giorni fa. Senza non vivo. Mi piace il contatto con la natura e quando volo mi sento un ragazzino. Ho il brevetto per l’aliante, il deltaplano e il parapendio».
Si stava ammazzando: cosa sbagliò?
«Un amico mi convinse ad andare con lui, anche se la giornata non era buona. Poi il cielo si ripulì, mi lanciai, e durante una manovra si chiuse l’ala all’improvviso e feci un salto di sette metri. Pensai di morire. Mi spaccai il malleolo e un paio di costole, una di queste mi pizzicò un polmone. Dopo otto mesi in carrozzina, però, sono tornato lassù».
Dopo l’imbarazzante lite con Antonio Zequila a “Domenica In”, nel 2006, con Mara Venier ha mai avuto un chiarimento?
«Sì, dopo due anni. Siamo tornati amici. È una persona speciale».
E quando è stato a Verona da Amadeus per caso ha parlato del Festival di Sanremo?
«No. Lui mi piace perché come me ha preso bastonate e si è sempre ripreso, ma Sanremo non fa per me. Partecipai nel 2004 solo perché me lo chiese Simona Ventura. Comunque se per la serata di venerdì Amadeus avesse bisogno di uno come me per i duetti, andrei anche gratis. Glielo devo per le emozioni che mi ha regalato all’Arena». 
Uno come Fedez le piace?
«No. Se lo vedo in tv cambio canale».
Sul Nove a Peter Gomez ha detto che le piace Sfera Ebbasta: conferma? E perché?
«Ahahahah (ride, ndr)... L’ho detto così, per dire. Non lo conosco e non lo voglio conoscere. Quelle canzoni, con quei testi sulle droghe e contro le donne, non appartengono al mio mondo».
La cosa da fare assolutamente nei prossimi anni?
«Cantare in teatro i miei ultimi due album per fare capire a tanta gente che non sono solo quello di Ricominciamo».
Quando sarà, fra cent’anni, che fine farà: inferno o paradiso?
«Purgatorio di sicuro.

Poi deciderà Lui. E se sarà inferno, aspetterò l’era glaciale. Qui non si molla mai (ride, ndr)».

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