PAZIENZA E AGGRESSIVITÀ
Garcia è protagonista più che in altre occasioni. Nel giorno in cui mette in cassaforte i suoi primi 100 punti in Italia (85 l'anno scorso e già 15 in questo campionato), dimostra quanto la sua leadership incida sul rendimento della Roma. Inizia con il 4-3-3 più offensivo che ci sia, con Ljajic, Destro e Totti davanti, Pjanic centrocampista che diventa trequartista, Maicon che spinge a destra e Nainggolan che si inserisce a sinistra. Keita non scende dalla cattedra e Manolas spopola in cielo e in terra. Per la prima volta i giallorossi non fanno centro nel primo tempo. Aspettano, senza innervosirsi. Attaccano e controllano. Maturi. Destro fa cilecca. Non fa niente. Lo lascia in campo, andando alla cassa a fine partita. Fa, invece, uscire Ljajic dopo un'ora scarsa. Perché serve l'imprevedibilità di Gervinho: giusto così. Totti è ispirato nel giorno del 38° compleanno. Martedì, però, c'è il City a Manchester: dopo 66 minuti, standing ovation e panchina per il capitano. Dentro Florenzi. Che sblocca la partita (prenderà anche una traversa). Mosse in corsa mirate e davvero efficaci. Mandorlini non si sarebbe mai aspettato quel tiro. Non mancino, ma destro stile rasoiata. Fine del Verona con i suoi esterni d'attacco, Gomez e Jankovic, spesso in linea con i quattro difensori.
ROTAZIONE AL MINIMO
Solo 3 novità dopo la vittoria in Emilia: Maicon, Cole e Destro. Meno del solito (5 con l'Empoli e il Parma, 6 con il Cska): 8 infortunati pesano anche nelle scelte. Ma prima dei viaggi a Manchester e Torino, non si può perdere la testa. Nel senso che la Roma deve restare in vetta. Debutta Paredes (21° giocatore utilizzato), esce Nainggolan e De Sanctis ora è l'unico a non essersi perso nemmeno un secondo della striscia vincente.
Ugo Trani
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