1989-2019 Il trentennale di Berlino: Europa divisa dalla Russia, ora il Muro è economico

Muro di Berlino
di Giuseppe D'Amato
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Sabato 9 Novembre 2019, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 11:20

I Muri non sono più militari e ideologici come ai tempi della Guerra Fredda, ma economici, politici ed energetici. L'Europa centro-orientale si è letteralmente svuotata e globalmente, secondo alcuni studi, ha perso dal 1989 ben 24 milioni di abitanti. Se la Russia con Mosca e San Pietroburgo in testa ha vissuto all'inizio del secolo un boom impressionante collegato all'aumento dei prezzi delle materie prime per poi cadere in crisi dopo il 2014, la Polonia è cresciuta enormemente grazie all'adesione all'Unione europea del primo maggio 2004 tanto che oggi è al quinto posto tra le economie comunitarie. Le Repubbliche baltiche sono sopravvissute ad una realtà socio-economica complessa, cercando di tenersi lontane dall'abbraccio di Mosca. Dal 2007 Romania e Bulgaria restano il fanalino di coda tra i Ventisette. L'Ucraina, al contrario, ha realizzato una vera e propria rivoluzione geostrategica, segnando un divorzio storico dalla Grande Madre russa.

1989-2019 Il trentennale di Berlino: Europa divisa dalla Russia, ora il Muro è economico

LA FRATTURA
E mentre oggi si festeggia il crollo del Muro di Berlino (dalle 9.30 cinque presidenti dell'ex blocco comunista si ritroveranno al Memoriale di Bernauer Strasse) adesso la linea di demarcazione - che al tempo della Guerra Fredda correva in Germania, Cecoslovacchia e nei Balcani - è arretrata di un migliaio di chilometri fino al confine tra la Russia, l'Ue e l'Ucraina. Il famoso discorso di Vladimir Putin alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera del febbraio 2007 è stato premonitore di quello che poi è realmente successo tra il 2013-2014. La crisi ucraina con l'annessione della Crimea da parte del Cremlino e la guerra in Donbass con 13mila morti e quasi 2 milioni di sfollati ha determinato l'attuale frattura nel Vecchio Continente, insomma il nuovo Muro.
 

 


I rapporti politici tra la Russia, gli ex satelliti di Mosca e l'Unione europea sono diventati tesissimi con sanzioni e contro-sanzioni reciproche, che hanno provocato danni alle economie. È vero, l'economia russa già nel 2014 dava segnali preoccupanti, ma certe misure l'hanno ulteriormente indebolita, minandone lo sviluppo futuro. Oggi Paesi come la Polonia e le Repubbliche baltiche non ne vogliono proprio sentire di allentare le sanzioni contro Mosca. Della stessa opinione è anche la Germania della Merkel, che, però, continua a fare affari con la Russia soprattutto in campo energetico, come dimostra il prossimo completamento del gasdotto Nord-Stream 2 sotto al Baltico. Stesso discorso per l'Ucraina, che spinge per proseguire con le sanzioni e anzi chiede armi agli Stati Uniti da utilizzare al fronte dell'Est, in Donbass.
 


Questa situazione geopolitica sta buttando il Cremlino tra le braccia della Cina in funzione anti-occidentale. La storia ricorda che se c'è instabilità in Russia è tutto il Vecchio continente a risentirne. Prezioso è il ruolo giocato dall'Italia, Paese autorevole apprezzato anche dal Cremlino. Tenere aperto un canale privilegiato di mediazione ha permesso di evitare le classiche picche e ripicche di queste situazioni. In ultimo, l'Unione europea, che vive un periodo di difficoltà nei rapporti con gli Usa, non può permettersi - dal punto di vista geopolitico ed economico - di avere un vicino come la Russia con cui non sfruttare appieno le proprie potenzialità. Trovare una qualche soluzione in Ucraina sarà il modo migliore per scrivere una nuova pagina di storia continentale.

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